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domenica 28 agosto 2011

Rotatoria nell' incrocio killer

 

Le autorità che custodiscono le strade hanno l'obbligo di attivarsi per metterle in sicurezza. Cominciamo con una rotatoria sull'incrocio "killer"

 

Ci sono delle strade, delle vie, degli incroci, dove le tragedie sono annunciate e dove la pubblica amministrazione che ha in custodia quei luoghi dovrebbe attivare tutte le misure possibili per evitare che accadano o si ripetano drammi della strada. Ma come al solito, la solita ragione o forse meglio la ricorrente scusa dell'aridezza dei bilanci, costringe a ritardare gli interventi di messa in sicurezza ed è spesso concausa di gravi sinistri, unitamente alle imprudenze, alla mancata osservanza delle norme prudenziali del codice della strada, degli stati d'ebbrezza che sono riscontrati troppo frequentemente, specie nei più giovani automobilisti.

Ed allora ben vengano le segnalazioni delle strade della morte da parte dei cittadini, dove qualche aggiustamento o modifica della carreggiata o dello stato dei luoghi a carico dell'ente responsabile, può ridurre notevolmente l'incidenza della sinistrosità con benefici per tutta la collettività e costi che sono senz'alcun dubbio inferiori ai benefici che se ne ricaverebbero.

Incominciamo da un luogo e diciamo basta a morti e feriti nell'assurdo incrocio sulla SP 364 Lecce- San Cataldo, all'imbocco della provinciale per Frigole con la via di San Ligorio. Oggi, a distanza di poco più di un anno dall'ultima tragedia, dove persero la vita due giovanissimi campeggia il mazzo di fiori che da allora è sistemato sul palo del semaforo.

Lo chiede con forza Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" perché anche in occasione dell'ultimo incidente si sono evidenziate le problematiche di quella che è una delle più pericolose intersezioni poste sulla strade della provincia di Lecce anche in relazione all'alto volume di traffico che la attraversa. La soluzione che sin da subito indichiamo, sarebbe la realizzazione di una rotatoria in sostituzione dell'attuale incrocio regolamentato da lanterne semaforiche troppo spesso non rispettate.

Insomma, riteniamo che bisogna correre al più presto ai ripari prima che succeda qualche altra tragedia e che, oltre ai feriti, un'altra croce si aggiunga in questo che è stato soprannominato, non a torto, «incrocio della morte».

La speranza è che questo appello non rimanga ancora una volta inascoltato perché le vite umane non hanno prezzo.

Al contempo, continueremo a raccogliere da parte degli automobilisti le segnalazioni delle strade più pericolose ed i suggerimenti per metterle in sicurezza che pubblicheremo sul nostro sito www.sportellodeidiritti.org.

Lecce, 28 agosto 2011                                                                                       Giovanni D'AGATA

 




martedì 9 agosto 2011

Malasanita': sentenza sulla responsabilita' del Pronto Soccorso e dell'ASL per i casi di routine o di scarsa difficoltà

 

Tribunale di civile Casarano. Importante e motivata sentenza in ordine alla responsabilità del Pronto Soccorso e dell'ASL per i casi di routine o di scarsa difficoltà.

 

Il fatto storico: una signora si rivolge al pronto soccorso dell'Ospedale Civile di Casarano, importante centro del Basso Salento,  per ottenere le cure del caso in seguito al taglio sul volare del polso sinistro subito in occasione di un infortunio domestico.

In quella sede viene praticata una sutura ed un bendaggio al polso, risultate e dichiarate inadeguate dal Consulente Tecnico d'Ufficio nominato dal Giudice in sede di giudizio.

Il Giudice, con una motivata sentenza, che di seguito Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", riporta anche in versione integrale, conferma la tesi della giurisprudenza pressoché totalitaria che nel caso come quello in esame, la struttura ospedaliera, che agisce attraverso i professionisti medici incaricati del servizio, assume una responsabilità contrattuale nei confronti del paziente.

Il Tribunale poi, per fondare il proprio convincimento, compie un interessante excursus sulla diligenza nella prestazione medica che, ovviamente, allorquando si tratta di casi clinici di routine o di scarsa difficoltà, deve essere valutata con maggiore severità anche per fondare la colpa del sanitario.

In ordine all'onus probandi, in casi come quello in esame, è sufficiente provare il rapporto contrattuale con la struttura sanitaria, la sussistenza del danno in conseguenza dell'insuccesso delle cure praticate nonché il nesso di causalità tra l'evento ed il danno. La struttura sanitaria, di contro, deve dimostrare, per andare esente da colpa, la difficoltà della prestazione richiesta e la massima diligenza. Nel caso di specie, se l'attrice ha provveduto ad assolvere al proprio onere, la convenuta non ha dato alcuna prova.

Pertanto, in virtù di tali principi la struttura ospedaliera è stata condannata al risarcimento del danno biologico, al risarcimento del danno da invalidità temporanea, totale e parziale, al risarcimento del danno morale (liquidato in funzione della personalizzazione del danno in seguito alle note sentenze della Suprema Corte) nonché il danno patrimoniale per gli esborsi effettuati oltre alle spese di giudizio in  favore dell'avvocato avv. Salvatore Bruno patrocinatore dell' infortunata.

Secondo Giovanni D'Agata, la sentenza in commento offre importanti spunti, e pertanto ne ritiene utile la diffusione nel mese di agosto, quando i Pronto Soccorsi, specie quelli delle località rivierasche o limitrofi alle zone di villeggiatura sono assaliti dai vacanzieri, per innalzare i livelli di guardia ed amplificare l'attenzione del personale medico e sanitario ed evitare in futuro che altri cittadini subiscano danni dovuti alla superficialità e ad una diffusa noncuranza, che a dispetto della circostanza del livello di qualifica, esperienza e spirito di sacrificio di gran parte dei medici e dell'infermieri, purtroppo assai di sovente, come se ne sente parlare sempre più nelle cronache nere, è causa di quella che non a torto viene definita come "malasanità".

Lecce, 9 agosto 2011

                                                                                                   Giovanni D'AGATA

 




Cassazione: no al licenziamento dei lavoratori per discriminazione, ritorsione o rappresaglia


Cassazione: no al licenziamento dei lavoratori per discriminazione, ritorsione o rappresaglia.

 

Maggiore tutela per i lavoratori che, a causa delle legittime rivendicazioni che portano avanti nei confronti del datore, finiscono per essere licenziati. E' quanto affermato dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 16925 del 3 agosto che Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" riporta all'attenzione. Così i magistrati di Piazza Cavour hanno restituito il posto ad Andrea M., magazziniere di una ditta di Palermo che commercializzava detersivi e che lo aveva messo alla porta perchè voleva i soldi dello straordinario e dei permessi retribuiti. Senza successo l'azienda ha sostenuto che le norme sul licenziamento discriminatorio non sono "suscettibili di applicazione analogica" in caso di licenziamento ritorsivo. Il licenziamento discriminatorio, sancito dall'art. 4 della legge n. 604 del 1966, dall'art. 15 della legge n. 300 del 1970 e dall'art. 3 della legge n. 108 del 1990, è suscettibile di interpretazione estensiva sicché l'area dei singoli motivi vietati comprende anche il licenziamento per ritorsione o rappresaglia, attuati a seguito di comportamenti risultati sgraditi all'imprenditore, che costituisce cioè l'ingiusta ed arbitraria reazione, quale unica ragione del provvedimento espulsivo, essenzialmente quindi di natura vendicativa

La Suprema Corte, sottolineando che il motivo oggettivo di licenziamento determinato da ragioni inerenti all'attività produttiva deve essere valutato dal datore di lavoro, senza che il giudice possa sindacare la scelta dei criteri di gestione dell'impresa ma che spetta al giudice il controllo della reale sussistenza del motivo addotto dall'imprenditore, ha osservato che la Corte di merito rilevava la pretestuosità del dedotto riassetto organizzativo che si poneva in contrasto con l'assunzione di altro dipendente avvenuta pochi mesi prima del licenziamento. Correttamente, quindi, la Corte territoriale, ritenuta la natura ritorsiva del licenziamento intimato, ha provveduto all'applicazione del regime sanzionatorio previsto dall'art. 18 della legge n. 300 del 1970 sentenziando il diritto alla riassunzione di Andrea M. e la condanna del datore a risarcirgli tutti gli stipendi persi fino al reintegro, e a versargli 52 mila e 500 euro per straordinario e permessi non pagati.

Lecce, 9 agosto 2011

                                                                                                   Giovanni D'AGATA

 




domenica 7 agosto 2011

Viaggi pericolo multe, attenzione al contrassegno per disabili per chi viaggia nell'Ue

 

Viaggi pericolo multe, attenzione al contrassegno per disabili per chi viaggia nell'Ue.

 

 

Il problema del nostro paese si chiama "Parking Card for disabled people". E' il contrassegno "universale"valido in tutta l'Unione Europea per la sosta e la circolazione riservata ai portatori di handicap. Un documento che in Italia, purtroppo, anche se espressamente previsto da una raccomandazione UE del 1988 (n. 98/376/CE), è riconosciuta in tutti gli stati membri  non è stato ancora predisposto.

Anche quest'estate non mancano i casi di turisti con handicap che, parcheggiando in Europa la vettura negli spazi loro riservati ed esponendo il marchio rilasciato dal proprio comune, si sono ritrovati con la contravvenzione.

E' la sorte toccata ad un viaggiatore italiano con disabilità che, arrivato nel paese straniero, ha noleggiato un'automobile e ha iniziato a girare per il paese. Città dopo città, ha parcheggiato nelle soste destinate alle vetture delle persone con disabilità, esponendo il contrassegno handicap rilasciato dal proprio Comune di residenza. Tutto bene, fino alla visita di Malmoe, dove ha trovato la propria vettura multata per un importo pari a mille corone svedesi: circa 110 euro. Il motivo? Il contrassegno italiano non è conforme a quello predisposto dalle raccomandazioni europee.

Il viaggiatore si è sentito consigliare dalla ditta di noleggio dell'auto di pagare la multa e poi, eventualmente, di inviare in forma scritta le proprie osservazioni, facendo ricorso. Il ricorso, può essere presentato all'Ambasciata di Svezia in Italia, riferendosi agli accordi bilaterali intrapresi tra gli Stati europei che prevedono il legittimo riconoscimento e la validità dei documenti rilasciati tra uno Stato e l'altro. Un aiuto in tal senso può essere svolto anche dallo Sportello dei diritti, presente in varie sedi su tutto il territorio nazionale.

Per queste ragioni, Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", rivolge un appello al ministro dei Trasporti, per sapere: -se il Ministro non intenda adoperarsi per provvedere quanto prima all'emanazione di tale regolamento di attuazione, e quali siano i tempi e le modalità previste per l'emanazione del regolamento, ovvero per la consegna del Contrassegno Disabili Europeo ai legittimi titolari.

Lecce, 7 agosto 2011

                                                                                                   Giovanni D'AGATA

 



venerdì 5 agosto 2011

Privacy, aumentano segnalazioni al Garante da parte dei cittadini

Privacy, aumentano le segnalazioni da parte di cittadini al Garante.

Il marketing selvaggio nel mirino del Garante


Aumentano in Italia le segnalazioni al Garante della privacy da parte dei cittadini perché gli italiani hanno preso coscienza di quanto sia importante il proprio diritto alla riservatezza, secondo quanto sottolinea Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti".

Tali dati emergono dal piano ispettivo per il prossimo semestre 2011 varato dall'Autorità di vigilanza della protezione dei dati personali, mentre nella sola prima metà dell'anno in corso la stessa Autority ha già irrogato sanzioni amministrative per il cospicuo importo di 1 milione e 160 mila euro 

Nel mirino del garante ci saranno tra le tante attività svolte, le società di telemarketing, l'uso massivo di fax indesiderati, attività di customer care, società di recupero crediti, enti previdenziali.  L'attività del Garante si concentrerà quindi nei prossimi mesi su questi settori e sulle modalità con le quali vengono trattati i dati personali di milioni di cittadini italiani attraverso un'azione di controllo e  accertamento.

Per quanto è dato sapere il piano ispettivo prevederà specifici controlli, sia nel settore pubblico che in quello privato, anche riguardo alle informazioni da fornire ai cittadini sull'uso dei loro dati personali, all'adozione delle misure di sicurezza, ai tempi di conservazione dei dati, al consenso da richiedere nei casi previsti dalla legge, all'obbligo di notificazione al Garante. Secondo il programma stilato saranno oltre 225 gli accertamenti ispettivi che verranno effettuati come già effettuato anche in collaborazione con le Unità Speciali della Guardia di Finanza - Nucleo Privacy. A questi accertamenti dovranno essere  aggiunti inevitabilmente  quelli che si renderanno necessari in ordine a segnalazioni e reclami presentati.

Un altro aspetto fondamentale dell'attività del Garante sarà la particolare attenzione annunciata per il contrasto del fenomeno della violazione del diritto di opposizione dei cittadini che si iscrivono al Registro che è stato da poco costituito presso il Ministero dello sviluppo economico. Questo fenomeno, che nei primi mesi dell'anno ha visto un forte incremento di segnalazioni da parte di cittadini oggetto di chiamate indesiderate, sarà posto al centro dell'attività ispettiva e sanzionatoria dell'Autorità. Pertanto, dovranno stare attente tutte le società più segnalate che verranno ispezionate dal Nucleo privacy della Guardia di finanza per verificare la correttezza e la legittimità dei loro trattamenti e, in caso contrario, applicare le sanzioni previste dalla legge.

Nel frattempo, è da rilevare quello che è lo stesso Garante ha definito come un primo bilancio sull'attività ispettiva relativa al primo semestre 2011: risultano essere state già effettuate circa 230 le ispezioni effettuate e 181 i procedimenti sanzionatori, relativi in larga parte alla omessa informativa, al trattamento illecito dei dati, alla mancata adozione di misure di sicurezza, all'inosservanza dei provvedimenti del Garante. Le ispezioni hanno riguardato in particolare le agenzie investigative, il settore sanitario, l'attività di profilazione on line, il telemarketing, il commercio elettronico.

Peraltro, vi è da evidenziare che già nella prima  parte dell'anno le segnalazioni all'autorità giudiziaria per violazioni penali sono state 13, e hanno riguardato, tra l'altro, la mancata adozione misure di sicurezza, la falsità nelle dichiarazioni e nelle notificazioni, il mancato adempimento ai provvedimenti del Garante.

Lecce, 5 agosto 2011

                                                                                                   Giovanni D'AGATA

 



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mercoledì 3 agosto 2011

Marito non si lava e pretende sesso. E' reato di stupro

 

Marito non si lava e  pretende sesso. E' reato di stupro. Condannato  pastore, moglie voleva che si lavasse.

 

Secondo la sentenza n° 30364 emessa oggi dalla sezione penale che Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" ritiene utile riportare per favorirne la divulgazione commette violenza sessuale il marito 'puzzolente' che impone alla moglie i rapporti sessuali senza rispettare la richiesta della donna di farsi prima una bella doccia. Gli ermellini hanno chiesto il nuovo rinvio a giudizio nei confronti di un pastore siciliano restio all'uso del sapone e solito a fare sesso con la moglie appena rientrato dal pascolo delle pecore, senza provvedere a farsi almeno una rapida toeletta preliminare.

In un primo momento nel 2008 Mario C. di 51 anni, per tali motivi era stato denunciato,processato e successivamente prosciolto dall'accusa di stupro, dalla Corte di Appello di Catania in quanto "pur essendo la moglie Lucia G. contraria ai rapporti sessuali, perchè l'uomo era solito consumarli al rientro dalla propria attività di pastore, senza praticare alcuna igiene e pulizia del proprio corpo, finiva poi per accettare volontariamente i rapporti". Alla moglie, restia agli amplessi nauseabondi, il pastore immobilizzava le mani e procedeva nei suoi intenti "senza aderire affatto alle richieste del coniuge di effettuare la necessaria igiene corporale".

Nella motivazione è possibile, infatti, leggere che"La peculiarità dei motivi del dissenso non eliminava il dissenso medesimo, per cui i rapporti sessuali, laddove imposti con la forza dall'uomo, erano e restavano violenti".

Ora i giudici catanesi dovranno rivedere il loro verdetto senza fare sconti perchè la contrarietà all'adempimento del debito coniugale, anche se motivata solo dal mancato utilizzo del sapone, rimane pur sempre un bel 'no'. In primo grado il pastore era stato condannato a nove anni di reclusione, nel 2007, dal Tribunale di Caltagirone che aveva considerato stupro gli assalti sferrati alla povera moglie per lunghi anni, dal febbraio 1992 all'agosto del 2006. Ma poi la Corte di Appello aveva ridotto la condanna a Mario C. ad appena due anni, ritenendolo colpevole solo di maltrattamenti e comportamenti un po' violenti, facendo sparire la violenza sessuale. Il caso è approdato in Cassazione su ricorso della Procura della Corte di Appello di Catania.

Secondo Giovanni D'Agata "Una grande vittoria per le donne".

Lecce, 3 agosto 2011

                                                                                                   Giovanni D'AGATA 

 


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