La gravità del provvedimento è che la sparizione dell'indennità di vacanza contrattuale, non più recuperabile, preannuncia l'intenzione di bloccare ulteriormente le buste paga di tre milioni di lavoratori per altri ulteriori tre anni.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): le buste paga di tre milioni di lavoratori sempre più vicino alla soglia della povertà. Non è così che si rilancia l'economia delle famiglie e del Paese.
La Legge di Stabilità 2015 regala ai dipendenti pubblici un'altra stangata: la legge 'bollinata' dal Quirinale, all'articolo 21 riguardante il "pubblico impiego", prevede infatti che tutti i dipendenti della pubblica amministrazione verranno lasciati con lo stipendio fermo per tutto il 2015. Inoltre, viene introdotto, si legge nella relazione illustrativa, il "rinvio di un anno del pagamento dell'IVC (indennità di vacanza contrattuale), previsto a legislazione vigente a decorrere dal 2018, con riferimento al triennio contrattuale 2018-2020".
Proseguendo la linea approvata un anno fa dal Governo Letta con la Legge 144/2013 si continua ad infierire su dei dipendenti pubblici che hanno il contratto bloccato già da ormai 5 anni. Si allunga, infatti, il blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti, sancito dall'art. 9, comma 21 del D.L. 78/2010. Ma quel che è forse più grave è che la sparizione dell'indennità di vacanza contrattuale fino al 2018, peraltro non più recuperabile, preannuncia l'intenzione di bloccare ulteriormente le buste paga di tre milioni di lavoratori per altri ulteriori tre anni.
"Considerando che il blocco dei valori stipendiali del pubblico impiego si deve al comma 17 dell'art. 9 della Legge 122/2010 - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - tutto questo personale rischia ora di trovarsi con delle buste paga davvero sempre più vicino alla soglia della povertà: l'inflazione, infatti negli ultimi anni è salita del 12%, mentre l'incremento stipendiale medio del personale statale si è incrementato di meno di 9 punti percentuali. Quello della Scuola addirittura di 8 punti".
"Il provvedimento parla da solo: non occorre infatti essere degli economisti per capire che non può essere questa la strada – conclude il sindacalista Anief-Confedir – per incentivare i consumi dei lavoratori e delle loro famiglia. Né per rilanciare quella dell'intero Paese".
Per approfondimenti:
La Relazione tecnica alla Legge di Stabilità 2015
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