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giovedì 28 aprile 2016

Nuovo ISEE e rideterminazione ai Caaf: il caos! Nessuno sa nulla. L'INPS dichiari formalmente la procedura di rettifica dei vecchi e disponga per i nuovi


Firenze, 28 Aprile 2016. Avevamo pubblicato qualche giorno fa la risposta dell'INPS alla richiesta di rettifica dell'Isee (1), con cui si metteva a disposizione per gli utenti la procedura di rettifica (presentazione del Modulo integrativo FC.3) dell'Isee che non riconosceva il dettato delle sentenze del Tar Lazio e del Consiglio di Stato, in risposta alle loro richieste di rideterminazione (2).
Sono però arrivate numerose segnalazioni di utenti che, avendo tentato detta procedura, non sono riusciti a portarla a buon fine.
Queste, in sintesi, le casistiche riscontrate di coloro che si sono rivolti ai Caaf o che hanno tentato on line:
1. mi hanno detto che non ne sapevano nulla;
2. mi hanno mostrato una circolare dell'Inps ove si specifica la procedura di rettifica, ma chiarendo che non hanno avuto autorizzazione a porla in atto;
3. per il passato (le dsu scadute) non è possibile effettuare le rettifiche richieste e dunque recuperare un Isee 2015 corretto.
Cari Ministro Poletti, e caro Presidente Inps Boeri, l'Inps stessa non ha preso una posizione esplicita e formale in merito alla vicenda dell'Isee eh ha (sommessamente) indicato una procedura di rettifica che i Caaf dichiarano non esser abilitati ad effettuare. E' urgente che Vi pronunziate in maniera chiara ed esplicita verso chi effettua il servizio di compilazione dell'Isee, affinché il caso che al momento regna, non pregiudichi ulteriormente le posizioni soggettive dei disabili e dei più deboli.


(1) http://www.aduc.it/comunicato/nuovo+isee+richiesta+rideterminazione+primi_24277.php
(2) http://sosonline.aduc.it/modulo/richiesta+rideterminazione+isee+seguito+sentenze_24031.php

Claudia Moretti, legale Aduc




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mercoledì 27 aprile 2016

LOBBY/RIPARTE IL FUTURO “PROTOCOLLO CAMERA E’ UN PICCOLO PASSO IN AVANTI CHE CAMBIERA’ POCO LA SITUAZIONE”


"Il protocollo di regolamentazione per l'attività dei rappresentanti di interessi votato dalla Giunta del Regolamento della Camera rappresenta un piccolo passo in avanti che cambierà di poco la situazione: basti pensare ad esempio che il raggio di intervento della proposta del deputato Pino Pisicchio approvata dalla Giunta alla Camera non si estende per sua stessa natura oltre le mura di Montecitorio, non interessando così in alcun modo l'attività di pressione svolta all'interno del Senato, del governo, nei ministeri, negli enti territoriali e nelle autorità indipendenti", è questo il commento di Federico Anghelé di Riparte il futuro che ha lanciato la campagna "Occhi aperti" per la Regolamentazione delle Lobby.


Un segnale negativo viene anche dalla proroga di settimana in settimana della discussione del disegno di legge sul lobbying dei senatori Orellana e Battista da parte della commissione Affari Costituzionali.

Inoltre, la scelta di approvare un protocollo invece che una vera e propria modifica del regolamento della Camera (che avrebbe richiesto tempi più lunghi e il passaggio obbligato in Aula), limita ulteriormente lo spazio di manovra. Fra tutte, l'impossibilità di introdurre sanzioni realmente significative, che superino la deterrenza reputazionale, nei confronti di quei lobbisti e di quei decisori pubblici che scegliessero di agire al di fuori delle nuove regole introdotte. Aspetto, quest'ultimo, non a caso demandato all'Ufficio di Presidenza.


"Ben vengano quindi iniziative parlamentari che in vario modo attivano il dibattito pubblico sul tema, ma dopo cinquant'anni di attesa dal primo progetto di legge presentato in materia di lobbying, il nostro Paese ha davvero bisogno di una norma quadro sul tema che superi l'attuale frammentarietà e che estenda diritti e doveri di chi legittimamente e con trasparenza si fa veicolo di interessi pubblici o privati", ricorda ancora Anghelé.

La campagna di Riparte il futuro "Occhi aperti" (http://www.riparteilfuturo.it/occhiaperti) spinge invece per una regolamentazione complessiva dell'attività di lobbying che non riguardi soltanto una delle Camere bensì tutti gli organi decisionali pubblici.



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martedì 26 aprile 2016

LORENZIN: “FELICE PER PASSAGGIO DDL IN COMMISSIONE. AUSPICO APPROVAZIONE DELL’AULA IN TEMPI BREVISSIMI”.

"Si tratta di misure attese da tempo dai cittadini e da tutti gli operatori del mondo sanitario. Per questo sono particolarmente felice dell'approvazione, dopo un lungo iter che ha garantito il necessario dibattito parlamentare e gli approfondimenti, presso la 12° Commissione Senato - del disegno di legge che porta il mio nome".

Lo dichiara il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

"Ringrazio tutti i componenti della Commissione Igiene e Sanità del Senato per il lavoro svolto e in particolare la Presidente De Biase, che ha svolto il ruolo di relatore del ddl; e auspico che il provvedimento possa essere esaminato ed approvato, in tempi brevi, dall'Aula".

Questi i principali contenuti del disegno di legge:

a) razionalizzare e semplificare le procedure amministrative in tema di sperimentazione dei medicinali ad uso umano;

b) prevedere che, in occasione dell'aggiornamento del dPCM LEA (ormai giunto alla conclusione del proprio iter), devono essere inserite le procedure di controllo del dolore nella fase travaglio-parto, ricorrendo, previo consenso informato e fatta salva la libertà di scelta delle partorienti, alle tecniche di anestesia locoregionale;

c) riordinare il complesso settore degli Ordini delle professioni sanitarie, con specifico riferimento all'ordinamento delle professioni di biologo e di psicologo;

d) inasprire le sanzioni penali per chi compie reati ai danni delle persone ricoverate presso strutture sanitarie o presso strutture socio sanitarie residenziali o semi- residenziali;

e) prevedere specifiche disposizioni in materia di formazione medica specialistica, puntando anche a nuove modalità -  da definire con Accordo Stato-Regioni - volte ad inserire i medici in formazione specialistica all'interno delle aziende del SSN;

f) prevedere che il conseguimento di più lauree o diplomi da diritto all'esercizio cumulativo delle corrispondenti professioni o arti sanitarie presso le farmacie, ad eccezione dei professionisti abilitati alla prescrizione dei medicinali (in sintesi non è consentito ai medici l'esercizio della professione di farmacista).



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La Commissione igiene e sanità del Senato approva il Ddl Lorenzin

E' stato finalmente approvato dalla Commissione igiene e sanità del Senato il disegno di legge "Norme varie in materia sanitaria" d'iniziativa governativa presentato dal Ministro Lorenzin unificando nel testo approvato parte larga di analoghi provvedimenti presentati da quasi tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione; ora il testo approvato va all'esame dell'Aula del Senato dove sarà calendarizzato al più presto.

E' un provvedimento atteso da decenni afferma il Sottosegretario alla Salute Vito De Filippo che sta seguendo per il Governo Renzi l'iter parlamentare del provvedimento - che affronta questioni rilevanti dell'assetto sanitario offrendo risposte puntuali e largamente condivise. Ringrazio la relatrice del provvedimento, la sen.ce Emilia Di Biasi, presidente della stessa Commissione, per l'ottimo e appassionato lavoro svolto e i senatori della Commissione i quali hanno votato il testo all'unanimità dei presenti.

 Il provvedimento, in particolare affronta il tema degli ordini e professioni sanitarie, oltre un milione di professionisti,  avviando  una loro riforma organica  con un intervento diretto di riordino per il riassetto della normativa vigente risalente alla legge istitutiva degli ordini di cui al decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233, allo scopo di rendere, in maniera immediata, il sistema più aderente alle attuali esigenze odierne in particolare per quanto attiene all'interesse dei cittadini utenti. E' un ammodernamento della disciplina ordinistica delle professioni sanitarie in un contesto derivante che he scaturisce peraltro dai principi recati dalla direttiva 2005/36/CE, recepita con il decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, nonché dalle proposte di modifica della predetta direttiva, tra le quali figura la previsione di un sistema di allerta per comportamenti non coerenti con la deontologia professionale. Si tratta di  professioni che  per la loro specificità rispetto ad altri ordinamenti professionali, garantendo un bene/diritto costituzionalmente garantito quale la salute,  necessitano del mantenimento del ruolo di garanzia della qualità del livello di professionalità. La proposta di legge o non propone l'istituzione di nuovi enti pubblici bensì effettua e le seguenti operazione di ammodernamento: a) adegua la normativa di riferimento agli ordini vigilati dal Ministero della salute in riferimento al loro funzionamento interno; b) muta la denominazione di collegio in ordine per effetto del mutato quadro ordinamentale e formativo.  Con l'intervento operato si sostituisce gran parte del predetto decreto legislativo n. 233 del 1946, inoltre, si dispone che tali enti pubblici non economici sono organi sussidiari dello Stato al fine di tutelare gli interessi pubblici connessi all'esercizio professionale, dotati di autonomia patrimoniale, finanziaria, regolamentare e disciplinare, ai quali, tuttavia, non si estendono le norme di contenimento della spesa pubblica e sottoposti alla vigilanza del Ministero della salute. Promuovono e assicurano l'indipendenza, l'autonomia e la responsabilità dell'esercizio professionale, la qualità tecnico-professionale, la valorizzazione della funzione sociale delle professioni, la salvaguardia dei princìpi etici dell'esercizio professionale indicati nei co-dici deontologici al fine di garantire la tutela della salute individuale e collettiva. Tra i compiti assegnati ai predetti enti figurano la tenuta e la pubblicità degli albi delle rispettive professioni e la verifica del possesso dei titoli abilitanti all'esercizio professionale, la valutazione delle attività di formazione continua, il rafforzamento dei codici deontologici, la trasparenza della comunicazione, l'istituzione di specifici organi disciplinari e la definizione di idonee procedure a garanzia dell'autonomia e terzietà del giudizio disciplinare, separando la funzione istruttoria da quella giudicante in particolare attraverso la costituzione di appositi uffici istruttori di albo cui partecipa, oltre agli iscritti a tal scopo  sorteggiati, anche un rappresentante estraneo alle professioni medesime, nominato dal Ministro della salute.

Inoltre si  trasformano gli attuali collegi delle professioni sanitarie e le rispettive federazioni nazionali in ordini delle medesime professioni e relative federazioni nazionali accorpando in un medesimo ordine, quello dei tecnici sanitari di radiologia medica  professioni tra loro omogenee e compatibili, quali le professioni sanitarie tecniche, della prevenzione e della riabilitazione  che pur regolamentate non  hanno ancora albi professionali. Infine è prevista l'istituzione delle nuove professioni sanitarie di osteopata e chiropratico. Completa il quadro il passaggio a professioni sanitarie di biologi e psicologi, nonché  l'istituzione dell'albo dei fisici nell'ordine dei chimici il passaggio di queste quattro professioni sotto la vigilanza del Ministero della Salute.



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lunedì 25 aprile 2016

Wind All Inclusive Maxi. Antitrust verso la sospensione della pratica commerciale scorretta

Firenze, 25 Aprile 2016.  In seguito alla nostra denuncia (1), l'Antitrust ha aperto un procedimentoper pratica commerciale scorrettacontro Wind per la prossima attivazione (non richiesta dai clienti) di"All Inclusive Maxi" che dovrebbe partire dal 29 aprile 2016. L'Antitrust ha dato tempo fino al 27 aprile alla società per difendersi, dopodiché valuterà se ordinare la sospensione della pratica commerciale in attesa della conclusione del procedimento.

 All Inclusive Maxi è il servizio che Wind inizierà ad attivare dal 29 aprile 2016 ai propri clienti con sim ricaricabile – al prezzo di 1,50 euro ogni 4 settimane – e consiste nella possibilità di utilizzare un Giga extra per connessione dati. Il servizio aggiuntivo non richiesto verrà attivato sui seguenti piani telefonici:

- ALL INCLUSIVE FRESH, che diventerà MAXI e costerà 7,55 euro ogni 4 settimane
- ALL INCLUSIVE LIMITED EDITION, che diventerà MAXI e costerà 10,50 euro ogni 4 settimane
- ALL INCLUSIVE SPECIAL, che diventerà MAXI e costerà 9,50 euro ogni 4 settimane
- ALL INCLUSIVE WIND UNLIMITED NEW e ALL INCLUSIVE YOUNG EDITION, che diventeranno MAXI e costeranno 11,50 euro ogni 4 settimane.

Non ci sono state campagne di comunicazione di massa, ma un semplice sms, inviato ai consumatori:
"Dal primo rinnovo successivo al 29/04 la sua All Inclusive diventa MAXI: avrà 1 Giga extra alla velocità del 4G (ove disponibile) a solo 1,5€ in più ogni 4 sett. (50% di sconto). Può rinunciare al Giga extra inviando MAXI NO al 4033 entro 30gg. Può esercitare il diritto di recesso o cambiare operatore senza penali entro 30gg".

Come già per Vodafone Exclusive (2) e Tim Prime (3), si tratta a nostro avviso di una pratica commerciale scorretta poiché ilservizio opzionale a pagamento sarà illegittimamente attivato secondo il meccanismo dell'opt-out, vale a dire che verrà attivato automaticamente senza alcuna richiesta da parte del cliente che dovrà invece attivarsi per recedere. E ancora una volta il tenore del messaggio lascia (erroneamente) credere al consumatore che si tratti di una modifica contrattuale, di fronte alla quale le alternative sono accettarla (con il relativo costo) o passare ad altro operatore.

Gli interventi decisi dell'Antitrust e dell'Agcom (4) contro Vodafone e Tim non sono evidentemente bastati a dissuadere gli altri operatori del settore – Wind in questo caso – dal "provarci" pure loro.

Wind – l'ultima arrivata – memore degli errori dei suoi concorrenti, ha adottato una tecnica defilata, che potremmo chiamare "alla chetichella". Già perchè, a quanto ci risulta, l'operazione All Inclusive Maxi non è stata pubblicizzata sui media e Wind non ne dà notizia nella homepage del proprio sito (5). Abbiamo navigato nel sito della società e la novità non è indicata nemmeno nelle pagine dedicate ai piani tariffari o alle offerte promozionali. Esiste sì una pagina informativa (6) , ma è ben nascosta, raggiungibile solo conoscendone l'url, quindi non è accessibile al cliente medio.

A giorni quindi, l'Antitrust deciderà se ordinare la sospensione provvisoria della pratica commerciale scorretta.

Nel frattempo, mettiamo in guardia tutti gli utenti che siano titolari di una sim ricaricabile della Wind e di un piano All Inclusive. Se non vi interessa il servizio All Inclusive Maxi, appena ricevuto il messaggio di prossima attivazione del servizio vi consigliamo di:
– disattivarlo subito, inviando un sms con il testo "MAXI NO" al 4033;
– inviare, via pec o a mezzo raccomandata AR una lettera di diffida (7);
– inviare una segnalazione all'Antitrust (8);
- tenerci aggiornati (9) su quanto accade.

ps
nei giorni scorsi, sempre in seguito a nostra denuncia (10), la Telecom ha deciso di sospendere anche il gia' attivato quadruplicamento delle tariffe di chiamate da telefono fisso (11).  Evidentemente l'ex-monopolista, a differenza dei suoi concorrenti, in questo caso come in quello di Tim Prime (3) sta dimostrando piu' fiuto, non nel non cercare di attivare servizi non-richiesti, ma nell'evitare di farsi comminare provvedimenti che, pur col limitato danno economico che gli stessi rappresentano di per se', sono comunque una "mazzata" per la loro immagine. Vedremo dove portera' questa "stagione" di maggiore attenzione da parte dellle Autorita' di controllo. Di certo, noi di Aduc aumenteremo e perfezioneremo i controlli, grazie -anche e soprattutto- alle migliaia di utenti che ci segnalano, ci spronano e direttamente denunciano.

(1) http://www.aduc.it/articolo/wind+emula+vizietto+vodafone+tim+denuncia+all_24225.php
(2) http://www.aduc.it/comunicato/vodafone+exclusive+denuncia+aduc+antitrust+condanna_24109.php
(3) http://www.aduc.it/comunicato/tim+prime+si+autosospende+dopo+denuncia+aduc_24207.php
(4) http://www.aduc.it/comunicato/tim+prime+anche+agcom+diffida+telecom+italia+spa_24152.php
(5) http://www.wind.it/it/privati/
(6) http://www.wind.it/it/privati/assistenza/info_e_copertura/wind_informa/informativa_all_inclusive_maxi/
(7) http://sosonline.aduc.it/scheda/messa+mora_8675.php
(8) http://www.agcm.it/consumatore/55-tutela-consumatore/contact-center/5616-come-segnalare.html
(9) http://www.aduc.it/info/scrivici
(10) http://tlc.aduc.it/articolo/telecom+quadruplica+costo+chiamate+minuto+denuncia_24055.php
(11) http://tlc.aduc.it/comunicato/telecom+sospende+aumento+dei+prezzi+telefonia+fissa_24252.php


Emmanuela Bertucci, legale Aduc



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sabato 23 aprile 2016

Nuovo Isee. Richiesta di rideterminazione. I primi riscontri positivi dell'I.N.P.S. Adesso si adeguino Caaf ed Enti erogatori

Firenze 22 Aprile 2016. Dopo la nostra iniziativa di predisporre un modulo di richiesta di rideterminazione Isee (1), volta ad ottenere dagli Enti Erogatori (comuni, Asl...) delle prestazioni agevolate, e dai Caaf ed Inps, la corretta rideterminazione dell'Isee (ed i conseguenti adempimenti, anche riparatori da parte delle Amministrazioni) in base a quanto stabilito nelle Sentenze del Tar Lazio, rese definitive dal Consiglio di Stato (2), finalmente arrivano i primi timidi risultati: l'I.n.p.s. fa sapere, in risposta ad un richiedente la rideterminazione, che è esperibile la procedura di correzione dei dati forniti, mediante la presentazione, tramite CAF del Modulo integrativo FC.3 (che sembra corrispondere alla contestazione online).
Ecco quanto si legge nella risposta:
"Sotto il profilo pratico e procedurale, onde evitare la perdita di opportunità, si fa presente che l'attestazione ISEE rilasciata dall'INPS......... può essere contestata per far rilevare le inesattezze riscontrate nei dati relativi ai trattamenti acquisiti dagli archivi dell'INPS...
Occorre, in sostanza, compilando il Quadro nelle sezioni I e III per chiederne la rettifica, autodichiarando in tal modo esclusivamente gli eventuali trattamenti diversi da quelli percepiti in ragione della condizione di disabilità che continuano a rilevare anche dopo le sentenze del Consiglio di Stato (v.art.11, comma 7 del D.P.C.M. Citato ed art.3 del decreto interministeriale 7 novembre 2014). A tal proposito, si veda anche quanto riportato nelle istruzioni per la compilazione della DSU, parte 4, paragrafo 1."
Un ulteriore riscontro dell'avvenuta rideterminazione richiesta, ci giunge da un nostro associato che ci scrive di aver aperto un Ticket sul sito internet di INPS ed ottenuto la rideterminazione richiesta.
A questo punto, una volta rideterminato l'Isee correttamente, occorre rivolgersi agli Enti Erogatori dei servizi agevolati richiesti (Comuni, Asl, Università ecc...) e, inoltrando il nuovo indicatore (anche per il pregresso), chiedere che siano adottati tutti i conseguenti provvedimenti: rimborsi o risarcimenti per il passato e l'erogazione dei servizi richiesti ed illegittimamente negati, per il futuro.


(1) http://sosonline.aduc.it/modulo/richiesta+rideterminazione+isee+seguito+sentenze_24031.php
(2) http://www.aduc.it/comunicato/isee+2015+2016+sentenza+consiglio+stato+inps_24089.php

Claudia Moretti, legale Aduc






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venerdì 22 aprile 2016

Forniture elettriche sospese per vecchie morosità e nuovi contratti: esposto all'Antitrust, Autorita' energia e Procura della Repubblica


Firenze, 22 Aprile 2015. Ci sono giunte segnalazioni di utenti che, pur avendo tentato di attivare nuovi contratti di fornitura (mediante voltura o subentro) dell'energia elettrica, o di gas naturale, subiscono ritardi inauditi o dinieghi, a causa di pregresse morosità a loro estranee. L'ultimo caso che ci è stato segnalato riguarda una azienda di Firenze che, avendo preso in locazione un immobile mesi fa, non ha ancora ottenuto la voltura né il subentro, e ciò, pur avendolo chiesto e richiesto a vari Venditori e  senza mai ottenere una dichiarazione scritta di diniego. Per le vie telefoniche al call center, tuttavia, hanno ottenuto chiaramente una risposta: poiché esisteva nell'immobile una fornitura di altri e diversi soggetti, sospesa per morosità, o si paga o non si riesce nei fatti ad ottenere un contratto nuovo di fornitura.
Si tratta di comportamenti illegittimi che devono esser sanzionati dalle competenti autorità, e, a nostro avviso, laddove le compagnie fornitrici si muovano coralmente, negando la fornitura, come  all'azienda su detta, si profilano persino ipotesi di responsabilità penale, anche di tipo associativo. A tal fine abbiamo presentato un esposto alle Autorità coinvolte.
E' bene chiarire che:
nessuno, estraneo ad un contratto stipulato tra un soggetto terzo ed il Fornitore, ha l'onere di accollarsi i relativi debiti né subire gli effetti della morosità altrui (1).
L'energia ed il Gas erogati nell'ambito del Servizio di Maggior tutela, devono necessariamente esser attivati a richiesta, essendovi l'obbligo a contrarre della relativa Compagnia (Enel Servizio Elettrico o Eni Spa);
Questi i tempi previsti dalla normativa di settore per la fornitura di energia elettrica: 4 giorni per la richiesta voltura, 7 per la richiesta di subentro; per il gas il subentro deve avvenire entro 10 giorni dalla richiesta del Venditore al Distributore;
sebbene non vi sia un generale obbligo a contrarre delle altre Compagnie operanti sul Libero Mercato dell'Energia e del Gas, costituisce pratica commerciale scorretta ed aggressiva il ritardo od il diniego di fornitura, con lo scopo di indurre i contraenti a sanare le morosità pregresse di terzi estranei al Contratto; e ciò anche laddove ciò non sia comunicato per iscritto, generalmente i Venditori non mettono nero su bianco simili decisioni;
I venditori devono comunque comunicare per iscritto le ragioni dell'eventuale diniego dell'attivazione richiesta (in tempi che variano a seconda delle relative condizioni generali di contratto)
Come tutelarsi da comportamenti illegittimi su descritti?
1. Innanzitutto occorre sempre presentare le richieste per iscritto, o, nel caso le si faccia telefonicamente, sarebbe importante ripeterle per iscritto, affinché rimanga agli atti la data della richiesta;
2. In secondo luogo, sebbene le richieste di subentro, voltura o nuovo allaccio, vadano effettuate al Venditore, è sempre bene mettere in copia per conoscenza anche il Distributore, affinché tutti gli operatori coinvolti sappiano cosa si è richiesto ed in che tempi;
3. Avere chiari fin da subito (nel caso si opti per venditori sul mercato libero) i tempi contrattualmente previsti per l'attivazione della fornitura (si richiedano o si scarichino dal web le Condizioni Generali di Fornitura del caso)
4. Ai primi ritardi non attendere, ma subito scrivere una raccomandata ar di messa in mora (2) chiedendo l'adempimento ed intimando sin da subito il pagamento degli indennizzi forfetari di cui alle delibere AeegSi i quali, sebbene irrisori (si aggirano dai 30 ai 105 euro una tantum circa...), dovrebbero esser erogati in via automatica nella fatturazione ricevuta;
5. Se anche la raccomandata di messa in mora non ha effetto, si provveda immediatamente a scrivere allo Sportello per il Consumatore dell'Energia (3)  e all'Antitrust (4) segnalando l'abuso e chiedendo l'intervento intimatorio e sanzionatorio del caso.


(1) Si approfondisca meglio in questo articolo http://www.aduc.it/articolo/subentro+voltura+utenze+domestiche+morosita_22383.php:
(2) http://sosonline.aduc.it/scheda/messa+mora+diffida_8675.php
(3) http://www.autorita.energia.it/atlante/it/gas/capitolo_8/paragrafo_5/domanda_1.htm
(4) http://www.agcm.it/index.php

Claudia Moretti, legale Aduc




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giovedì 21 aprile 2016

Giustizia e procedure europee. Giudici pace violano diritti cittadini. Ministero non vede. Il buon esempio di Firenze

Firenze, 21 Aprile 2016. Molti giudici di pace italiani ignorano l'esistenza del procedimento europeo per le controversie transfrontaliere (1) sotto ai 2.000 euro, previsto dal Regolamento UE 861/2007. Celere e agevole per il cittadino che può effettuarlo senza assistenza legale, richiede la sola compilazione di moduli standard da inviare con raccomandata al giudice di pace italiano, che poi dovrebbe farsi carico di ogni ulteriore adempimento. Senza questo Regolamento, se si volesse ad esempio fare causa ad una compagnia aerea come Ryanair perché ci ha cancellato un volo, ci dovremmo rivolgere al giudice irlandese, magari avvalendosi di un legale irlandese.
Perché si diffondesse questo nuovo strumento di giustizia europea, il Regolamento impone anche l'obbligo agli Stati di informarne il cittadino e fornire ausilio alla compilazione dei moduli previsti.
A distanza di sette anni dall'entrata in vigore del Regolamento, la sua applicazione in Italia è ancora una chimera. Ci sono giunte numerose segnalazioni di cittadini che si sono rivolti al giudice di pace, ricevendo un secco: vai dall'avvocato, o peggio ancora, non ne sappiamo nulla ecc...
Del resto, la situazione informativa sui siti istituzionali del Ministero di Giustizia e sui siti dei Giudici di Pace è eloquente: il procedimento non appare mai, neppure mediante il link ai siti istituzionali europei. I moduli non sono messi a disposizione dell'utenza né tanto meno vi è alcun aiuto alla compilazione.
Le nostre richieste di intervento al Ministero giustizia sono state ad oggi ignorate, con la conseguenza che prima o poi l'Italia sarà soggetta all'ennesima sanzione per infrazione del diritto europeo.
Anche il Giudice di Pace di Firenze non rispettava il Regolamento, pur essendo tra i pochi Uffici italiani ad averne dato una quantomeno parziale e tempestiva attuazione. Fino ad oggi, infatti, i giudici fiorentini imponevano al cittadino di effettuare le notifiche alla controparte, peraltro non indicandone le necessarie modalità e tempistiche di legge ed esponendolo quindi al rischio di perdere la causa. Su segnalazione dell'Aduc, il coordinatore dei giudici di pace di Firenze, dott. sa Manila Peccantini, ci ha comunicato (2) che da qui in avanti l'ufficio fiorentino applicherà a pieno la normativa europea. Da oggi, almeno per chi si rivolgera' ai giudici fiorentini, sarà più semplice e rapido ottenere giustizia.
Chiediamo nuovamente al Ministro Orlando di voler intervenire affinché tutti i giudici di pace italiani seguano l'esempio fiorentino e comincino così a rispettare la legge italiana e il diritto europeo, oltre che i diritti dei suoi cittadini.

(1) http://sosonline.aduc.it/scheda/controversie+stranieri+procedimento+europeo_19220.php
(2) http://www.aduc.it/generale/files/file/allegati/2016/gdpfirenze-procedimentoeuropeo.pdf

Codacons su battaglia legale per decreto su vendita immobili mutui


Giovedì 21 aprile 2016

  

BANCHE: DECRETO SU VENDITA IMMOBILI IN CASO DI RATE MUTUI NON PAGATE AL VAGLIO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

CODACONS ATTACCA: SE SARA' APPROVATO PRONTI A BATTAGLIA LEGALE. E' REGALO ALLE BANCHE

PER IL PRESIDENTE CODACONS , MARCO MARIA DONZELLI: "ENORME COMPRESSIONE DEI DIRITTI DEI CONSUMATORI, DAREMO BATTAGLIA IN TUTTE LE SEDI, QUESTA NORMA NON DEVE PASSARE"


In queste ore il Consiglio dei Ministri sta valutando il via libera definitivo al decreto attuativo della direttiva europea sui mutui, che prevede la vendita delle case dei cittadini da parte della banca, senza passare dal tribunale, in caso di rate non pagate.

"Daremo battaglia legale in tutte le sedi affinché questa norma non possa passare – spiega il Presidente del Codacons, Marco Maria Donzelli – Fino ad oggi, infatti, la normativa vigente tutelava la parte debole, ossia il debitore, prevedendo il ricorso al tribunale in caso di morosità sul mutuo, allo scopo di valutare le situazioni soggettive degli utenti. La norma in discussione invece, finirebbe per cancellare tutte le tutele previste dal nostro ordinamento. Non è possibile che i diritti dei cittadini e dei consumatori vengano così compressi. Faremo tutto il possibile affinché questa norma non possa passare."



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GREENPEACE: PRESSIONI USA SU COMMISSIONE UE BLOCCANO REGOLAMENTAZIONE DEI “NUOVI” OGM


ROMA, 21.04.16 - A seguito di costanti pressioni da parte del governo degli Stati Uniti, la Commissione europea ha chiuso nel cassetto - da mesi -  il parere legale che conferma che gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) prodotti mediante gene-editing e altre nuove tecniche biotech, ricadono nella normativa UE sugli OGM.

 

La denuncia di Greenpeace, CEO e GeneWatch, che hanno pubblicato oggi un briefing (http://bit.ly/ReportOGM), è stata possibile grazie a una serie di documenti interni della Commissione europea, ottenuti ai sensi della normativa europea di accesso agli atti. "La Commissione deve uscire allo scoperto e affermare chiaramente che le tecniche di gene-editing sono ingegneria genetica. I cittadini europei hanno il diritto di essere rassicurati sul fatto che la Commissione applicherà le norme degli OGM a tutti questi prodotti, indipendentemente da come sono stati realizzati. Questo è l'unico modo per garantire che alimenti biotech non entrino nella catena alimentare senza essere valutati e senza adeguata etichettatura" afferma Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia.

 

I documenti mostrano che le pressioni degli Stati Uniti si concentrano sulle potenziali barriere non tariffarie conseguenti all'applicazione delle norme europee sugli OGM, e suggeriscono che l'Ue dovrebbe ignorare gli standard di protezione per la salute e l'ambiente in materia di OGM, per spianare invece la strada al TTIP (Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti).

 

L'Ufficio del commercio statunitense (USTR) ha lamentato il fatto che le politiche europee sugli OGM "limitano l'importazione e l'uso di materie prime agricole statunitensi ottenute tramite biotecnologie". L'obiettivo principale del TTIP è quello di armonizzare le norme transatlantiche in una serie di settori - tra cui alimenti, sicurezza dei prodotti di consumo e tutela ambientale. "Diversamente da quanto affermato in Parlamento dal ministro Martina, gli OGM con il TTIP c'entrano e come: quell'accordo è il cavallo di troia con cui vogliono farci ingoiare gli OGM" prosegue Ferrario. "Se il TTIP verrà finalizzato, gli Stati Uniti potranno finalmente ottenere quanto desiderano. L'Unione europea si ritroverà a sostituire progressivamente gli standard di sicurezza con norme più deboli, che più si adattano alle loro esigenze. Ogni tentativo di migliorare gli standard europei per proteggere il nostro ambiente e la nostra salute verrebbe neutralizzato, ancor prima di raggiungere il Parlamento europeo."  

 

Il TTIP non solo ostacolerà l'approvazione di nuove normative Ue, ma anche la corretta applicazione di quelle già vigenti. Minaccia la tutela dell'ambiente e la sicurezza alimentare, i diritti dei lavoratori, mette sul mercato sanità, istruzione e servizi pubblici, pone a rischio la qualità del cibo e dell'agricoltura e l'attività di gran parte delle piccole e medie imprese.

Per fermare il TTIP, tutelare i diritti e i beni comuni e costruire un altro modello sociale ed economico, equo e democratico, Greenpeace, insieme a tutta la coalizione italiana #StopTTIP invita tutti a un grande appuntamento nazionale: sabato 7 maggio 2016 a Roma.

 

Leggi il briefing (in inglese) "Commission fails to regulate new GMOs after intense US lobbying": http://bit.ly/ReportOGM

 

Leggi il briefing "GENE-EDITING: OGM che escono dalla porta e rientrano dalla finestra?": http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/rapporti/GENE-EDITING-OGM-che-escono-dalla-porta-e-rientrano-dalla-finestra/

-       Per saperne di più sulla mobilitazione del 7 maggio: https://stop-ttip-italia.net/7-maggio/




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mercoledì 20 aprile 2016

RIPARTE IL FUTURO: DECRETO TRASPARENZA: LE COMMISSIONI PARLAMENTARI ACCOLGONO COMPATTE IL PARERE DI 78.000 CITTADINI FIRMATARI DI FOIA4ITALY


Decreto trasparenza: Le Commissioni parlamentari accolgono compatte il parere di 78.000 cittadini firmatari di Foia4Italy

"Adesso il governo ha tutte le carte per procedere alle modifiche nel segno della vera trasparenza"

 

Roma, 20/04/2016 - "Ora che anche le Commissioni, in modo univoco, hanno lanciato un segnale forte per la modifica del decreto trasparenza, il governo non ha più scuse: questo FOIA va cambiato!" - così Federico Anghelé, campaigner di Riparte il futuro, commenta il voto appena espresso dalle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato a proposito del decreto sulla Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza. Maggioranza e opposizione hanno chiesto cambiamenti significativi al decreto, che è stato bocciato dal M5S e approvato ma in modo condizionato dalle forze di governo. Tutti concordi nell'avanzare le stesse richieste già formulate dalla rete Foia4Italy, costituita da oltre 30 associazioni della società civile, che da mesi si batte per ottenere un vero Freedom of Information Act italiano. "In sostanza il Parlamento ci dà ragione su tutta la linea dimostrando che la posizione presa da oltre 78.000 cittadini firmatari della petizione è corretta e deve essere accolta dall'Esecutivo".

Approvato in via preliminare a gennaio 2016, il testo del decreto legislativo facente parte della riforma della Pubblica amministrazione ha suscitato in questi mesi molte polemiche raccogliendo, tra le varie, anche le critiche di Anac e del Consiglio di Stato. Audita sia dal governo che dal Parlamento nelle scorse settimane, la rete Foia4Italy è riuscita a far valere le proprie istanze tanto che sia il premier Matteo Renzi, durante la scorsa puntata di #matteorisponde, che il ministro Marianna Madia, via Facebook, hanno annunciato di essere intenzionati a modificare il decreto in base alle richieste. Quest'ultima tuttavia è sembrata disposta a fare un passo indietro solo sul tema del silenzio-diniego, che solleverebbe le amministrazioni dall'obbligo di motivare la mancata risposta, e alla necessità di istituire soluzioni alternative al solo ricorso al TAR. Le richieste della rete sono di fatto molte di più.

 

"Il parere delle Commissioni non è vincolante ma adesso il governo ha tutte le carte per procedere alle modifiche nel segno della vera trasparenza", conclude Federico Anghelé, "tuttavia continueremo a raccogliere firme e consenso finché non leggeremo le modifiche nero su bianco".

Qui riassunte le osservazioni delle Commissioni Affari Costituzionali che appaiono in linea con le richieste della società civile.


·      Per quanto riguarda l'obbligo, per chi richiede l'accesso, di definire "chiaramente" i documenti, il Parlamento concorda con Foia4Italy sulla necessità di sopprimere la parola "chiaramente". Il richiedente non può essere vincolato a conoscere dove si trovano gli atti.

·      Il parere delle Commissioni conferma la necessità di "limitare la previsione del rimborso a carico del cittadino al solo recupero, comunque da giustificare, dei costi effettivamente sostenuti per l'eventuale riproduzione su supporti materiali";

·      Anche secondo le Commissioni deve essere sostituita l'ipotesi di silenzio-rigetto, che solleva l'amministrazione dall'obbligo di giustificare una mancata risposta.

·      Come richiesto dalla società civile, occorre prevedere un rimedio amministrativo ulteriore rispetto al semplice ricorso al TAR per chiedere conto di una mancata risposta da parte delle amministrazioni.

·      Per quanto riguarda il proliferare delle eccezioni all'accesso, il Parlamento di fatto rimanda ad Anac, a cui spetterebbe il compito di definire linee guida per le Pubbliche amministrazioni deputate ad applicare il Foia.

·      Anche le Commissioni sottolineano l'importanza di evitare sovrapposizioni con la precedente regolamentazione dell'accesso civico "così da delimitare, nel modo più chiaro possibile, ambiti, limiti e discipline delle due fattispecie".

·      Per quanto riguarda la modalità di presentazione della domanda, le Commissioni suggeriscono di evitare la moltiplicazione degli uffici cui rivolgersi, individuandone uno soltanto, così da favorire la chiarezza delle procedure.

·      Le Commissioni suggeriscono inoltre di specificare ulteriormente l'obbligo di collaborazione tra le amministrazioni nel caso in cui le domande giungano ad uffici diversi da quelli che detengono i dati e le informazioni richieste.




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FIPER: Decreto Effluenti: risultato importante per l'agricoltura italiana. Ora, avanti sul biometano.

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Milano 20 Aprile 2016

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 18 Aprile 2016 il decreto ministeriale 25 febbraio 2016 "Criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell'utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e delle acque reflue, nonché per la produzione e l'utilizzazione agronomica del digestato. (16A02762) (Suppl. Ordinario n. 9).

Il DM prevede la revisione delle norme relative all'utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, sinora disciplinate dal decreto ministeriale 7 aprile 2006, e nuove norme sull'utilizzazione agronomica del digestato, prodotto dagli impianti di digestione anaerobica.

Commenta a riguardo Federica Galleano, vicepresidente FIPER: "Finalmente l'entrata in vigore del decreto segna un punto di svolta per le imprese agricole che potranno valorizzare il digestato derivante dal biogas agricolo." Prosegue:" ci auspichiamo che i tempi di revisione del decreto sul biometano, siano più brevi, per evitare gli effetti dell'attesa del decreto effluenti, che ha creato tra gli operatori in questi anni, forte incertezza e un aggravio dei costi di gestione."

 



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lunedì 18 aprile 2016

CONGEDI DAL LAVORO PER VITTIME VIOLENZA: ECCO COSA NE PENSA LA BON'T WORRY

ANCHE LA "BON'T WORRY" DENUNCIA I RITARDI NELL'ATTUAZIONE DEL DECRETO


Qualche giorno fa su "Il Fatto Quotidiano" è stata pubblicata una notizia in merito ai congedi dal lavoro per le vittime di violenza: "l 25 novembre e l'8 marzo, i congedi dal lavoro per motivi di violenza, sono stati sbandierati come una conquista da molte parlamentari ma, per il momento, sono un diritto che resta sulla carta. Ieri sia la Cgil che D.i.Re hanno protestato. I congedi per le donne vittime di violenza introdotti nel decreto attuativo del Jobs Act (D.lsg. 80/2015) lo scorso mese di settembre, sono ancora lettera morta e resteranno un diritto virtuale fino a che l'Inps non emanerà la circolare applicativa".


Anche la Bon't Worry si unisce al coro di proteste e denuncia il ritardo:

"l'Inps – ha dichiarato la fondatrice e presidente Bo Guerreschi, lei stessa vittima di violenze - promette ma non mantiene. Le donne che ne avrebbero diritto, le lavoratrici dipendenti pubbliche o private e quelle a progetto sono ancora in attesa della circolare attuativa".


Il decreto in sé sarebbe una grande conquista per le donne italiane perché prevede che le donne inserite in percorsi di protezione per motivi di violenza possano chiedere il congedo e assentarsi dal posto di lavoro per un periodo massimo di tre mesi, interamente retribuiti. È anche prevista la possibilità di sospendere il rapporto di lavoro o di trasformarlo da tempo pieno a part-time e di riconvertirlo in contratto a tempo pieno, una volta finita l'emergenza.

"Le donne che subiscono violenza, che poi scappano, che hanno paira, che vivono in case protette non possono lavorare. E soprattutto nei primi tempi è importante che non tornino in luoghi noti ai loro aguzzini. È una vera beffa. Come se non bastasse il dolore per ciò che subiscono sono costrette o a continuare a rischiare la propria vita, continuando ad andare al lavoro, o alla fame, se decidono di salvare la loro vita!", ha concluso la Guerreschi.


L'associazione ONLUS Bon't worry nata a gennaio 2015 fino ad oggi ha lavorato con circa 30 casi di donne che hanno deciso di uscire allo scoperto e di parlare per poter vivere o di casi di donne che dopo ave superato "paure",  "vergogne" riescono a denunciare stupri.
L'associazione sorretta da donatori privati e fondi diretti consente alle vittime senza forza economica di poter avere avvocati, medici e sicurezza senza preoccupazione, se non la forza di riprendersi la vita in mano. L'associazione mette a disposizione strutture protette per il tempo necessario, pensando al mantenimento generale e aperture di conti correnti con banche ed istituti che supportano l'associazione stessa. Superato il pericolo, aiuta a trovare un lavoro e/o un alloggio per loro, i loro figli ed eventuali animali di proprietà, impedendo ripercussioni.

 


I CASI

La Onlus sta seguendo alcuni casi che hanno avuta una forte eco mediatica. Si è dichiarata parte civile ed ha assunto la difesa della tassista che nel maggio del 2015 subì violenza a Roma a bordo del suo taxi e si è costituita parte civile nella vicenda della minorenne violentata a Piazzale Clodio a Roma.

 


NUMERO VERDE

800101414

 

 

BO GUERRESCHI

Bo Guerreschi non è una scrittrice, anche se scrivere le piace molto e ha già pubblicato alcuni gialli, la sua passione. Bo è un'economista, nata in Italia, ma ha vissuto e lavorato la prima parte della sua vita all'estero, con incarichi di vertice in molte aziende internazionali soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra, prima di tornare in Italia per ricominciare da qui la sua vita lavorativa e personale, della quale il libro è una parte importante. Si è sempre occupata di strategie finanziarie ed economiche e questa esperienza, maturata all'estero in tanti anni, le sta consentendo adesso di occuparsi di grandi progetti internazionali. E' membro della European Economic Association, della American Economist Association, della Royal Economic Society-UK, della American Finance Association,, della Associazione Italiana Economisti dell'Energia, branch italiana della Association for Energy Economics.





Info: www.bontworry.org - www.boguerreschi.com







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Università Insubria: incontro sulla pianificazione della successione mortis causa nella normativa Ue, italiana e svizzera

LA PIANIFICAZIONE DELLA SUCCESSIONE MORTIS CAUSA:
UN CONFRONTO TRA NORMATIVA UE, ITALIANA E SVIZZERA

4 maggio 2016, ore 14,30
Aula Magna Chiostro di Sant'Abbondio, Como


Mercoledì 4 maggio alle 14.30 presso l'Aula Magna dell'Università degli Studi dell'Insubria di Como si terrà il convegno "La pianificazione della successione mortis causa nel raffronto tra normativa UE, svizzera e italiana" organizzato dal Centro di Diritto Svizzero del Dipartimento di Diritto, Economie e Culture dell'Insubria in collaborazione con l'Istituto svizzero di diritto comparato e la banca BSI.

Durante l'incontro si parlerà di diritto delle successioni e di pianificazione successoria con particolare riferimento alla prospettiva internazionale in riferimento alla normativa dell'Unione Europea, italiana e svizzera.

In particolare verranno evidenziate le principali novità – come il Regolamento europeo n. 650/2012, applicabile dall'agosto 2015 – e i problemi operativi riguardo alle successioni che coinvolgono soggetti e beni localizzati in Italia e in Svizzera. Verranno quindi illustrate le novità normative, i profili teorici, i risvolti pratici, le criticità e gli strumenti che possono meglio assicurare la pianificazione della successione per causa di morte.

Interverranno Ilaria Pretelli, dell'Università Panthéon-Assas e dell'Università di Padova, responsabile scientifica dell'istituto svizzero di diritto comparato; l'avvocato Emanuela Epiney Colombo Porza, già giudice ordinario e ora giudice supplente del tribunale d'appello del Canton Ticino; Fabrizio Vismara, Professore associato di diritto internazionale all'Università degli Studi dell'Insubria; Davide Cerutti professore all'Università della Svizzera Italiana e all'Università di Losanna; Camilla Pelizzatti, notaio in erba e Alfonso Rivolta, - Responsabile wealth planning Italy di BSI. Presiede Barbara Pozzo, Ordinario di Diritto Privato Comparato presso l'Università degli Studi dell'Insubria.

Ingresso libero previa iscrizione a barbara.arcari@uninsubria.it


Programma:
Ore 14:30 -17.30

Presiede
Prof.ssa Barbara Pozzo - Ordinario di Diritto Privato Comparato - Università degli Studi dell'Insubria

Le successioni italo-svizzere dopo l'entrata in vigore del Regolamento europeo n. 650/2012
Dott. ssa avv. Ilaria Pretelli - Docteur en droit Università Panthéon-Assas e Università di Padova, responsabile scientifica dell'istituto svizzero di diritto comparato

L'utilizzo dei patti successori nel diritto svizzero e le successioni che coinvolgono beni d'impresa
Avv. Emanuela Epiney Colombo Porza - già giudice ordinario e ora giudice supplente del tribunale d'appello del canton ticino

I patti di famiglia e la pianificazione delle successioni in una prospettiva internazionale
Prof. Fabrizio Vismara - Professore associato di diritto internazionale - Università degli Studi dell'Insubria

Raffronto tra normativa svizzera in tema di successioni e regolamento (UE) 650/2012 nella prospettiva della pianificazione successoria
Prof. dr. avv. Davide Cerutti - Università della Svizzera Italiana e Università di Losanna

Criticità nella pianificazione successoria e soluzioni operative.
Dott.ssa Camilla Pelizzatti - notaio in erba

Strumenti di pianificazione successoria e beni d'impresa
Dott. Alfonso Rivolta -  Responsabile wealth planning Italy BSI

Interventi programmati.

Seguirà rinfresco



Per informazioni




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domenica 17 aprile 2016

Pronunciata dal TAR Friuli Venezia Giulia la prima sentenza sulle gare d’ambito del gas - Respinto il ricorso Italgas

Il TAR Friuli Venezia Giulia (relatore ed estensore il presidente Umberto Zuballi) ha dato ragione alla Provincia di Udine, respingendo il ricorso proposto dalla società Italgas contro il bando, a procedura ristretta, pubblicato per avviare la gara per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas nell'ambito territoriale "Udine 1 Nord", che comprende oltre settanta comuni della regione Friuli Venezia Giulia.


Il giudice amministrativo ha respinto le numerose censure avanzate da Italgas, confermando la legittimità dell'operato della Provincia di Udine, che funge da stazione appaltante per tutti i comuni dell'ambito con una pronuncia che assume tanto maggiore importanza in quanto costituisce la prima decisione in materia di gare di questo tipo.


In particolare, il TAR ha confermato che nel caso di gara con procedura ristretta taluni elementi, non ancora definiti al momento del bando, possono essere inseriti nei documenti di gara in un momento successivo al bando, e cioè nella lettera d'invito.


"L'autorevole pronuncia del TAR Friuli Venezia Giulia" ha dichiarato l'Avv. Sebastiano Capotorto del Foro di Roma, che ha difeso la Provincia di Udine nella causa, "ha una rilevanza che va ben oltre il singolo caso risolto, pur importantissimo. Il suo significato è tanto più notevole, in quanto consente di dare un impulso a numerose gare, i cui procedimenti sono fermi nella incertezza su un punto di diritto, che la sentenza ha invece risolto in senso favorevole per le amministrazioni che intendono attivarsi per l'attuazione della riforma, superando – almeno per questo aspetto – le resistenze e le obiezioni che vengono avanzate da parte di molti gestori, anche dai più autorevoli come sicuramente è Italgas".


Il Consorzio Concessioni Reti Gas, che supporta l'Amministrazione Provinciale nell'organizzazione della gara d'ambito, sottolinea come tale sentenza costituisca un importante "disco verde" per le amministrazioni locali impegnate da tempo nella preparazione delle gare d'ambito, travolga la miope politica di Italgas di opposizione a tutto campo contro lo svolgimento delle gare e rafforzi il ruolo della stazione appaltante chiamata a preparare sul proprio territorio la "Lex specialis" della gara d'ambito.


Telecom sospende l'aumento dei prezzi per telefonia fissa. Agcom verso nuovi paletti per il servizio universale

Firenze, 17 Aprile 2016. Buone notizie per chi ha il telefono fisso a casa con tariffa a consumo. Dopo ladiffida dell'Agcom, Telecom Italia Spa ha comunicato che sospenderà (1) "l'applicazione della rimodulazione tariffaria di TIM Voce per i clienti residenziali di telefonia fissa che sarebbe dovuta decorrere dal 1° aprile".
Come avevamo denunciato all'Agcom (2), il22 febbraio 2016 Telecom aveva annunciato il raddoppio delle tariffe di telefonia fissa a partire dal 1 aprile 2016: il costo di ogni chiamata dal telefono di casa - se non si ha un piano a forfait – sarebbe aumentato da 10 a 20 cent al minuto con uno scatto alla risposta pari a 20 cent. Si parla di circa 700 mila utenze, per le quali fare una telefonata di un minuto sarebbe costato quattro volte di più: mentre prima costava 10 cent, ora costerà infatti 40 cent (20 + 20).

Si tratta "solo" di 700.000 utenze perchè tutte le altre - 5,2 milioni di utenze - erano già state trasferite automaticamente, nel 2015, da tariffa a consumo (costo 18,54 euro al mese per il canone più 10 cent al minuto di conversazione) all'opzione tariffaria a forfait "Tutto Voce" (29 euro al mese per chiamate illimitate), così obbligandoli a pagare 10 euro in piu' al mese. 

Partita chiusa quindi? Crediamo di no, perchè il comunicato precisa anche che non si tratta di una decisione definitiva, ma di una dimostrazione di "disponibilità per arrivare in tempi rapidi ad un chiarimento in merito ai rilievi dell'Autorità che afferiscono il servizio di telefonia fissa di base, al fine di poter realizzare soluzioni di offerte sempre più rispondenti alle esigenze dei clienti". 

Che vuol dire? A nostro avviso il richiamo e' al fatto che l'Agcom non si è dimenticata dei 5 milioni di utenti ai quali l'anno scorso Telecom ha modificato le tariffe, e per i quali il passaggio automatico all'offerta flat "Tutto Voce" ha creato un rilevante danno economico ai consumatori e conseguentemente ampi profitti a Telecom. 

L'Agcom ha già condannato Telecom Italia Spa a pagare una multa di 2 milioni di euro, ma vuol – comprensibilmente – risolvere il problema di quei 5 milioni di utenti e per questo motivo, oltre a diffidare Telecom, ha comunicato di aver avviato il procedimento per determinare e imporre a Telecom le tariffe per il servizio universale: "determinare il metodo più efficace e adeguato per garantire, anche in prospettiva, la fornitura dell'accesso alla rete di sicurezza sociale e dei servizi minimi del servizio universale, che dovranno assicurare ai cittadini-utenti disponibilità, convenienza e accessibilità, quali condizioni necessarie per l'inclusione sociale". 

In pratica, l'Autorità ricorrerà all'art. 59 del codice delle comunicazioni elettroniche che gli conferisce il potere di prescrivere a Telecom formule tariffarie speciali e agevolazioni particolari per consumatori a basso reddito e utenti in condizioni di disagio sociale e di disabilità.

(1) www.telecomitalia.com/tit/it/archivio/media/comunicati-stampa/telecom-italia/mercato/consumer/2016/TIM-suspends-the-tariff-restructuring-planned-for-its-voice-offer.html
(2) http://tlc.aduc.it/articolo/telecom+quadruplica+costo+chiamate+minuto+denuncia_24055.php


Emmanuela Bertucci, legale Aduc

sabato 16 aprile 2016

Segreti commerciali: proteggere imprese e salvaguardare diritto all'informazione

Le nuove norme UE per aiutare le aziende a ottenere un risarcimento legale contro il furto o l'uso improprio dei loro segreti commerciali sono state approvate dal Parlamento giovedì. I deputati hanno inserito una clausola per proteggere la libertà di espressione e d'informazione.

 

"Con una società su cinque che ogni anno è vittima di furto di segreti commerciali, questa armonizzazione dovrebbe consentire la creazione di un ambiente sicuro e affidabile per le imprese europee, che vedranno protetti i loro beni immateriali e il know-how", ha affermato la relatrice Constance Le Grip (PPE, FR). "Mi sono inoltre battuta per assicurare che le garanzie previste dal testo per proteggere il lavoro dei giornalisti e dei whistle-blower siano reali e il meno ambigue possibile", ha aggiunto.

 

Il testo è stato approvato con 503 voti favorevoli, 131 voti contrari e 18 astensioni.

 

La direttiva, concordata in via informale con i ministri prima del voto, introduce una definizione comunitaria di "segreto commerciale", ossia tutte quelle informazioni che sono segrete, hanno valore commerciale proprio poiché segrete, e sono state sottoposte a misure per mantenerle tali.

 

Gli Stati Membri dovrebbero assicurare che le vittime dell'utilizzo illecito dei segreti commerciali possano difendere i propri diritti in tribunale e chiedere un risarcimento. Nel testo approvato sono inoltre presenti norme per proteggere le informazioni confidenziali durante il procedimento legale.

 

Nel corso delle negoziazioni con i ministri, i deputati hanno insistito sulla necessità che la nuova direttiva non limitasse la libertà di stampa, il pluralismo dei media e il lavoro dei giornalisti, facendo riferimento in particolare alle loro inchieste e alla tutela delle fonti.



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CONSUMO SUOLO : FASSINO (ANCI), PARLAMENTO APPROVI DDL AL PIÙ PRESTO E INSERISCA COMPETENZE PER ENTI LOCALI

"Sempre più spesso le aree residuali e marginali che affiancano strade, autostrade e svincoli risultano abbandonate e degradate, trasformandosi in molti casi in vere e proprie discariche a cielo aperto. I progetti presentati oggi dalla Cassa dei geometri sono una prima risposta ma l'auspicio è che il disegno di legge sul consumo del suolo, che mi auguro il Parlamento approvi al più presto, contenga norme adeguate anche per le strade di competenza regionale e comunale, per permettere anche agli Enti locali di contribuire a rendere queste aree dignitose, sicure e utilizzabili". Così il Presidente dell'ANCI Piero Fassino, intervenendo questa mattina all'evento di presentazione dei progetti per la valorizzazione economica e ambientali degli spazi adiacenti agli svincoli stradali, organizzato dalla Casse dei geometri presso la biblioteca del Senato

"E' indubbio – ha affermato Fassino – che le aree di cui si parla oggi debbano essere recuperate, magari utilizzandole per impianti di energia rinnovabile, come fotovoltaico o solare. Ma una delle azioni principali da mettere in atto riguarda il loro decoro e la loro pulizia. Per far questo serve perciò che nel Ddl sul riordino del suolo vengano inserite norme che dicano con chiarezza a chi spetta l'onere di pulire tali zone e come procedere per tenerle in sicurezza. Senza questi accorgimenti – ha sottolineato – il rischio è che dopo sei mesi l'area in questione torni nel degrado e nel disuso vanificando lavoro e impegno".

Per quanto riguarda l'impegno che i Comuni possono mettere in campo, il presidente ANCI ha annunciato alla platea intervenuta "la promozione a livello locale di quanto la Cassa dei geometri ci presenta oggi per stimolare i Comuni stessi a perseguire la strada del recupero delle zone di loro competenza che sono tantissime, pari se non superiore a quella dello Stato: si pensi che solo a Torino parliamo di 3500 strade con relative aree residuali". Inoltre "potrebbe essere percorribile la strada di singoli protocolli con le Regioni – ha concluso il Presidente Fassino - per capire dove e come intervenire".




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LUDOPATIE: DI PRIMO (ANCI) IN ANTIMAFIA, DA COMUNI NIENTE SVENDITA IN CAMBIO INTROITI GIOCO LEGALE


"I Comuni non sono disponibili a svendere la lotta alle ludopatie, che per noi rappresentano un problema sociale vissuto quotidianamente nelle nostre comunità, in cambio del trasferimento di una percentuale qualunque derivante dagli introiti da gioco. Chiediamo un regime unico per il sistema di gioco legale, con le autorizzazioni tutte in capo alle Questure, lasciando ai Comuni solo la possibilità di pianificare sul territorio con le Regioni la presenza delle sale da gioco". Lo ha affermato Umberto Di Primio, sindaco di Chieti e vice presidente dell'ANCI durante l'audizione svolta oggi davanti la Commissione parlamentare Antimafia, nell'ambito del X Comitato che si occupa di Infiltrazioni mafiose nel gioco lecito e illecito.

Di Primio, anche in vista della definizione dei criteri dei punti vendita dove si raccoglie il gioco pubblico, da definire entro il prossimo 30 aprile in Conferenza Unificata, ha sottolineato l'urgenza di un sistema di regole unitario per tutto il sistema del gioco legale. "Al posto della Scia serve un quadro normativo unico sia per l'apertura che per il trasferimento delle sale gioco, rimandando sull'intera materia la competenza esclusiva allo Stato", ha ricordato il sindaco teatino facendo riferimento anche ai casinò pubblici che svolgono attività legale.

Nello specifico il vice presidente ANCI ha auspicato "l'unificazione dei titoli autorizzatori previsti per le sale pubbliche per bigliardi o per altri giochi leciti, nonché per l'esercizio delle scommesse in una unica autorizzazione in capo al questore, in quanto attività di pubblica sicurezza ed ordine pubblico".

Secondo Di Primio, una volta ricondotto allo Stato tutto il sistema delle autorizzazioni, ai Comuni, d'intesa con le Regioni, "dovrebbe restare la sola competenza alla pianificazione territoriale attraverso i Prg e altri strumenti urbanistici economico-sociali e di localizzazione". In questo senso l'esponente ANCI ha ricordato la necessità "di norme che limitino le sale nei centri storici, o comunque ne consentano la presenza ad almeno 500 metri da alcuni 'luoghi sensibili', come scuole, luoghi di culto, impianti sportivi e centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente da giovani, o strutture sanitarie o socio assistenziali, e giardini, parchi e spazi pubblici attrezzati e altri spazi verdi pubblici attrezzati".

Il sindaco di Chieti ha anche sollecitato, in vista della riqualificazione degli immobili, un assoluto rigore "nella individuazione delle sale gioco, che non devono essere tuguri dove aprire delle bische ma pubblici esercizi dove si fa gioco autorizzato".

Infine, il vice presidente ANCI ha posto il tema dei cosiddetti Centri trasmissione dati, luoghi che di fatto sfuggono al controllo complessivo dello Stato. "Dietro attività autorizzate come semplici infopoint si celano vere e proprie attività di gioco illecito, che non sono catalogate in alcun modo come sale da gioco", ha sottolineato Di Primio. Da qui la necessità ribadita da ANCI di un quadro normativo che o elimini queste strutture, o che li disciplini alla stregua delle altre attività autorizzate, consegnandole così – ha concluso – al pieno controllo delle forze dell'Ordine".



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venerdì 15 aprile 2016

Imposta/Canone Rai e abusi dell'Agenzia delle Entrate. Ministro dell'economia intervenga con urgenza


Firenze, 15 Aprile 2016. Sul canone Rai in bolletta è indispensabile che il Ministero dell'economia e delle finanze intervenga con estrema urgenza. E non ci riferiamo solo alle responsabilità che il Consiglio di Stato (1) gli ha ricordato che "deve assumersi" occupandosi del decreto ministeriale in materia di canone in bolletta. Occorre soprattutto che il Ministro ponga un freno ad una gravissima violazione della legge che l'Agenzia delle Entrate sta ponendo in essere a danno dei cittadini, violando la legge di stabilità – anzi ponendosi al di sopra della legge e inventandosi norme che non esistono - e addebitando il canone in bolletta a tutte le utenze domestiche italiane, a meno che tutti non presentino una autocertificazione.
Partiamo dall'inizio. Sul canone Rai in bolletta la legge di stabilità è chiarissima: "La detenzione di un apparecchio si presume altresi' nel caso in cui esista un'utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui un soggetto ha la sua residenza anagrafica".
Quindi SOLO se ho una utenza elettrica intestata nell'immobile nel quale ho RESIDENZA ANAGRAFICA il canone mi verrà addebitato in bolletta. Tutti gli altri dovranno pagare con BOLLETTINO POSTALE.
L'Agenzia delle Entrate, secondo la stessa legge, ha il compito di definire le modalità – e sottolineiamo modalità – con le quali gli italiani che non hanno la tv devono inviare l'autocertificazione per comunicare questa informazione. L'Agenzia delle Entrate però è andata ben oltre e si è sostituita al legislatore, imponendo a TUTTI I TITOLARI DI UNA UTENZA ELETTRICA DOMESTICA di pagare il canone Rai.
La questione va ben oltre la lotta all'evasione e le modalità, criticabili o meno, per portarla avanti. L'Agenzia delle Entrate ha pubblicato ieri un aggiornamento (l'ennesimo) sul proprio sito in materia di canone Rai, pubblicando gli esempi su chi deve autocertificare cosa (2).
Tralasciando il fatto, comunque grave se lo scopo era fare informazione, che dai modelli scaricabili in pdf non si capisce assolutamente nulla, l'Agenzia fa il CONTRARIO di quello che prevede la legge. Chiariamo una cosa, il concetto di "utenza elettrica residente", usato dall'Agenzia delle Entrate per i suoi esempi, riguarda esclusivamente i costi dell'energia elettrica, che sono inferiori se l'intestatario risiede in quella casa e sono superiori se si tratta di una seconda casa ("utenza non residente"). Quindi se non ho residenza in una abitazione, non avrò una utenza residenti ma una non residenti, nel senso che pagherò di piu' la corrente elettrica. Non altro.
L'Agenzia delle Entrate invece, come se non bastasse la confusione già esistente sul tema, confonde ulteriormente i concetti e le idee dei contribuenti e chiede che per qualsiasi utenza domestica (contrapposta a utenza non domestica) venga pagato un canone.
L'Agenzia delle Entrate quindi, violando la legge di stabilità, fa pagare il canone in bolletta a tutte le utenze elettriche domestiche.
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Questi alcuni gli esempi pubblicati sul sito:
"Esempio 4
Famiglia composta da due coniugi
Due abitazioni A e B
I coniugi hanno la residenza anagrafica nell'abitazione A
Utenze elettriche:
- abitazione A: utenza di tipo residenziale intestata al marito
- abitazione B: utenza di tipo residenziale intestata alla moglie
Apparecchi televisivi presenti sia nella prima che nella seconda abitazione

D: E' possibile presentare la dichiarazione sostitutiva ?
R: SI, la moglie può presentare la dichiarazione sostitutiva per evitare l'addebito del canone sull'utenza elettrica a lei intestata, compilando la sezione "Dichiarazione" contenuta nel Quadro B del modello e indicando il codice fiscale del marito quale intestatario dell'utenza su cui è dovuto il canone.
Resta da valutare la situazione dell'abitazione B per la quale c'è un'utenza elettrica di tipo residenziale ma dove non è residente alcun componente della famiglia"
Nostra valutazione: Non è possibile che una persona che NON ha residenza anagrafica in un luogo abbia un contratto residenziale. Se ciò accade per omessa comunicazione all'azienda che fornisce energia elettrica e quindi l'intestatario acquista la corrente elettrica ad un costo minore, appena l'azienda ne viene a conoscenza gli richiede gli arretrati. Quindi l'Agenzia delle Entrate in questo esempio chiede alla moglie di fare una autocertificazione per la casa B che la legge di stabilità non richiede.
Cosa vuol dire poi "resta da valutare la situazione dell'abitazione B"? Cosa resta da valutare e da parte di chi? Ci stanno dicendo che non sanno nemmeno loro cosa fare?
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Altro esempio pubblicato sul sito:
"Esempio 6
Famiglia composta da genitori e figli
Due abitazioni A e B
Genitori e figli hanno la residenza anagrafica nell'abitazione A mentre la B è data in affitto
Utenze elettriche:
- abitazione A: utenza tipologia residenziale intestata al marito
- abitazione B (l'immobile affittato): utenza tipologia residenziale intestata alla moglie
Apparecchi televisivi presenti in entrambi gli immobili
D: E' possibile presentare la dichiarazione sostitutiva?
R: SI, la moglie può presentare la dichiarazione sostitutiva per evitare l'addebito del canone sull'utenza elettrica a lei intestata, compilando la sezione "Dichiarazione" contenuta nel Quadro B del modello e indicando il codice fiscale del marito quale intestatario dell'utenza su cui è dovuto il canone.
Attenzione: non va indicato il codice fiscale dell'inquilino. Quest'ultimo dovrà comunque verificare se è tenuto al pagamento del canone (vedi gli esempi 11 e 12)."
Nostra valutazione. L'Agenzia delle entrate chiede al proprietario dell'immobile nel quale non ha la residenza di presentare l'autocertificazione, altrimenti anche in questo caso il canone sarà addebitato anche su quella bolletta.
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Ancora:
"Esempio 7
Famiglia composta da genitori e figli
Due abitazioni  A e B
La moglie e il marito hanno la residenza anagrafica nell'abitazione A e i figli hanno la residenza anagrafica nell'abitazione B
Utenze elettriche :
- abitazione A: utenza tipologia residenziale intestata alla moglie
- abitazione B: utenza tipologia residenziale intestata al marito
Apparecchi televisivi presenti sia nella prima che nella seconda abitazione
D: E' possibile presentare la dichiarazione sostitutiva ?
R: SI, il marito che fa parte della famiglia anagrafica residente nell'abitazione A può presentare la dichiarazione sostitutiva compilando il quadro B per comunicare che il canone dovuto è addebitato sull'utenza elettrica di tipologia residenziale intestata alla moglie, di cui deve indicare il codice fiscale.
I figli che hanno la residenza anagrafica nell'abitazione B costituiscono un'autonoma famiglia anagrafica e sono tenuti al pagamento del canone mediante versamento con modello F24 entro il 31 ottobre 2016."
Nostra valutazione. Secondo la legge di stabilità, in questo caso il canone andrebbe addebitato solo nella bolletta della moglie, invece l'Agenzia delle Entrate chiede ancora una volta una autocertificazione non prevista dalla legge di stabilità.
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Morale della favola, se in famiglia siamo 4, tutti anagraficamente residenti nello stesso luogo, e quindi "famiglia anagrafica", ma con utenze elettriche intestate in altri immobili, saremo tutti tenuti a presentare l'autodichiarazione, altrimenti pagheremo 4 canoni Rai: 400 euro illegittimamente addebitati in bolletta...

E', purtroppo, come paventammo quando parlammo del timore (ormai certezza) che il governo volesse giocare all'asso pigliatutto (3): l'asso pigliatutto è l'Agenzia delle Entrate (4).
Chiediamo quindi che il Ministero dell'economia intervenga con estrema urgenza per porre fine ad una illegalità che costerà alle famiglie italiane un canone per ogni utenza elettrica intestata.

(1)  http://aduc.it/comunicato/canone+imposta+rai+bolletta+luce+no+consiglio+stato_24241.php
(2) http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/Nsilib/Nsi/Home/CosaDeviFare/Richiedere/Canone+TV/Esempi+di+compilazione+TV/
(3) http://www.aduc.it/comunicato/imposta+canone+rai+omissioni+sulle+nuove+norme_23813.php
(4) http://www.aduc.it/comunicato/canone+imposta+rai+autocertificazione+non+possesso_24150.php

Emmanuela Bertucci, legale Aduc



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