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domenica 30 aprile 2017

Blog Beppe Grillo: #ProgrammaAgricoltura: i trattati di libero scambio TTIP e CETA

#ProgrammaAgricoltura: i trattati di libero scambio TTIP e CETA

I trattati di libero scambio negoziati dalla Commissione Europea constano spesso di una segretezza anche sugli indirizzi politici che si dimostrano poi non tutelanti dei consumatori e delle realtà socio economiche degli Stati Membri del Sud Europa. TTIP e Ceta, ma anche i trattati bilaterali con i Paesi del Mediterraneo o il tentativo sulla liberalizzazione degli investimenti con la Cina, partono da presupposti spesso sconosciuti ai parlamenti nazionali. I trattati vengono sostanzialmente imposti, alla fine dell'iter, agli organi collegiali democraticamente eletti. La Commissione Europea segue proprie logiche in favore delle multinazionali come nel caso degli OGM senza dare voce ai cittadini nemmeno attraverso i propri rappresentanti.


di Monica Di Sisto, Vice presidente associazione Fairwatch


Quando i prodotti entrano nel mercato europeo di solito per i consumatori è una buona notizia: perché hanno più scelta, perché hanno possibilità di avere prezzi più favorevoli, perché a volte hanno delle cose che non si possono produrre nel nostro paese. Ma è veramente sempre così?


Negli ultimi anni, dopo l'approvazione del Trattato di Lisbona, l'Europa si è occupata del nostro commercio, cioè Bruxelles decide quali sono i Paesi con i quali accelerare gli scambi, decide quali sono i prodotti i cui scambi devono diventare più semplici. E questo molto spesso a scapito della qualità e a scapito, soprattutto, del nostro posto di lavoro.
Questo perché molto spesso, in altri Paesi lontani dal nostro ma anche vicini, non ci sono le stesse garanzie sul lavoro, non ci sono ci sono le stesse garanzie per l'ambiente, non ci sono le stesse garanzie per la tenuta sociale, per le pensioni. Questo non succede soltanto in Paesi molto poveri come quelli africani, succede anche in Paesi come gli Stati Uniti. Fare accordi commerciali con questi Paesi è molto importante ma è molto importante anche guardare all'interno di questi trattati. Spesso a Bruxelles le logiche con le quali guardano all'interno di questi trattati non sono le stesse che useremmo noi.


Cittadini esperti associazioni da circa 3 anni si stanno battendo contro il TTIP il Trattato di facilitazione degli scambi e degli investimenti tra l'Europa e gli Stati Uniti e stiamo cercando di fermare in questo momento l'approvazione da parte del nostro Paese del CETA, un accordo simile fatto con il Canada.


Perché ci preoccupiamo di questi accordi? Perché i prodotti che potrebbero arrivare da quei Paesi sono non soltanto molto più economici dei nostri, ma lo sono perché i lavoratori sono pagati peggio dei nostri, perché l'ambiente in quei paesi viene rispettato di meno, e perché intorno a quei prodotti, alla loro sicurezza, alla loro salute e alla loro qualità, ci sono molti meno controlli. Quindi questi prodotti entreranno massicciamente nei nostri mercati, nel mercato comune europeo, ed entreranno in concorrenza diretta con i nostri prodotti creando per esempio per quanto riguarda il CETA già nei primi anni di entrata in vigore circa 140000 posti di lavoro in meno. Per questo è importante guardare bene all'interno di questi trattati.


È importante che i parlamenti possano emendarli, cosa che per il momento non è possibile, ed è importante che i nostri parlamentari, sia europei che nazionali, possano leggerli man mano che la Commissione li negozia. C'è chi ritiene che questi trattati in realtà dovrebbero uscire - soprattutto quando riguardano il cibo, i servizi essenziali come l'acqua, energia - dall'aspetto commerciale. Essere trattati a parte, con delle regole che rispettino in primo luogo i diritti umani, i cittadini, l'ambiente, e con le regole che abbiamo ora non è possibile.


Possiamo però rafforzare il controllo su questi accordi, e soprattutto evitare una cosa, forse la più pericolosa. Che grazie a questi accordi si costruiscano delle commissioni ad hoc, delle commissioni che si occuperanno di agricoltura, di facilitare gli scambi dei prodotti agricoli o facilitare gli investimenti. Delle commissioni che si occuperanno, ad esempio, di decidere quali sono le caratteristiche per cui un prodotto debba essere protetto da una copia fatta in un altro Paese oppure no.


Nel CETA, per esempio, soltanto 41 prodotti italiani si prevede che vengano protetti dalle copie illegali che in questi anni sono state portate avanti in Canada. E peraltro si prevede che tutti quelli che fino ad ora ne hanno prodotte in grandi quantità possono continuare a farlo, perché non è bene che andiamo a disturbare i loro affari, ora, dopo tanti anni dall'entrata in vigore dei vecchi accordi e delle loro registrazione commerciali. Ecco, riteniamo, insieme a tante associazioni ed esperti, che questi accordi siano non soltanto degli accordi commerciali, ma abbiano un grande peso democratico.


Se noi riusciamo ad alleggerirli di tutte le parti che non gli sono proprie. Ad impedire che in trattati come questi vengano inseriti dei para tribunali, che addirittura dovrebbero difendere gli interessi delle imprese di oltreoceano, o di una parte terza, nei confronti delle nostre leggi e delle nostre regole, venendo addirittura risarciti se le nostre regole o le nostre leggi danneggiano i loro interessi. Ecco in molti crediamo che faremmo cosa buona e giusta.




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INVITO STAMPA - M5S: "IN ARRIVO RIFORMA DEVASTA-AMBIENTE. ECCO COME COMBATTEREMO"

V.I.A.: UNA RIFORMA DEVASTANTE
No alle modifiche che distruggeranno il territorio e metteranno il bavaglio ai cittadini


Roma, 30 aprile 2017 - «Ci risiamo. Il governo riprova a mettere le mani sui territori, a soverchiare gli enti locali, non soddisfatto di aver perso il referendum che andava proprio in quella direzione. 

Questa volta si vuole modificare la procedura di Valutazione di impatto ambientale cambiando il livello di definizione del progetto  da sottoporre, e addirittura in casi eccezionali il Governo può esentare dalla procedura di VIA in tutto o in parte un progetto specifico. 

Di fatto il provvedimento introduce un regime di esenzione estremamente discrezionale, non ancorato a parametri oggettivi»: lo denunciano i parlamentari del M5S delle Commissioni ambiente Camera e Senato. 

Martedì 2 maggio 2017 alle ore 14.30 ci sarà una conferenza stampa (sala stampa Camera dei Deputati, ingresso da via della Missione 4) durante la quale il M5S presenterà tutte le azioni di protesta che saranno attivate, insieme anche con le associazioni ambientaliste in prima linea, e con tutti i consiglieri comunali e regionali M5S. 


Interverranno i parlamentari Massimo De Rosa, Alberto Zolezzi (Camera)
Paola Nugnes, Carlo Martelli (Senato)

Accredito obbligatorio a sg_ufficiostampa@camera.it
Per gli uomini obbligatoria la giacca

venerdì 28 aprile 2017

SCUOLA – Cyberbullismo, il disegno di legge a tutela dei minori va approvato entro l’estate


nlogoanief


Lo ha chiesto oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, nel corso di un incontro sul tema tenuto nel liceo Galileo Galilei di Palermo: sono passati due anni dalla prima approvazione del disegno di legge sul cyberbullismo ma nel frattempo il fenomeno, con tutte le sue devianze, ha assunto aspetti inquietanti. 


È ormai assodato che le diverse modifiche apportate al testo, offrono garanzie ad un impianto normativo maturo. 


L'emergenza dei fatti di cronaca, cui assistiamo purtroppo con sempre maggiore frequenza, ci induce a guardare alla sostanza del problema da arginare: bisogna approvare la legge senza indugi, perché i cittadini più giovani devono contare su un meccanismo regolativo e sanzionatorio che finalmente li tuteli dai pericoli del web. È bene che le nuove norme siano operative dal 1° settembre.

 

Il Ddl - dal titolo "Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo" - verrà esaminato dall'Assemblea della Camera dei deputati a maggio, come stabilito dalla Conferenza dei capigruppo: dopo l'estensione al mondo degli adulti, attuata in seconda lettura, e il ripristino della mission iniziale, a tutela dei più giovani, il testo ha avuto nei giorni scorsi il via libera dalle Commissioni Giustizia e Cultura di Montecitorio. 


Nel testo del disegno di legge sono previste una serie di "azioni a carattere preventivo", assieme ad "una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, assicurando l'attuazione degli interventi senza distinzione di età nell'ambito delle istituzioni scolastiche". 


È previsto, infine, il coinvolgimento attivo della scuola, a partire dai docenti, che dovranno essere formati adeguatamente.

 

Approvare entro l'estate il disegno di legge sul Cyberbullismo A.C. n. 3139-B, sulla promozione di un uso consapevole della rete da parte dei più giovani, giunto alla quarta lettura, dopo che a Palazzo Madama sono state apporta una serie di modifiche estensive che erano state introdotte dai deputati: a chiederlo è stato oggi Marcello Pacifico, nel suo intervento tenuto a Palermo, presso il Liceo Scientifico Galileo Galilei, nel corso della manifestazione "Scelgo io! Digito positivo", organizzata dall'associazione Cuore e Parole Onlus, in collaborazione con l'Ufficio Scolastico per la Sicilia, con il supporto dell'Ente di formazione Eurosofia convenzionato con Anief, coordinata dal Ministero dell'Istruzione e finalizzata alla promozione dell'uso consapevole della Rete da parte dei giovani.

 

Il Ddl - dal titolo "Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo" - verrà esaminato dall'Assemblea della Camera dei deputati a maggio, come stabilito dalla Conferenza dei capigruppo: dopo l'estensione al mondo degli adulti, attuata in seconda lettura, e il ripristino della mission iniziale, a tutela dei più giovani, il testo ha avuto nei giorni scorsi il via libera dalle Commissioni Giustizia e Cultura di Montecitorio. Pertanto, per essere approvato in via definitiva dovrà necessariamente avere un nuovo disco verde dal Senato.

 

"Sono passati due anni dalla prima approvazione del disegno di legge sul cyberbullismo – ha spiegato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – ma nel frattempo il fenomeno, con tutte le sue devianze, ha assunto aspetti inquietanti. È ormai assodato che le diverse modifiche apportate al testo, offrono garanzie ad un impianto normativo maturo. L'emergenza dei fatti di cronaca, cui assistiamo purtroppo con sempre maggiore frequenza, ci induce a guardare alla sostanza del problema da arginare: bisogna approvare la legge senza indugi, perché i cittadini più giovani devono contare su un meccanismo regolativo e sanzionatorio che finalmente li tuteli dai pericoli del web. È bene che le nuove norme siano quindi applicabili e operative con l'avvio del prossimo anno scolastico", ha concluso il sindacalista autonomo.

 

Dal dibattito tenuto oggi al liceo Galilei di Palermo, a cui hanno partecipato oltre 300 studenti e docenti, è emerso che la Rete va considerata una risorsa da fruire non da spettatori passivi, ma da cittadini attivi e solidali, i quali devono essere messi nelle condizioni di difendersi dai periodici attacchi digitali. Il tutto, partendo da azioni ed esempi positivi. Per questo motivo, l'approvazione del Ddl sul Cyberbullismo A.C. n. 3139-B diventa decisiva.

 

Nel testo del disegno di legge, infatti, sono previste una serie di "azioni a carattere preventivo", assieme ad "una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, assicurando l'attuazione degli interventi senza distinzione di età nell'ambito delle istituzioni scolastiche". Tra questi provvedimenti, a tutela della sicurezza "del minore ultraquattordicenne, nonché ciascun genitore o soggetto esercente la responsabilità del minore che abbia subìto taluno degli atti" vessatori", è previsto anche quello di "inoltrare al titolare del trattamento o al gestore del sito internet o del social media un'istanza per l'oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minore, diffuso nella rete internet".

 

Tra i passaggi più rilevanti del Ddl, figura quello riguardante le "iniziative di informazione e di prevenzione del fenomeno del cyberbullismo rivolte ai cittadini, coinvolgendo primariamente i servizi socio-educativi presenti sul territorio in sinergia con le scuole", che in questo modo diventano protagoniste attive e consapevoli del fenomeno. Come centrale diventa la "raccolta di dati" finalizzata "al monitoraggio dell'evoluzione dei fenomeni, anche avvalendosi della collaborazione con la Polizia postale e delle comunicazioni e con altre Forze di polizia".

 

È anche prevista "per il triennio 2017-2019", la "formazione del personale scolastico, prevedendo la partecipazione di un proprio referente per ogni autonomia scolastica; la promozione di un ruolo attivo degli studenti, nonché di ex studenti che abbiano già operato all'interno dell'istituto scolastico in attività di peer education, nella prevenzione e nel contrasto del cyberbullismo nelle scuole; la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti; un efficace sistema di governance diretto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Dall'adozione delle linee di orientamento non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Ogni istituto scolastico, nell'ambito della propria autonomia, individua fra i docenti un referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di contrasto del bullismo e del cyberbullismo. Ogni istituto scolastico, nell'ambito della propria autonomia, individua fra i docenti un referente".

 

Come è fondamentale che gli uffici scolastici regionali promuovano "la pubblicazione di bandi per il finanziamento di progetti di particolare interesse elaborati da reti di scuole, in collaborazione con i servizi minorili dell'Amministrazione della giustizia, le prefetture – uffici territoriali del Governo, gli enti locali, i servizi territoriali, le Forze di polizia nonché associazioni ed enti, per promuovere sul territorio azioni integrate di contrasto del cyberbullismo e l'educazione alla legalità al fine di favorire nei ragazzi comportamenti di salvaguardia e di contrasto, agevolando e valorizzando il coinvolgimento di ogni altra istituzione competente, ente o associazione, operante a livello nazionale o territoriale, nell'ambito delle attività di formazione e sensibilizzazione". Il coinvolgimento degli "attori" scolastici riguarda, naturalmente anche i presidi e le famiglie degli alunni: "salvo che il fatto costituisca reato, il dirigente scolastico che venga a conoscenza di atti di cyberbullismo ne informa tempestivamente i soggetti esercenti la responsabilità genitoriale ovvero i tutori dei minori coinvolti e attiva adeguate azioni di carattere educativo", si legge sempre nel Ddl".



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giovedì 27 aprile 2017

Terzo Settore: Ministero del lavoro e Forum Nazionale formalizzano collaborazione e sviluppano confronto condiviso sui contenuti attuativi della legge delega di riforma



Roma, 27 aprile 2017 - Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed il Forum Nazionale del Terzo Settore hanno formalizzato un percorso di collaborazione avviato da tempo sui temi di comune interesse e che, sulla base del pieno riconoscimento del ruolo di rappresentanza del Forum, si svilupperà ora in un confronto condiviso sulla definizione dei contenuti dei vari decreti attuativi della legge delega per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale, a partire da quello relativo al Codice del Terzo settore.


È questo il risultato dell'incontro, svoltosi questa mattina, tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, il Sottosegretario On. Luigi Bobba, la portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Claudia Fiaschi, ed i componenti dell'Esecutivo.


La riunione, nel corso della quale la delegazione del Forum Nazionale del Terzo Settore ha esposto alcune considerazioni e proposte in merito al tema in esame, si è chiusa con la sottoscrizione di un verbale attraverso il quale il Ministero ed il Forum convengono sul pieno riconoscimento del ruolo di rappresentanza del Forum del Terzo settore come soggetto autorevole e rappresentativo di larga parte degli enti di Terzo settore italiano, nonché sull'individuazione di un Tavolo di confronto politico tra Ministero e Forum del Terzo settore come luogo di discussione e verifica dei contenuti dei decreti in fase di scrittura, di accompagnamento della fase di esame da parte delle commissioni parlamentari competenti e di individuazione delle misure integrative eventualmente da apportare con i decreti correttivi sulla base del monitoraggio della prima applicazione  della legge.


Il verbale prevede anche la costituzione di una commissione tecnica tra il Ministero del lavoro e il Forum incaricata di rendere operativi gli impegni assunti. 

Sicurezza stradale, Unasca: “Bene decreto su stop cellulari, si lavori per la sicurezza di ciclisti e motociclisti”

"Siamo favorevoli all'intenzione di inserire questa novità nel decreto che anticipa alcune questioni relative alla sicurezza stradale, anche perché, lo abbiamo ribadito spesso, il Codice della Strada è fermo in Senato ormai da due anni". 

Emilio Patella, Segretario Nazionale Autoscuole Unasca, commenta così le recenti dichiarazioni del Vice ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Riccardo Nencini circa un giro di vite sull'utilizzo del cellulare alla guida, con l'inserimento in un decreto di sanzioni più severe fino alla sospensione della patente. 

"Abbiamo chiesto che ci sia un intervento anche su alcuni punti altrettanto importanti per la sicurezza – spiega Patella - nell'ottica delle iniziative urgenti per limitare gli incidenti stradali". 

I dati di incidentalità, infatti, registrano come punti critici la sicurezza dei pedoni, dei ciclisti e dei veicoli a motore a due ruote. 

"Crediamo che sia necessaria un'azione sul Codice della Strada in generale, perché gli interventi non siano dettati soltanto dall'emergenza. Accogliamo con favore eventuali decreti per aumentare la sicurezza stradale, ma siamo convinti che non si possa prescindere da una adeguata formazione, che dovrebbe essere incrementata. In particolare, chiediamo che vengano introdotte le guide obbligatorie anche per le moto, dato che per le auto è stata un'innovazione positiva. Chiediamo anche che venga abolito il comma del Codice della Strada, ormai obsoleto e in contrasto con le norme comunitarie, che prevede che le guide per le moto vengano fatte solo su strade poco frequentate. Oggi per preparare al meglio i candidati e insegnare a guidare anche in autostrada le autoscuole sono costrette a violare la norma, rischiando contravvenzioni e caricandosi di responsabilità. La formazione è la chiave anche per far comprendere le conseguenze della distrazione al volante: un punto che accomuna, purtroppo, tanti
incidenti, che vedono coinvolti pedoni o ciclisti, e che spesso sono causati proprio dall'utilizzo del cellulare alla guida".







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AMBIENTE: PUPPATO (PD), URGENTI NORME PER BIOSHOPPER, E' ALLARME SETTORE

"L'Italia è stato il primo Paese europeo ad aver messo al bando le buste di plastica per gli acquisti, causa di gravi danni alla flora e alla fauna di fiumi, laghi e mari, ma rischia di mettere in discussione questo primato virtuoso per il ritardo accumulato sulla normativa in materia di bioshopper. Di più, nel nostro Paese un mercato promettente come quello dei bioshopper è ora in mano, in gran parte, a chi produce falsi e alla criminalità organizzata, a tutto danno dei produttori seri che hanno fatto vera innovazione. E' l'allarme che ha lanciato l'associazione dei produttori di bioplastiche Assobioplastiche nella Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e su questo sto presentando un'interrogazione parlamentare". Lo dice la senatrice Laura Puppato, capogruppo del Pd nella Commissione Ecomafie.

"Nonostante sia partita per prima - prosegue Puppato - l'Italia deve ancora ratificare la direttiva UE 720 del 2015 e in particolare l'articolo 16 relativo alla norma EN13432 sui requisiti che devono avere i sacchetti sostitutivi per essere davvero biodegradibili, per compostaggio o biodegradazione. Nelle more di questa lacuna legislativa, il settore dei bioshopper, che potenzialmente in Italia potrebbe valere 1 miliardo di euro, è oggi lasciato in gran parte alle industrie più spregiudicate, che rilasciano a prezzi inferiori prodotti non marchiati oppure veri e propri falsi, e alla criminalità organizzata. A questa preoccupazione se ne aggiunge un'altra: il 30 luglio 2017 il Consorzio nazionale dei produttori di imballaggi, CONAI, potrebbe inserire i bioshopper nella terza fascia, ovvero tra i materiali non riciclabili, penalizzando di fatto con il pagamento del contributo massimo produttori che rientrano a tutti gli effetti nell'economia circolare. Sto dunque presentando un'interrogazione parlamentare per chiedere al governo di recepire al più presto la direttiva europea sulla definizione dei requisiti dei bioshopper. E' inoltre necessario chiedere alla Commissione Ue un intervento per definire una norma distinta per i bioshopper destinati al compostaggio domestico. Si deve infine agire sul Conai - conclude Puppato - perché definisca un modello di contribuzione che tenga conto della totale compostabilità di questi  imballaggi".

Roma, 27 aprile 2017




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REGOLAMENTO EDILIZIO TIPO, VENTOLA (DIT): NELL'INTERESSE DEI COMUNI VOTO A FAVORE

Così il consigliere regionale di Direzione Italia, Francesco Ventola, che ha partecipato ai lavori della V Commissione 

Direzione Italia ha condiviso e votato a favore, in V Commissione, della Proposta di Legge in materia di "Regolamento Edilizia Tipo", lo abbiamo fatto nell'interesse dei Comuni, evitando così che i servizi urbanistici andassero  in tilt per l'applicazione di quanto è stato deliberato dalla Giunta Regionale in recepimento dell'intesa sottoscritta in Conferenza Stato-Regioni, nel settembre scorso. Gli uffici urbanistici dei Comuni pugliesi si sarebbero trovati  di fronte alla difficoltà interpretativa e inondati di potenziali contenziosi .

Abbiamo, per questo motivo, sottoscritto la convocazione urgente del Consiglio regionale per l'approvazione il prima possibile.

 

Bari, 27 aprile 2017




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Qualità dell'aria: la Commissione UE esorta l'Italia ad adottare misure contro l'emissione di polveri sottili (PM10) a tutela della salute pubblica


Bruxelles, 27 aprile 2017La Commissione europea esorta l'Italia ad adottare azioni appropriate contro l'emissione di PM10 al fine di garantire una buona qualità dell'aria e salvaguardare la salute pubblica, dal momento che tale paese non è ancora riuscito a risolvere il problema dei livelli persistentemente elevati di polveri sottili (PM10), che rappresentano un grave rischio per la salute pubblica.

In Italia l'inquinamento da PM10 è causato principalmente da emissioni connesse al consumo di energia elettrica e al riscaldamento, ai trasporti, all'industria e all'agricoltura.

Ogni anno l'inquinamento da polveri sottili provoca nel paese più di 66 000 morti premature, rendendo l'Italia lo Stato membro più colpito in termini di mortalità connessa al particolato, secondo le stime dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA).

Si tratta di un ultimo avvertimento riguardante 30 zone di qualità dell'aria in tutto il territorio italiano in cui dal 1° gennaio 2005, data dell'entrata in vigore dei valori limite giornalieri di polveri sottili in sospensione (PM10), si sono registrati dei superamenti. 

Una precedente sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea (cfr. sentenza della Corte di giustizia del 19 dicembre 2012, C-68/11) aveva già ritenuto l'Italia responsabile della violazione della legislazione UE pertinente per gli anni 2006 e 2007.

Per quanto riguarda il valore limite giornaliero, le 30 zone interessate sono situate nelle seguenti regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Lazio e Sicilia. L'avvertimento si riferisce inoltre ai superamenti del valore limite annuale in 9 zone: Venezia-Treviso, Vicenza, Milano, Brescia, due zone della Pianura padana lombarda, Torino e Valle del Sacco (Lazio).

In caso di superamento dei valori limite, gli Stati membri sono tenuti ad adottare e attuare piani per la qualità dell'aria che stabiliscano misure atte a porvi rimedio nel più breve tempo possibile. Le misure legislative e amministrative finora adottate dall'Italia non sono bastate a risolvere il problema.

La decisione odierna fa seguito a un'ulteriore lettera di costituzione in mora inviata all'Italia nel giugno 2016. Se l'Italia non si attiverà entro due mesi, la Commissione potrà deferire il caso alla Corte di giustizia dell'UE.

Contesto

Le polveri sottili, note anche come "PM10", sono presenti nelle emissioni connesse al consumo di energia e al riscaldamento, ai trasporti, all'industria e all'agricoltura. Il PM10 può provocare asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni, causando un numero di morti premature superiore al numero annuale di decessi per incidenti stradali.

La normativa UE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa (direttiva 2008/50/CE) impone agli Stati membri di limitare l'esposizione dei cittadini a questo tipo di particolato e stabilisce valori limite per l'esposizione riguardanti sia la concentrazione annua (40 μg/m3), che quella giornaliera (50 μg/m3), da non superare più di 35 volte per anno civile.

Nonostante l'obbligo per gli Stati membri di garantire una qualità dell'aria soddisfacente per i loro cittadini, sono ancora molte le zone in cui le concentrazioni di PM10 continuano a rappresentare un problema.

La Commissione ha ora avviato procedure di infrazione per livelli eccessivi di particolato PM10 nei confronti di 16 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) e in due di questi casi (Bulgaria e Polonia) è stata adita la Corte di giustizia dell'Unione europea.

La Commissione ha inoltre intrapreso un'azione legale riguardante l'NO2 nei confronti di 12 Stati membri, attualmente oggetto di procedure d'infrazione, segnatamente l'Austria, il Belgio, la Danimarca, la Francia, la Germania, l'Italia, la Polonia, il Portogallo, il Regno Unito, la Repubblica ceca, la Spagna e l'Ungheria.

Per ulteriori informazioni

- quadro generale dell'attuazione delle politiche e della legislazione ambientale dell'UE negli Stati membri: cfr. Environmental Implementation Review (Riesame dell'attuazione delle politiche ambientali);

- informazioni generali sulle procedure di infrazione in materia di ambiente;

- principali decisioni elencate nel pacchetto infrazioni del novembre 2017: cfr. testo integrale MEMO/17/1045;

- procedura generale di infrazione: cfr. MEMO/12/12 (infografica);

- informazioni sulla procedura di infrazione dell'UE.

IP/17/1046




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lunedì 24 aprile 2017

UNione Naz. Consumatori su Antitrust: bene istruttoria su telemarketing, ma cambiamo Registro opposizioni

AGCM: aperti procedimenti su telemarketing

UNC: Bene, ora intervenga anche il legislatore

Solo 11,3% può iscriversi al Registro delle opposizioni

 

"Ottima notizia l'apertura di due procedimenti istruttori dell'Antitrust contro Telecom e Vodafone in merito all'attività di telemarketing" afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

"Basta con le continue telefonate effettuate sia sul telefono fisso che sul cellulare dei consumatori in qualunque momento della giornata, per sollecitare acquisti o sottoscrizione di contratti" prosegue Dona.

"Ora, però, anche il legislatore deve fare la sua parte. Urge una riforma contro il teleselling selvaggio. E' assurdo che su 115 milioni di linee telefoniche, tra fisse e mobili, solo 13 milioni, l'11,3%, ossia quelle negli elenchi telefonici, possano iscriversi al Registro delle opposizioni" conclude Dona.

Queste le richieste dell'UNC, appoggiate anche dal Garante della Privacy:

1) Introduzione di un meccanismo di corresponsabilità tra l'azienda che avvia la campagna e il call-center che fa le telefonate (per evitare rimpalli di responsabilità e di dover perseguire piccoli call-center con sede all'estero).

2) Potenziamento del Registro pubblico delle opposizioni: la possibilità di iscrivere anche i numeri di cellulare e soprattutto che una volta iscritto il proprio numero si possano "cancellare" tutti i precedenti consensi (in modo tale da consentire al cittadino di riprendere il pieno controllo dei propri dati).

Sarebbe inoltre preziosa l'istituzione di un Registro per censire le campagne promozionali (con indicazione dell'operatore che lancia la campagna, il periodo di riferimento e i numeri utilizzati per chiamare i consumatori) così da evitare all'utente di dover fare indagini complicate per scoprire chi lo ha disturbato.

3)  Oggi il pagamento alla Fondazione Ugo Bordoni (che si occupa del Registro) è proporzionale all'attività di scrematura dei numeri: tanto più si puliscono le liste, tanto più l'azienda deve pagare la Fondazione. Ma in questo modo si disincentivano le imprese a cancellare i numeri (di fatto preferiscono pagare le sanzioni), mentre sarebbe meglio stabilire il pagamento in base al fatturato.

mercoledì 19 aprile 2017

ENERGIA, M5S AL MISE PER PROPOSTE SEN, OGGI INEFFICACE PER RAGGIUNGIMENTO OBIETTIVI PARIGI 2015

"Incontro fruttuoso. Aperta una strada su temi concreti"



Roma, 19 aprile 2017 - «Serve una Strategia energetica nazionale ambiziosa, che spinga il cuore al di là degli ostacoli e che possa traghettare il Paese in un futuro sostenibile coerentemente con gli accordi internazionali sul clima, anche e soprattutto dal punto di vista ambientale e per la salute dei cittadini. Per questo abbiamo consegnato al Ministero dello Sviluppo Economico un documento di proposte per la Sen, che oggi invece è uno strumento inefficace, un mero elenco di propositi che non ha valore normativo. Nonostante ciò abbiamo presentato delle proposte migliorative, come abbiamo fatto ieri al ministero dell'Ambiente», dichiarano i parlamentari del M5S Gianni Girotto (Commissione Industria Senato) e Massimo De Rosa (Commissione Ambiente Camera). Proposte che sono state accolte con interesse dai dirigenti del Mise Gialberto Dialuce e Romana Fausta Romano. 

«Abbiamo chiesto tra l'altro che vengano contabilizzate anche le esternalità negative della produzione energetica. La Sen del governo punta poco sulla decarbonizzazione attraverso l'efficienza, l'autoconsumo da energia rinnovabile e con la generazione distribuita dell'energia», dicono i parlamentari M5S. 
«Per noi la carbon tax è una priorità. Bisogna uscire dal carbone il prima possibile».

«Abbiamo avuto conferma che la Sen è in fase di scrittura in modo congiunto tra il ministero dello Sviluppo economico e dell'Ambiente. Il ministro Galletti sarà alla Camera per parlarne la settimana prossima, poi ci sarà una consultazione pubblica e l'ufficializzazione del documento di programmazione energetica. Il MoVimento 5 Stelle, che ha realizzato il primo programma energia vidimato dal voto degli iscritti, sarà presente, anche come forza di opposizione, nel confronto con le proprie proposte in ogni sede e in ogni passaggio affinché possano essere realizzate».




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martedì 4 aprile 2017

Il riordino del gioco pubblico: tra prospettive di riforma, necessità di innovazione e lotta alle dipendenze. Mercoledì 12 convegno al Senato con Sottosegretario Baretta


Roma, 4 aprile 2017. "Il riordino del gioco pubblico. Tra prospettive di riforma, necessità di innovazione e lotta alle dipendenze". 


È questo il titolo del convegno che si terrà mercoledì 12 aprile, alle ore 10:30, al Senato presso la Sala dell'Istituto di Santa Maria in Aquiro, piazza Capranica 72, Roma.

L'evento sarà introdotto dal Sen. Mario Mauro, componente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, e da Raffaele Curcio, Presidente di SAPAR, l'Associazione Nazionale Servizi per le Pubbliche Attrazioni Ricreative che in Italia rappresenta più di 1.700 imprese con un indotto di circa 200.000 lavoratori.

Interverranno Alessandro Aronica, vicedirettore dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Pietro Canuzzi, Dirigente Medico presso la Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, il Sen. Mauro Maria Marino*, Presidente della Commissione Finanze del Senato, l'On. Pietro Laffranco, componente della Commissione Finanze della Camera, l'On. Massimo Corsaro, componente della Commissione Bilancio della Camera, e il Sen. Giovanni Endrizzi*, componente della Commissione Affari Costituzionali del Senato.


Le conclusioni saranno affidate al Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Economia e delle Finanze, Pierpaolo Baretta.


* in attesa di conferma 


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Da Federdoc una proposta in merito al regolamento CE 607/09, riguardante l’uso di termini enologici evocativi dei nomi dei vini a D.O.


La Commissione UE è impegnata dall'inizio del 2016 a rivedere il sistema delle attuali regole che governano il comparto vitivinicolo, con lo scopo di adeguarle al Trattato di Lisbona ed alla disciplina del comparto agroalimentare (Reg. (UE) n. 1151/2012).

Una riforma che si sta attuando mediante la discussione (e redazione di atti delegati e di esecuzione volti a modificare il Reg. (UE) n. 607/09 avente per oggetto le Denominazioni di Origine ed Indicazioni Geografiche protette, le menzioni tradizionali, l'etichettatura e la presentazione dei vini.

Nell'ambito della riforma di questo regolamento la Federdoc, che ha già ottenuto nel febbraio dello scorso anno un importante risultato con un arresto dei lavori in merito alla liberalizzazione dell'uso dei nomi dei vitigni in etichetta che avrebbe inevitabilmente comportato una banalizzazione del concetto di vino legato al territorio, sta di nuovo valutando se le proposte di modifica della Commissione Europea possano o meno ledere gli interessi del settore dei vini a Denominazioni di origine.

In questo contesto, va tuttavia evidenziato come siano state accolte positivamente da parte della Federazione tutte le proposte di modifica che innalzano il livello di protezione delle Denominazioni di Origine.

Attualmente dunque Il Consiglio di Amministrazione Federdoc ha proposto di colmare il vuoto legislativo del Regolamento sull'utilizzo dei termini enologici che possono evocare nomi di Denominazioni di Origine, inducendo in confusione il consumatore sul tipo di prodotto che ha di fronte .

La proposta della Federazione è volta ad introdurre dei limiti dimensionali ai caratteri con cui si riportano in etichetta i termini enologici: le dimensioni non dovrebbero superare la metà delle dimensioni dei caratteri utilizzati per le denominazione di origine.

"La sovrapposizione terminologica – sottolinea Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc – inevitabilmente induce in confusione. Una possibile soluzione potrebbe essere affidata appunto alla potenzialità di comunicazione dell'etichetta che, attraverso una gerarchia studiata nelle dimensioni dei caratteri, consentirebbe al consumatore di comprendere alcune sostanziali differenze, minimizzando quella confusione che, giocoforza, crea un danno al concetto stesso di vini a D.O.Si tratta di un escamotage o forse semplicemente dell'applicazione della vecchia formula "il minore dei mali"; ma, vista la difficoltà di uscire da questa impasse, forse l'unica strada percorribile".

Sulla necessità di disciplinare l'utilizzo di termini enologici che possono indurre il consumatore in confusione si sono espressi anche Stefano Zanette, Presidente Consorzio Prosecco DOC, e Giorgio Bosticco, Direttore Consorzio dell'Asti.

"Si tratta di una proposta fondamentale e di buon senso - aggiunge Stefano Zanette, Presidente Consorzio Prosecco DOC - sulla base della medesima ratio che, a Regolamento vigente, limita, in etichetta, l'uso dei nomi o degli indirizzi che contengono o sono costituiti da una DO o da una IG. Con questo provvedimento - qualora approvato - potremmo disporre di elementi oggettivi capaci di mettere all'indice almeno parte dei fenomeni evocativi che già da tempo segnaliamo alle autorità competenti e rispetto ai quali - in assenza di una precisa indicazione normativa - ci troviamo, molto spesso, a discutere in sede giudiziaria, con esiti rimessi alla cultura del paese e alla sensibilità del singolo giudice".

"Sulla questione in oggetto – sottolinea Giorgio Bosticco, Direttore Consorzio dell'Asti - esprimo il mio apprezzamento trattandosi di una ulteriore proposta che ha come finalità quella di fornire al consumatore informazioni chiare e di corretta comunicazione. Al riguardo, in materia di etichettatura, siamo stati tra i primi ad inserire nel nostro disciplinare norme che stabiliscono precisi rapporti di dimensioni tra i caratteri della denominazione ASTI e i marchi privati proprio per assicurare e garantire l'indispensabile legame con il territorio di provenienza".



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