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sabato 29 febbraio 2020

Unione Naz. Consumatori su decreto Coronavirus su prezzi e viaggi

Coronavirus: Unc, no a rialzi dei prezzi fino al triplo

No a sospensione rimborsi per vacanze consumatori

 

E' un no, quello dell'Unione Nazionale Consumatori, al dl del Governo sull'emergenza Coronavirus, laddove interviene per prevenire speculazioni sui prezzi.

"Fissare una soglia così alta, superiore al triplo del prezzo di listino, prima di poter considerare una pratica commerciale come scorretta, vuol dire chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati!" afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

"Non solo si considera come normale raddoppiare i prezzi di una mascherina in un momento di emergenza, come se fosse etico e tollerabile approfittare di una situazione di difficoltà, ma di fatto si impedisce all'Antitrust di intervenire fino al superamento di quella soglia, rischiando di cadere dalla padella nella brace" prosegue Dona.

"Insomma, l'idea di considerare per legge che gli incrementi ingiustificati dei prezzi sono pratiche commerciali scorrette, è un passo avanti molto importante, che chiedevamo da anni. E' assurdo, infatti, che oggi siano rigidamente regolamentate le vendite sottocosto mentre non ci sia nessun divieto di speculazione che impedisca ricarichi eccessivi. Ma, oltre alla soglia troppo alta, il problema è che il decreto le limita a prodotti attinenti alla salute e all'approvvigionamento di beni di prima necessità e in situazioni di allarme sociale, mentre dovrebbe valere sempre, anche in concomitanza di scioperi, maltempo ed altri eventi del genere" prosegue Dona.

"Quanto ai pacchetti turistici, chiediamo chiarimenti al Governo su cosa intenda quando nel comunicato di ieri parla di specifiche forme di compensazione. Sarebbe inaccettabile ed intollerabile un blocco dei rimborsi che la legge, il Codice del turismo, prevedere che in questi casi debbano essere dati al consumatore entro 14 giorni. Nulla vieta di dare la facoltà al consumatore di accettare voucher in alternativa al rimborso, da utilizzare entro un anno, ma deve essere chiaro che non può essere un obbligo. Nulla vieta al Governo di far accedere i tour operator ad un fondo statale per evitare loro problemi di liquidità. Insomma, il Governo è libero di aiutare, giustamente, i tour operator in qualunque modo, salvo a scapito del consumatore. Sarebbe una beffa!" conclude Dona.



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Coronavirus: Il legislatore dimentica la ristorazione italiana

CORONAVIRUS: IL LEGISLATORE DIMENTICA LA RISTORAZIONE ITALIANA

Fipe: "Dalle prime bozze che circolano del Decreto per misure urgenti di sostengo alle imprese, il Governo ignora totalmente l'esistenza di un settore, quello della somministrazione, che ha perso l'80% di fatturato anche per colpa delle follie comunicative di questi giorni"

 

Roma, 29 febbraio 2020 - Le imprese italiane della ristorazione e dell'intrattenimento, considerate da tutto il mondo il fiore all'occhiello dell'accoglienza italiana, sono invece trasparenti agli occhi del Governo e del legislatore italiano. Neppure una riga e neppure un provvedimento per sostenere le imprese di questo settore, fino a ieri trainante per il turismo e l'economia italiana, sono presenti nel decreto del Governo che dovrebbe essere pubblicato domani. I pubblici esercizi (bar, ristoranti, pizzerie, locali di intrattenimento e società di banqueting) sono quelli che più di ogni altro settore hanno pagato le follie comunicative di questi giorni e oggi vengono ripagati con il silenzio più assoluto.

"I nostri imprenditori e i nostri lavoratori - afferma Roberto Calugi Direttore Generale di Fipe, la federazione italiana dei pubblici esercizi - sono stanchi di essere invisibili per i politici e il legislatore. Non si stupiscano quindi se, entrando in un bar o in un ristorante, risulteranno invisibili a loro volta".



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Scheda sim non più utilizzata: occorre soprattutto cancellare il numero da social network e home banking

Scheda sim non più utilizzata: occorre soprattutto cancellare il numero da social network e home banking

Firenze, 29 Febbraio 2020. Vedersi svuotare il conto corrente online mediante il cambio dei dati di accesso e usando un vecchio numero che non si possiede più da anni. Pare impossibile, ma può accadere se si dimentica di aver nel tempo rilasciato il proprio numero a tanti soggetti e non si è provveduto ad aggiornarlo o cancellarlo in tutti i servizi, specie web, che si utilizzano o si sono utilizzati.
I vecchi numeri di telefonia mobile, infatti, non spariscono del tutto. La Delibera Agcom 26/08/CIR, nell'istituire il Piano di numerazione nel settore delle telecomunicazioni, all'Allegato A, art. 8 comma 7 prevede che i clienti di un gestore telefonico in possesso di una carta sim scaduta per mancanza di ricarica possono richiedere la riassegnazione del numero entro 24 mesi dalla data dell'ultima ricarica. Scaduto tale termine, il gestore può assegnare liberamente il numero. Non è possibile annullare per sempre un determinato numero di utenza, perché altrimenti occorrerebbe assegnare numeri contenenti sempre più numerose cifre.
La comodità, come sempre, si paga sotto altri aspetti: quelli della privacy e della sicurezza. Chi si vede riassegnare il numero può risalire ad un precedente intestatario utilizzando motori di ricerca web oppure l'apposita funzione di alcuni social network dove magari l'interessato, come non di rado accade, non ha aggiornato il proprio profilo. In tal modo è possibile ottenere dati personali del vecchio intestatario dell'utenza, tra cui magari un suo indirizzo email. Ed ecco allora entrare in gioco la funzione di recupero password degli account, con non pochi gestori che inviano un codice tramite sms. A quel punto, l'intruso può entrare nella casella email della vittima, ritrovandosi a portata di mano ogni sua informazione personale, tra cui magari gli account bancari dove replicare la procedura di recupero delle credenziali di accesso. Con un percorso più facile di ogni altro, insomma, si può entrare in possesso dei dati personali e dei rapporti bancari di persone del tutto
ignare.
Dal lato delle responsabilità, si rientra nel disposto del D.Lgs. 27/1/2010 n. 11, aggiornato dal D.Lgs. 15/12/2017 n. 218, secondo cui la responsabilità dell'utilizzatore del servizio è presente nei casi di comportamento fraudolento del medesimo ovvero al suo doloso o gravemente colposo inadempimento agli obblighi che l'art. 7 pone a suo carico riguardo la custodia delle credenziali. La prova di ciò spetta all'intermediario. Deve essere pertanto la banca a dimostrare l'accaduto, ma se a questa risultava un numero telefonico vecchio di almeno due anni, ecco dimostrata la colpa grave del cliente che impedisce il risarcimento. Se qualcuno reputasse improbabile l'avverarsi delle ipotesi sopra riportate, questo qualcuno farebbe bene a prendere provvedimenti informandosi sui criteri di sicurezza dei dati informatici, a partire dai propri.


Anna D'Antuono, legale, consulente Aduc, Associazione per i diritti degli utenti e consumatori


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mercoledì 26 febbraio 2020

CDM: COLDIRETTI, BENE DDL SU REATI ALIMENTARI, BUSINESS DA 24,5 MLD

CDM: COLDIRETTI, BENE DDL SU REATI ALIMENTARI, BUSINESS DA 24,5 MLD

 

Con il volume d'affari annuale del business delle agromafie che è salito a 24,5 miliardi è importante la riforma dei reati in materia agroalimentare per aggiornare le norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900, dalla lotta all'agropirateria e al falso made in Italy all'introduzione del reato di disastro sanitario fino alla possibilità di assegnare in beneficenza, alimenti e bevande confiscati che, seppure non commerciabili, siano utilizzabili e non dannosi per la salute. E' quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell'esprimere soddisfazione per l'approvazione nel Consiglio dei ministri del disegno di legge sui reati agroalimentari che fa diretto riferimento al testo di riforma predisposto da Giancarlo Caselli nell'ambito dell'Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti.

 

Nei 14 articoli che compongono il disegno di legge si rafforzano gli strumenti normativi contro illeciti agroalimentari: frodi, contraffazioni e agropiraterie. Il testo mira ad assicurare massima protezione alla filiera alimentare sin dal momento della produzione: sia a tutela del consumatore sia a tutela delle eccellenze nazionali Made in Italy. Le agromafie non solo si appropriano di vasti comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocano l'imprenditoria onesta, ma – continua la Coldiretti – compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l'immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy.

 

Le mafie – sottolinea Coldiretti – operano attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, caporalato e truffe nei confronti dell'Unione europea. Ma – continua Coldiretti  – viene condizionato anche il mercato della compravendita di terreni e della commercializzazione degli alimenti stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l'esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all'estero di centrali di produzione dell'Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l'immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy.

 

"Gli ottimi risultati dell'attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione" ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che "l'innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolosa la criminalità nell'agroalimentare che per questo va perseguita anche attraverso un'articolata operazione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi ad un contesto caratterizzato da forme diffuse di criminalità organizzata che alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli la salute delle persone".



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lunedì 3 febbraio 2020

Insolvenze: possibili scenari post-Brexit secondo Atradius

 

 

INSOLVENZE: POSSIBILI SCENARI POST-BREXIT SECONDO ATRADIUS

 

Amsterdam, 3 febbraio 2020 - A oltre tre anni dal voto per la Brexit, Regno Unito e Unione Europea si sono separati con un accordo strutturato di recesso. Venerdì 31 gennaio 2020 a mezzanotte (CET), l'uscita del Regno Unito è diventata realtà. Mentre ora l'attenzione si rivolgerà alle future relazioni commerciali tra il Regno Unito e l'Europa, gli impatti economici a breve termine per il Regno Unito continuano a creare difficoltà alle imprese.

 

Archiviata la Brexit, il Regno Unito può ora iniziare a negoziare nuovi accordi commerciali, il più importante dei quali riguarda le future relazioni commerciali con l'UE. Gli attuali accordi restano in vigore fino al 31 dicembre 2020. Tuttavia, i tempi stretti rendono come più probabile solo un accordo limitato, che potrebbe potenzialmente comportare una tormentata revisione nel 2021. Inoltre, se le due parti non riuscissero a negoziare un accordo commerciale entro la fine del periodo di transizione, rischierebbero di ricadere sotto regole del WTO. Le pressioni sul contesto economico e le incertezze sottostanti continuano a mettere a dura prova il Regno Unito e tutti i mercati dell'UE.

 

Il lungo periodo di incertezza ha creato un sentimento negativo, che persisterà probabilmente nel 2020 in assenza di indicazioni certe sulle future relazioni commerciali tra Regno Unito e UE. Dopo la stagnazione nel 2019, prevediamo che gli investimenti delle imprese nel Regno Unito rimangano stabili anche quest'anno, a causa della bassa fiducia e l'elevata incertezza. La crescita economica del Regno Unito dovrebbe rallentare all'1,0% nel 2020, in parte attenuata dal sostegno fiscale e monetario delle banche centrali. Molte imprese già significativamente debilitate da condizioni di volatilità iniziate con il referendum 2016, rimangono soggette al rischio insolvenza.

 

Le insolvenze commerciali nel Regno Unito potrebbero crescere ancora

 

Si prevede che le insolvenze continueranno a crescere nel Regno Unito, con un aumento del 7% o maggiore nel 2020. Allo stesso modo, è atteso un aumento delle insolvenze in gran parte dell'Europa, sebbene a un ritmo più moderato. Le insolvenze nel Regno Unito sono cresciute in modo significativo dal 2018, aumentando di un altro 8% su base annua nel 2019. Il settore del commercio al dettaglio continua a registrare un numero maggiore di insolvenze a causa della minore fiducia dei consumatori e delle dinamiche proprie del settore. Data la forte dipendenza dalle opportunità stagionali, i rivenditori spesso guardano alle vendite di dicembre per migliorare il fatturato. Purtroppo le vendite al dettaglio sono complessivamente diminuite a novembre e dicembre, secondo il British Retail Consortium.

 

Per i settori che dipendono dalle importazioni, in particolare l'alimentare e l'agricoltura, la Brexit continua a rappresentare una minaccia di maggiori costi di importazione e logistici che potrebbero essere difficilmente assorbiti. Il settore delle costruzioni, a sua volta, è già colpito da investimenti alquanto deboli, e  la minaccia dell'aumento dei costi per attrarre lavoratori, insieme alla perdita di manodopera qualificata composta da cittadini europei che lavorano nel Regno Unito, potrebbero aumentare ulteriormente il rischio di insolvenza.

 

Impatto più moderato sull'UE, ma aumentano i rischi al ribasso

 

Nel resto d'Europa, invece, l'impatto sulle insolvenze sarà più moderato, a parte quei Paesi con legami commerciali più stretti con il Regno Unito, come l'Irlanda, che hanno maggiori probabilità di essere esposte al rischio. L'impatto sulle insolvenze per altri importanti partner commerciali come Belgio, Paesi Bassi e Danimarca, e per il resto dell'Europa, dovrebbe essere visibile ma più limitato. Per quanto riguarda l'Italia, l'impatto diretto della Brexit sarà verosimilmente più limitato rispetto ad altri partner commerciali, data la minore incidenza dell'interscambio commerciale e degli investimenti.

Comunque, il clima rimane instabile e, nel complesso, il rischio di fallimenti aziendali è più elevato rispetto alle probabilità di un impatto più modesto. Si prevede che i settori industriali con una forte dipendenza dalle esportazioni nel Regno Unito, come quello automobilistico, tessile e dei beni ad alto valore tecnologico, subiranno un impatto più significativo.

 

Mentre le previsioni economiche generali rimangono modeste, le singole imprese continuano a conseguire successi, e quindi non deve essere sottovalutata l'opportunità di crescita commerciale, sia durante che oltre il periodo di transizione. Una delle chiavi del successo è una solida strategia di gestione del rischio, che combina l'accesso a una business intelligence  affidabile per consentire un processo decisionale consapevole e la capacità di proteggere l'azienda dai rischi commerciali.

 

 

 

Atradius
Atradius è un fornitore globale di assicurazione del credito, fideiussioni assicurative, servizi di recupero crediti e di informazioni commerciali, con una presenza strategica in oltre 50 Paesi. I prodotti offerti da Atradius proteggono le aziende di tutto il mondo dai rischi di insolvenza associati alla vendita di beni e servizi a credito. Atradius fa parte del Grupo Catalana Occidente, uno dei più grandi assicuratori in Spagna e uno dei maggiori assicuratori del credito del mondo.



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Migranti, Radicali: il vergognoso rinnovo del memorandum Italia-Libia oggi è realtà, sia sospeso subito

Migranti, Radicali: il vergognoso rinnovo del memorandum Italia-Libia oggi è realtà, sia sospeso subito

 

Nel pomeriggio di oggi, 2 febbraio, data in cui è stato rinnovato il memorandum Italia-Libia, gli esponenti di Radicali Italiani sono stati in presidio di fronte a Montecitorio per chiedere ai presidenti delle Camere e al Parlamento di portare in aula con urgenza il memorandum Italia-Libia e deliberarne la sospensione immediata. Sulle labbra dei partecipanti un bavaglio, perché, nonostante l'articolo 80 della Costituzione stabilisca che gli accordi internazionali di natura politica debbano passare per le Camere, questo non è avvenuto nel caso del memorandum Italia-Libia.  

"Oggi il vergognoso rinnovo del memorandum è divenuto realtà. Il nostro Governo conferma la volontà di contribuire a far sì che migranti e rifugiati in fuga dalla Libia siano regolarmente intercettati e portati indietro dalla Guardia costiera del Paese in conflitto, dove sono esposti alla violazione costante di diritti inviolabili, abusi di ogni genere, stupri, torture. Nei tre anni in cui l'accordo è stato in vigore, col nostro supporto finanziario alla Libia, abbiamo fatto sì che decine di migliaia di persone subissero questo destino. Di quanti altri crimini vogliamo macchiarci prima di dire basta?" dichiarano Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, Segretario, Tesoriera e Presidente di Radicali Italiani.

"Il Governo ripete che sarà possibile modificare il memorandum in qualsiasi momento successivo al rinnovo: lo sappiamo, ma non è questo che chiediamo, poiché significherebbe continuare a essere complici di quanto accade al di là del mare. Il memorandum deve essere sospeso subito. Anche il Consiglio d'Europa ha chiamato l'Italia a interrompere con urgenza la collaborazione con la Guardia costiera libica fino a quando non vi saranno garanzie circa la tutela dei diritti umani nel Paese, mentre l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati si è ritirato dal centro che ospita rifugiati e migranti a Tripoli, perché teme che l'area diventi obiettivo militare. Non sussistono più le condizioni minime sulle quali basare un siffatto accordo. Deve essere portato al più presto in aula, dove, contrariamente a quanto stabilito dall'articolo 80 della Costituzione, non è mai arrivato: chiediamo ai Presidenti delle Camere e al Parlamento di discuterlo e di determinare la sospensione immediata della sua efficacia".



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