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giovedì 5 dicembre 2019

La riforma del MES e il vero ruolo dell'Italia - Comunicato stampa MFE-GFE

LA RIFORMA
DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITA'
E IL VERO RUOLO DELL'ITALIA



In Italia, la discussione di questi giorni sul Meccanismo Europeo di Stabilità e la sua eventuale riforma è diventata l'ennesima occasione di scontro strumentale che dimostra le ambiguità che serpeggiano nella politica nazionale in merito alla posizione e al ruolo europei dell'Italia. Le polemiche su presunti retroscena del negoziato e le accuse di tradimento della patria non aiutano certo ad affrontare nel merito e con la necessaria responsabilità un tema cruciale per un Paese della zona Euro. Il dibattito sulla riforma del MES, che pure in sé rappresenterebbe un passaggio democratico importante, è del tutto fuorviante se non viene inserito in una seria riflessione sul completamento dell'Unione Economica e Monetaria e il futuro dell'Eurozona.
 
La classe dirigente italiana deve essere innanzitutto consapevole di rappresentare un Paese che ha non solo il terzo contributo più alto al capitale del MES, ma anche al contempo il più alto debito pubblico europeo dopo la Grecia in proporzione al PIL e che è dovrebbe essere dunque tra i più interessati alla costruzione di un'area monetaria stabile e resiliente.
 
Il MES è innanzitutto uno strumento per rendere possibile la solidarietà tra i Paesi dell'Eurozona. Insieme alle politiche della Banca Centrale Europea, ha consentito di superare la crisi del debito assicurando la tenuta della moneta unica. Il progetto di riforma discusso questa estate, tra i piccoli ma significativi passi avanti, ne amplia i compiti trasformandolo nel backstop del fondo unico di risoluzione bancaria, completando il secondo pilastro dell'Unione Bancaria, in grado quindi di intervenire in caso di crisi bancarie, come anche l'Italia chiede da anni. Rappresenta quindi un caso di mutualizzazione dei rischi, ovvero di maggiore solidarietà europea, che è però ancora imbrigliato in una logica intergovernativa in cui ogni decisione rappresenta un compromesso al ribasso per l'insieme dei cittadini europei.
 
Come ben ricordato ieri dal Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco il vero punto è che i sensibili miglioramenti proposti per il MES non sono sufficienti nell'ottica del completamento dell'UEM. Mancano ancora all'appello una garanzia europea sui depositi e soprattutto l'affiancamento, sul lato fiscale, di un bilancio federale adeguato che possa garantire la stabilità, la resilienza agli shock, e la crescita dell'Eurozona.
Queste devono essere le priorità da mettere sul tavolo, per non rendere il dibattito sul MES uno strumento di mera propaganda sulla pelle dei cittadini italiani ed europei. Questo è quello che un Paese fondatore come l'Italia dovrebbe fare.


Pavia, 5 Dicembre 2019


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venerdì 29 novembre 2019

Piccoli Comuni, c’è l’ok del governo a ritocco indennità. Pella e Castelli: “Questione di dignità”

     

Piccoli Comuni, c'è l'ok del governo a ritocco indennità
Pella e Castelli: "Questione di dignità"

 

"Durante la riunione di una delegazione di sindaci, guidata dal presidente dell'Anci Antonio Decaro, con il presidente Conte e con il ministro dell'Economia Gualtieri sulla manovra, abbiamo affrontato e ottenuto rassicurazioni anche riguardo alle indennità dei sindaci che guidano i piccoli Comuni. Indennità davvero irrisorie, in molti casi minori per entità del reddito di cittadinanza. E che evidentemente non ripaga, ma che quasi offende la dignità, di sindaci garanti davanti alle loro pur piccole comunità di responsabilità molto serie e gravose.

Un esempio, proprio di queste ore, è l'ondata di maltempo che ha travolto il Nord e la Liguria in particolare. Un altro esempio che si ripete da tempo è la difficoltà di trovare candidati alle elezioni proprio nei Comuni più piccoli. Circostanza, questa, che espone a un rischio la democrazia stessa. Avere ottenuto la disponibilità economica, già nella legge di bilancio, per innalzare le indennità di questi sindaci valorosi è una grande vittoria che abbiamo conseguito". E' quanto dichiarano Roberto Pella, vicepresidente vicario Anci e Massimo Castelli, coordinatore della Consulta dei piccoli Comuni della Associazione.

 

 

Roma, 27 novembre 2019



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lunedì 18 novembre 2019

Paolo Bongioanni: proposta di legge sugli abbruciamenti

Paolo Bongioanni: Proposta di legge sul divieto degli abbruciamenti.


In data odierna il consigliere regionale Paolo Bongioanni, Presidente della Commissione Cultura, Istruzione e Sport ha presentato una nuova proposta di legge che modifica la legge regionale numero 15 del 2018.

L'intervento trasla dal 1 novembre al 16 dicembre l'inizio del divieto per gli abbruciamenti di materiale vegetale nei terreni boscati.

"La richiesta dei sindaci, un'interlocuzione con la Federazione regionale Coltivatori Diretti e con l'Unione dei comuni Montani (UNCEM) – dice Bongioanni - ha consolidato un pensiero che avevo sviluppato parlando con tanti agricoltori e coltivatori delle nostre zone montane. Il sottobosco di castagno da frutto deve essere pulito e i residui vegetali eliminati; in una montagna che si spopola e viene considerata area svantaggiata è un paradosso considerarla alla stregua delle grandi città mettendo in continuazione balzelli vincoli legislativi che non possono far altro che aumentare lo spopolamento. Laddove, fra l'altro la castanicoltura costituisce una fonte di reddito per molte persone, la montagna non può pagare un prezzo così alto. Poter pulire i boschi e bruciare le foglie prima delle nevicate significa avere in primavera il sottobosco sfalciabile e pascolabileaumentare la sicurezza per quanto riguarda il problema idrogeologico permettendo all'acqua piovana di percolare nel terreno alimentare la falda superficiale e non di diventare piogge efficace che viene poi veicolata nel reticolo idrografico di montagna, e non ultimo permette altresì una miglior raccolta del frutto stesso. Quando si guarda la montagna bisogna avere la lucidità di mettere l'uomo al centro e lavorare affinché questa non si spopoli anzi bisogna dire grazie a chi ha il coraggio di viverci e lavorare."

La proposta di legge affronterà il normale iter legislativo e quindi verrà discussa prima in terza commissione e quindi in consiglio regionale.

"Spero – conclude Bongioanni - in una piena condivisione di tutti i 51 colleghi di consiglio giunta nell'interesse nostro, delle nostre valli e dei nostri grandi produttori di montagna".



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domenica 17 novembre 2019

Asili nido, Decaro: gestione dei fondi resti ai Comuni, conoscono esigenze delle famiglie

Asili nido, Decaro: gestione dei fondi resti ai Comuni, conoscono esigenze delle famiglie

 

"Bene i fondi per gli asili nido ma vanno fatti gestire ai Comuni. Che senso ha azzerare le  rette per gli asili in Comuni nei quali invece la necessità delle famiglie, ben nota agli amministratori locali, è aprirne altri, aumentarne i posti o prolungare gli orari delle attività? Rischiamo di far aumentare la domanda senza ampliare l'offerta, facendo esplodere le liste di attesa. I fondi che il governo vuole destinare agli asili nido devono essere affidati direttamente ai Comuni che devono poter decidere come utilizzarli". E' quanto dichiara Antonio Decaro, presidente Anci e sindaco di Bari.

 

 

Roma, 13 novembre 2019



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venerdì 15 novembre 2019

Certificazione benessere animale: proposta di Speranza e Bellanova è ingannevole per i consumatori


Oggi Twitterstorm delle associazioni di protezione animale e ambientale#bastainganni, #benessereanimale

Certificazione benessere animale: proposta di Speranza e Bellanova è ingannevole per i consumatori.
 Oggi dalle 11 alle 13 Twitterstorm delle associazioni di protezione animale e ambientale #bastainganni, #benessereanimale


CIWF, ENPA, Greenpeace e Legambiente esprimono estrema preoccupazione per il progetto di certificazione volontaria nazionale dei prodotti di origine animale, che per i suini da ingrasso prevederebbe un solo livello con criteri di pochissimo superiori ai limiti di legge.
Le associazioni chiedono un'etichetta che indichi chiaramente il metodo di allevamento per tutelare, oltre al benessere degli animali e l'ambiente, anche gli allevatori virtuosi, nonché il diritto di scegliere dei consumatori. 

"Un tentativo per sdoganare e imbellettare i prodotti da allevamento intensivo sul banco del supermercato", secondo le associazioni, questo rischia di diventare il progetto di certificazione del benessere animale portato avanti in maniera congiunta dal Ministero delle Politiche Agricole e dal Ministero della Salute e presentato lo scorso 21 ottobre, presso il Ministero delle Politiche Agricole, alle sole associazioni di allevatori, produttori e veterinari. 

Allo stato attuale nel nostro Paese proliferano in maniera selvaggia le più svariate etichette sul benessere animale che molto spesso hanno uno scarso impatto positivo sulla vita degli animali. Purtroppo però, il progetto dei due Ministeri che dovrebbe indicare ai consumatori, in maniera univoca, prodotti con caratteristiche superiori alla legge in termini di benessere animale, a oggi sembrerebbe proporre criteri al limite del rispetto della legge o di poco superiore a essa. 

Si tratterebbe, secondo le associazioni, di una presa in giro per i consumatori: basti pensare che quello che verrebbe definito "benessere animale" prevederebbe solo 0,1 mq in più di spazio per un suino di 170 kg, che avrebbe quindi a disposizione 1,1 mq invece che 1 mq previsto dalla normativa europea. Inoltre la certificazione riguarderebbe solo la fase di ingrasso e non comprenderebbe la riproduzione. La certificazione "benessere animale" sarebbe quindi attribuita a prodotti suinicoli provenienti da scrofe allevate in gabbia.  A questo si aggiunge che nessun livello superiore sembrerebbe essere previsto: questo significa che tutti gli allevatori virtuosi che già applicano criteri decisamente più sostenibili, anche i più piccoli, che dovrebbero essere maggiormente tutelati da chi dichiara di avere a cuore il Made in Italy, sarebbero danneggiati dall'impossibilità di distinguersi sul mercato. 

"Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di sostenere il sistema produttivo intensivo che provoca sofferenze agli animali, non consentendo loro di esprimere i propri comportamenti naturali, danneggia l'ambiente inquinando aria e acqua, impoverendo il suolo, minacciando la biodiversità e compromettendo seriamente il clima. Tutto questo anche a danno dei cittadini, cui non vengono fornite informazioni chiare riguardo ai prodotti che acquistano e che infine si trovano a pagare, attraverso le tasse, per i danni procurati da chi inquina", dichiarano le associazioni. 

Già decine di migliaia di cittadini hanno chiesto con una petizione che la certificazione volontaria nazionale preveda il metodo di allevamento in etichetta.
"È inaccettabile, come già accade purtroppo oggi, che al claim 'benessere animale' corrispondano prodotti provenienti indistintamente da animali allevati al pascolo, in stalla o legati tutta la vita, come nel caso delle vacche da latte. Questo deve cambiare e i cittadini hanno il diritto di ricevere informazioni corrette e di poter scegliere. Per questo chiediamo ai Ministri Bellanova e Speranza di cambiare rotta e creare una certificazione volontaria che preveda in etichetta il metodo di allevamento (es. in gabbia, in stalla, all'aperto) e quindi più livelli per le diverse specie", spiegano le associazioni. 

Le associazioni chiedono che sia elaborata al più presto una roadmap della transizione verso sistemi di allevamento più sostenibili con una conseguente politica fiscale, al fine di migliorare veramente il benessere degli animali, riducendo allo stesso tempo  i costi ambientali e quelli per la salute umana. I sussidi a sistemi che sono già definiti ambientalmente dannosi devono essere gradualmente eliminati a favore di sistemi di allevamento estensivi e all'aperto, che devono essere invece incentivati attraverso una Politica Agricola Comune coerente. È quanto definito negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'ONU, già recepiti in una Strategia Nazionale dal nostro Paese.

"Il nostro Governo non può parlare di sostenibilità e allo stesso promuovere una etichettatura che di fatto favorisce i sistemi intensivi. È davvero tempo  che il Governo dimostri che i suoi tanto decantati obiettivi di sostenibilità non sono solo vani proclami", concludono le associazioni.  



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mercoledì 6 novembre 2019

Manovra: Foccillo (UIL), a rischio autonomia Enti Pubblici di Ricerca

MANOVRA: FOCCILLO (UIL), A RISCHIO AUTONOMIA ENTI PUBBLICI DI RICERCA
NEL TES
 
"Il programma del nuovo Governo affermava di avere tra i suoi obbiettivi qualificanti 'il potenziamento della Ricerca' ma dal testo della manovra di bilancio che sta facendo il proprio ingresso in queste ore in Parlamento non ci sembra che ci sia questa volontà politica". Lo dichiara Antonio Foccillo segretario Confederale e Responsabile Università, Ricerca e Alta Formazione UIL che spiega: "Ci riferiamo in particolare al disposto dell'art. 29 della Legge di Bilancio in cui viene ridisegnata in profondità la filosofia dell'art. 9 del DLGS. N 218/2016, che determina un preoccupante ritorno alle rigidità ed ai controlli burocratici, in parte superati con la riforma del 2016 e tenacemente sostenuta dal sindacato e dagli Enti stessi".
 
"Ricordiamo, infatti, che l'art. 9 del succitato Dlgs. 218 riserva, in particolare, agli Enti Pubblici di Ricerca criteri di determinazione delle proprie spese per il personale complessivamente rapportate al parametro limite dell'80%. Ora l'art. 29 della proposta di legge finanziaria non solo riduce al 70% tale limite ma - fatto ancor più grave - stabilisce che il nuovo calcolo delle spese per il personale dovrà tenere conto di tutti i rapporti di lavoro in essere (dunque anche ai rapporti di lavoro "flessibili" e a quelli relativi al personale che insiste sui progetti finanziati con fondi "esterni"), continua Foccillo che aggiunge: "Viene, altresì, posto tetto del 5% di incremento annuo di spesa, sempre per il personale, anche per quegli Enti che pure rientrano nel calcolo dei nuovi e più restrittivi parametri".
 
"Ma non basta. Addirittura con una 'lungimirante visione di medio termine' si prescrive un percorso virtuoso di 'rientro' al 2025 che impone agli EPR che superino i nuovi limiti a rimettersi 'in regola' attraverso la riduzione del proprio "turn over" - spiega -. Infine, si statuisce l'invarianza, generalizzata, delle spese per il salario accessorio al 2018, addirittura con il rischio, in taluni casi, di una riduzione delle stesse".
 
"La nuova normativa, non solo comporterebbe un evidente "vulnus" sulla autonoma determinazione delle politiche occupazionali degli Enti Pubblici di Ricerca, ma avrebbe effetti sicuramente deleteri sulla contrattazione di 2° livello ed, in particolare finirebbe per comprimere irrimediabilmente tutte le potenzialità legate al disposto dell'art. 90 del CCNL ("Fondo per le progressioni economiche di livello") e dunque indebolendo, anche per questa via, le già insufficienti politiche di valorizzazione professionale dei lavoratori pubblici della Ricerca - conclude Foccillo -. Si tra un pericoloso quanto inaccettabile arretramento, rispetto al quale il sindacato metterà in campo tutta la sua forza di mobilitazione negli Enti Pubblici di Ricerca e nella Comunità scientifica in modo tale da far sì che il Parlamento lo modifichi radicalmente".

Roma, 6 novembre 2019




SETTORI RICERCA, UNIFERSITÀ E AFAM



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domenica 3 novembre 2019

Cultura, approvata legge sui servizi regionali

Cultura, approvata legge sui servizi regionali

Le norme riordinano completamente il settore. Leodori: un passo importante

                                

Il Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Mauro Buschini, ha approvato con 26 voti favorevoli e 9 astenuti la nuova legge sui servizi culturali regionali. Si tratta di norme che riordinano completamente il settore, partendo dalla "vecchia" legge del '97 e andando a comprendere anche la legge sugli ecomusei approvata nel 2017. Cuore del provvedimento che si rivolge a musei, archivi, parchi archeologici, istituti culturali e biblioteche, è il piano triennale di indirizzo che indica ambiti e priorità di intervento, i criteri per la selezione degli interventi, le iniziative promosse o attuate direttamente dalla Regione, la descrizione del quadro finanziario e la relativa ripartizione per settori, le modalità di concessione dei contributi. Dettati gli indirizzi, sarà il piano annuale degli interventi a entrare nel concreto sulla base delle disponibilità di bilancio.

 

La legge, inoltre, disciplina il ruolo della Regione e degli enti locali, con particolare attenzione alla Città metropolitana e al Comune di Roma. Mentre alla Regione spetta la programmazione, agli enti locali viene riservato un compito di strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi, di promozione dell'informatizzazione. Sono previste forme di associazione fra i Comuni per attuare indirizzi unitari di politica culturale.

La Regione interviene direttamente con finanziamenti agli istituti culturali sia per il funzionamento dei servizi che per lavori di recupero e restauro. E' previsto un albo regionale degli istituti culturali, l'iscrizione è il requisito essenziale per usufruire dei benefici previsti dalla legge. Viene istituito il Comitato degli istituti culturali regionali, composto da sette membri eletti a maggioranza da un assemblea alla quale possono partecipare tutti gli iscritti all'albo.

 

La legge, infine indica le caratteristiche delle diverse tipologie di istituto culturale, includendo anche gli ecomusei e i parchi archeologici, favorisce la creazione di sistemi dei servizi, per promuovere l'integrazione e la sperimentazione di forme innovative di fruizione a carattere multidisciplinare, disciplina la formazione del personale e prevede l'emanazione di uno più regolamenti attuativi da parte della Giunta che possono dettare ulteriori requisiti necessari per entrare nel sistema dei servizi regionali e per l'iscrizione all'albo.

 

Le nuove norme sono state illustrate in apertura di seduta dal vicepresidente della Giunta Daniele Leodori. "Serviva una nuova legge organica per disciplinare la materia – ha spiegato – per adeguare le norme al codice dei beni culturali. Dobbiamo rispondere ai mutamenti sociali e tecnologici che stiamo vivendo. Nella norma finanziaria vengono confermati gli stanziamenti previsti e le relative obbligazioni già assunte. Si tratta di 12 milioni per il 2019 e 7,5 milioni per il 2020. Per quanto riguarda l'annualità 2021, invece, sarà costituito un fondo apposito. Attualmente, per dare un'idea della portata della legge, nell'albo regionale in vigore sono presenti circa 400 servizi singoli (fra musei, biblioteche e archivi) e 20 raggruppamenti in sistemi".

 

E' iniziata poi la discussione generale. Il primo intervento è stato di Marta Leonori (Pd), che ha sottolineato "l'inserimento nel sistema delle norme sugli ecomusei, un vero fiore all'occhiello della nostra Regione, in questa maniera abbiamo un quadro complessivo su cui lavorare con gli investimenti importanti che abbiamo deciso".

Per il presidente della commissione Cultura Pasquale Ciacciarelli "serve un ulteriore sforzo: la cultura, insieme al turismo, può essere un volano eccezionale per far ripartire lo sviluppo della nostra Regione, facendo emergere i nostri tesori nascosti. Dobbiamo considerare questa proposta come un punto di partenza e non di arrivo".

Gaia Pernarella (M5s) ha parlato di "un anno importante per le istituzioni culturali del Lazio, in commissione abbiamo lavorato per dare un indirizzo preciso al piano triennale di programmazione, il vero cuore della legge, siamo intervenuti sulle qualifiche e sulle competenze degli operatori, sulle case museo, sull'ampliamento dei soggetti che possono accedere al sistema generale, in maniera da ampliare l'offerta cultura".

"Il nostro gruppo non è rappresentato in commissione – ha osservato Fabrizio Ghera (FdI) – questo è sicuramente un problema da risolvere perché non viene rappresentata un'area culturale importante. I  primi cinque anni di Giunta Zingaretti su questi temi non ci hanno soddisfatto, si è parlato soltanto a un mondo vicino alla sinistra, bisogna andare oltre. Dobbiamo avere la capacità di riflettere a 360 gradi".

La discussione generale è stata conclusa da Enrico Forte (Pd)  che ha puntato l'attenzione  sull'esigenza di rinnovare la legge 42: "E' stata negli anni un punto di riferimento anche per le altre Regioni. Il bilancio è ampiamente positivo: attraverso i finanziamenti stanziati dal '97 a oggi abbiamo creato un sistema importante di musei, biblioteche, archivi e sistemi tematici. Le modifiche che vengono introdotte aprono a nuovi soggetti, ampliano il campo a cui ci rivolgiamo, penso ad esempio ai beni ambientali, al turismo".

 

Prima della votazione finale è stato approvato un ordine del giorno presentato da Francesca De Vito (M5s) con il quale si impegna la Giunta a costituire un osservatorio sul personale dei servizi culturali. L'obiettivo è di avere un quadro sul numero, l'inquadramento, le carenze e individuare le modalità per superarle.



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mercoledì 30 ottobre 2019

TRASPORTO, APPROVATE LE NUOVE NORME PER IL NOLEGGIO AUTOBUS CON CONDUCENTE

TRasporto, approvate le Nuove norme

per il noleggio autobus con conducente

Semplificata e uniformata in tutto il territorio regionale la procedura per l'esercizio dell'attività, istituita la carta dei servizi, regolamentate le sanzioni per chi viola la legge

                                

Il Consiglio regionale del Lazio, presieduto nell'occasione da Giuseppe Cangemi, ha approvato con 27 voti favorevoli e 6 astenuti la nuova legge sul noleggio di autobus con conducente. Si tratta di disposizioni regionali che recepiscono la legge statale n. 218 del 2003 e il regolamento comunitario del 2009, norme che regolano la materia improntandosi ai principi di tutela della concorrenza e di trasparenza del mercato e affidano alle Regioni il compito di stabilire le modalità per il rilascio del titolo abilitativo e quello di istituire un registro delle imprese. Il testo approvato individua nei comuni i soggetti competenti al rilascio di tale titolo e rimette a un successivo regolamento della Giunta regionale l'attuazione delle relative disposizioni.

La legge nasce dall'unificazione di due proposte rispettivamente firmate da Emiliano Minnucci (Pd) ed Enrico Cavallari (gruppo misto). 


Punti più significativi sono la funzione della Regione e le modalità di rilascio delle autorizzazioni: non esistono limiti territoriali regionali per l'esercizio dell'attività. Come strumento per l'autorizzazione all'esercizio viene adottata la Segnalazione certificata di inizio attività (Scia), in capo al Comune dove l'impresa ha la sua sede, che andrà presentata allo Sportello unificato delle attività produttive (Suap). In sostanza, si recepisce la legge nazionale, uniformando le regole in tutta la Regione e adottando uno strumento più semplice e rapido. La definizione del dettaglio del contenuto della Scia è demandato a un regolamento, che dovrà essere adottato dalla Giunta, sentita la commissione consiliare competente, entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge. In capo alla Regione resta l'attività di controllo, attraverso una commissione, nella quale saranno rappresentati gli enti locali, le associazioni degli utenti e delle imprese, che acquisirà la documentazione dai singoli Suap, per valutare l'efficacia degli sportelli.

La Regione avrà anche il compito di tenere un registro, nel quale saranno annotati tutti i dati delle imprese, comunicati dai Suap.

Viene, poi, introdotta una carta dei servizi: lo schema tipo sarà predisposto dalla Giunta regionale, sentite le associazioni di categoria. Le imprese dovranno trasmettere la carta dei servizi adottata, con eventuali modifiche allo schema tipo allo Sportello unificato di riferimento.

Vengono, infine, disciplinate le sanzioni, adeguandole alla normativa nazionale, per eventuali infrazioni sulla sicurezza, le regolarità dell'attività, la documentazione, la qualità del servizio.


In sede di dichiarazione di voto Emiliano Minnucci ha sottolineato il lavoro di ascolto delle imprese e degli utenti che ha caratterizzato l'iter della proposta: "Facciamo un passo in avanti significativo per migliorare il settore, ora dobbiamo proseguire il lavoro anche su altri temi, a partire dal trasporto pubblico". Soddisfazione condivisa anche da Enrico Cavallari che ha sottolineato il lavoro fatto, sia in commissione che in Aula. Secondo Antonio Aurigemma (gruppo misto), annunciando l'astensione del suo gruppo ha spiegato che "si poteva fare di più, soprattutto per quanto riguarda la protezione delle aziende del Lazio, in un regime di concorrenza corretta. Accogliamo l'impegno della maggioranza a riprendere l'argomento in un futuro provvedimento". Astensione dichiarata anche da Fabrizio Ghera (FdI) per il quale "sono rimasti dei punti non condivisibili".  

Semplificazione, Decaro: “Nostra proposta di legge garantisce più efficienza ai cittadini. E snellire le procedure farebbe risparmiare”

Semplificazione, Decaro: "Nostra proposta di legge garantisce più efficienza ai cittadini. E snellire le procedure farebbe risparmiare"

 

"È legittimo che un Comune, che sia grande come Roma o piccolo come Morterone, che possa contare su diverse migliaia di dipendenti o soltanto su tre, sia obbligato a tenere aggiornate tra 100 e 150 informazioni e comunicazioni, a cadenze diverse, verso diverse articolazioni dello Stato? È davvero indispensabile che per un concorso bandito per assumere personale nei Comuni, quindi per risolvere una carenza ormai cronica di organico, si debbano attivare 16 procedure amministrative che assorbono fino a un anno e mezzo di tempo? Più ancora che legittima, io e tutti i sindaci italiani ci domandiamo se questa situazione sia logica" dichiara il presidente dell'Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro.

"La battaglia per la semplificazione amministrativa che abbiamo attivato oltre un anno fa raccogliendo suggerimenti e indicazioni da tutti i sindaci, parte da questo fatto. È una battaglia di liberazione. Per questo abbiamo chiamato la proposta di legge che oggi illustriamo alla commissione Affari istituzionali della Camera, "Liberiamo i sindaci". Liberando i sindaci, liberiamo le nostre comunità e rendiamo più semplice la vita ai cittadini. Non stiamo ponendo all'attenzione del parlamento questioni che stanno a cuore a qualche dirigente comunale. Si tratta di consentire ai sindaci di mantenere gli impegni assunti quando sono stati eletti, di garantire efficienza ai cittadini e anche di risparmiare. Per tutti gli obblighi informativi e di comunicazione di atti allo Stato, ogni Comune deve tenere impegnato almeno un dipendente, un istruttore amministrativo,  che costa 35mila euro all'anno. Se moltiplichiamo questo costo per il numero dei Comuni, solo snellendo le comunicazioni allo Stato risparmieremmo circa 280 milioni di euro. Siamo convinti che il parlamento sosterrà questa iniziativa che parte dai territori attraverso le proposte dei sindaci italiani".

 

Roma, 30 ottobre 2019



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giovedì 10 ottobre 2019

Protezione civile, Decaro risponde a Borrelli: “Per allerta efficace, snellire la filiera della comunicazione”

Protezione civile, Decaro risponde a Borrelli: "Per allerta efficace, snellire la filiera della comunicazione"

 

"Bene rafforzare i sistemi di allertamento della popolazione con piattaforme unitarie che possano comunicare direttamente ai cittadini l'immediato pericolo, gli allerta meteo severi e altre tipologie di rischi. Da tempo noi sindaci, attraverso l'Anci, abbiamo segnalato il sistema inadeguato degli "alert" gestiti a livello regionale con indici, colori e livelli di rischio differenti tra Regione e Regione, cosa che è stata omogeneizzata a livello nazionale grazie ad un lavoro del dipartimento di protezione civile, insieme ai Comuni e alle stesse Regioni. Adesso si passa al passo successivo è cioè evitare tempi morti tra l'esigenza di comunicare ai cittadini una situazione di pericolo che sta per manifestarsi e i diversi passaggi tra centri di competenza, Regioni, Prefetture, Province e infine i Comuni. Spesso in questa filiera complessa, e non sempre ordinatamente regolata, i sindaci sono stati quelli più esposti perché sono i terminali delle attività. La cosa importante è tenere sempre al centro l'interesse dei cittadini e in particolare rendere sempre più efficienti quei sistemi, grazie alle nuove tecnologie, che sulla Safety e Security possono fare la differenza e salvare vite umane in condizione di imminente pericolo". Lo dichiara il presidente dell'Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro.

 

 

Roma, 9 ottobre 2019



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lunedì 7 ottobre 2019

Legge di Bilancio: ANCI e UPI scrivono a Presidente Conte


Legge di Bilancio: ANCI e UPI scrivono a Presidente Conte

Decaro e de Pascale "Subito un tavolo per Città e territori"

 

Il rilancio degli investimenti locali, la messa in sicurezza del patrimonio pubblico, la stesura dell'Agenda urbana e di un nuovo piano per le periferie, risorse certe per garantire ai cittadini i servizi essenziali, la ristrutturazione del debito degli enti locali: sono queste le priorità su cui il Presidente di ANCI, Antonio Decaro, e il Presidente di UPI, Michele de Pascale, hanno chiesto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l'avvio di un confronto in vista della predisposizione della Legge di Bilancio 2020.

 

Non solo un incontro sottolineano nella lettera inviata al Presidente del Consiglio i due Presidenti, a nome dei sindaci che amministrano i Comuni, le Città metropolitane e le Province – ma l'apertura di un vero e proprio tavolo di confronto "per affrontare insieme questioni che se non risolte metteranno a rischio l'erogazione dei servizi essenziali ai cittadini" e condividere le possibili soluzioni, prima che la Legge di Bilancio sia approvata.

 

Roma, 7 ottobre 2019



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lunedì 23 settembre 2019

Amianto: INPS condannata dalla Corte di Appello di Bari al risarcimento contributivo per esposizione alla fibra killer di un tecnico di terra Alitalia

Amianto: INPS condannata dalla Corte di Appello di Bari al risarcimento contributivo per esposizione alla fibra killer di un tecnico di terra Alitalia

L'Avv. Ezio Bonanni, difensore del lavoratore e presidente ONA: "questa sentenza apre un nuovo filone sul riconoscimento dei diritti di coloro che hanno lavorato in Alitalia, anche come piloti"

 

Bari, 23 settembre 2019 – Il Presidente della Corte di Appello di Bari, Sebastiano L. Gentile, sconfessa il Tribunale di Trani, riforma la sentenza di I grado e condanna l'INPS ad accreditare le maggiorazioni contributive per esposizione ad amianto del dipendente Alitalia G.M. ai fini del prepensionamento. Il tecnico, ancora in vita, è stato esposto ad amianto utilizzato nella componentistica degli aeromobili, dalle guarnizioni, alle coibentazioni, alla struttura, compreso il vano motore, tanto da determinare un'elevata condizione di rischio che supera la soglia di 100 fibre/litro per una media giornaliera di 8 ore lavorative, per un periodo ultradecennale. "Nonostante il Tribunale di Trani avesse inizialmente negato il diritto all'indennizzo contributivo e quindi al prepensionamento, la pronuncia della Corte di Appello di Bari apre un nuovo filone sul riconoscimento di questi diritti per coloro che hanno lavorato in Alitalia, anche come piloti" – commenta l'avv. Ezio Bonanni, legale del lavoratore, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto e componente della Commissione Nazionale Amianto del Ministero dell'Ambiente. "In Puglia vi è un comportamento discutibile dell'INPS che nega il diritto al prepensionamento, e cioè l'applicazione dell'art. 13, comma 8 L. 257/92, per i lavoratori esposti ad amianto e che, per loro fortuna, non si sono ancora ammalati – prosegue – "come ONA siamo operativi sul territorio ormai da 11 anni e abbiamo intensificato sempre più la nostra attività in questa regione perché i problemi sono sempre gli stessi: condizione di rischio, aumento delle patologie da amianto, difficoltà ad ottenere da INPS e INAIL la tutela dei diritti dei lavoratori e dei familiari delle vittime".

L'ONA ha diverse strutture operative in Italia e si avvale della collaborazione del Prof. Luciano Mutti, oncologo di fama internazionale tra i massimi esperti mondiali nella ricerca sul mesotelioma. Tutti i cittadini possono rivolgersi all'associazione attraverso il numero verde 800 034 294. 



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martedì 17 settembre 2019

Legalità: Il Patto dei sindaci per la cura e la bellezza delle città

Legalità: Il Patto dei sindaci per la cura e la bellezza delle città

 

 

L'iniziativa di Anci e Legambiente parte dal paese di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore ucciso 9 anni fa. È aperta a tutti i primi cittadini che possono inviare la loro adesione scrivendo alla mail dedicata pattoperlabellezza@anci.it .

 

"Il manifesto per la bellezza che abbiamo immaginato è un patto dei sindaci che formalizza quell'impegno che è naturale per chi, come noi, ama il territorio del quale si occupa: la cura della bellezza e, per raggiungerla, l'attenzione ai beni comuni che compongono lo spazio urbano che ci è affidato, è l'oggetto di questo patto. Una intesa di mutuo sostegno dei sindaci per la difesa della bellezza e della legalità. L'obiettivo è individuare e adottare misure concrete e condivise per promuovere città pulite, ben pianificate, vivibili e sostenibili, città che non lascino indietro nessuno". Lo dichiara Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'Anci, lanciando la campagna di adesioni per il "Patto per la cura e la bellezza delle comunità", promosso dall'Anci con il Comune di Pollica, Legambiente e Slow Food Italia. Un Patto già sottoscritto da decine di sindaci. Tra loro Luigi de Magistris (Napoli), Beppe Sala (Milano), Dario Nardella (Firenze), Valeria Mancinelli (Ancona), Jacopo Massaro (Belluno) e Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria), ma anche da cinquanta amministratori di Comuni medi e piccoli di tutta Italia che hanno partecipato al lancio dell'iniziativa organizzata in occasione della consegna del premio Vassallo, in memoria del sindaco pescatore di Pollica (Salerno) assassinato nove anni fa.

 

Per inviare la propria adesione basta scrivere alla mail dedicata pattoperlabellezza@anci.it .

"Questo Patto – ha commentato Decaro – continua la missione del premio Anci dedicato a Vassallo: rendere feconda la missione di tanti sindaci che nelle loro città e nei loro paesi difendono la bellezza e la legalità, traducono la loro passione civile in atti, nelle buone pratiche di una bella politica".

 

 

Roma, 17 settembre 2019



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giovedì 12 settembre 2019

Normativa: AMIANTO, LE INSIDIE CHE SI NASCONDONO NEL NUOVISSIMO DECRETO FER1


DECRETO FER1, È DAVVERO UN ADDIO ALL'AMIANTO?

Appello alla semplificazione. Ecco le insidie che si nascondono nel Regolamento Operativo del GSE per l'iscrizione ai Registri e alle Aste

Il benvenuto al Decreto Fer1 rischia di durare pochissimo all'indomani della pubblicazione del provvedimento sulle fonti rinnovabili che prevede anche l'incentivazione alla realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici con agevolazioni per quelli installati in sostituzione delle coperture in amianto o eternit che hanno diritto, in aggiunta agli incentivi sull'energia elettrica, a un premio pari a 12 €/MWh su tutta l'energia prodotta. Ma è davvero così semplice l'accesso alle agevolazioni per chiunque decida di sostituire un tetto o una copertura in eternit? «In realtà no- spiega uno dei massimi esperti italiani in materia di fotovoltaico e presidente di Enerqos Energy Solutions Giorgio Pucci-. Purtroppo i tempi necessari all'ottenimento dei titoli autorizzativi sono molto più lunghi rispetto alle scadenze previste dal decreto per avere accesso agli incentivi attraverso le due modalità indicate: l'iscrizione ai registri e la partecipazione alle procedure d'asta che sono subordinate alla richiesta dei requisiti generali». Occorre ricordare che per l'accesso agli incentivi i bandi sono organizzati in quattro gruppi. Il gruppo A comprende impianti eolici e fotovoltaici di nuova costruzione; il gruppo A-2 impianti fotovoltaici i cui moduli siano installati in sostituzione di coperture di edifici e fabbricati rurali su cui è operata la rimozione dell'eternit o dell'amianto: in questo caso, la superficie dei moduli non può essere superiore a quella della copertura rimossa. Il gruppo B include impianti idroelettrici, impianti a gas residuati dei processi di depurazione di nuova costruzione, riattivazione o potenziamento; il gruppo C impianti oggetto di rifacimento totale o parziale. Sono, inoltre, potenziali beneficiari gli impianti di nuova costruzione, integralmente ricostruiti e riattivati, di potenza inferiore a 1MW; quelli oggetto di interventi di potenziamento, qualora la differenza tra la potenza post e pre intervento sia inferiore a 1 MW e, infine, gli impianti oggetto di rifacimento di potenza inferiore a 1MW. In riferimento, dunque, al gruppo A-2 spiga ancora Pucci: «Il Decreto Fer1 da una parte ha messo un po' di ordine all'interno del sistema dei registri, che prima non è mai stato sufficientemente funzionale agli obiettivi. Dall'altra, c'è tuttavia da rilevare, in riferimento agli impianti di potenza inferiore a 1MW, che la procedura per la partecipazione alla selezione dei progetti inserita nel Regolamento del GSE è insidiosa se non si dispongono già i requisiti, soprattutto quelli relativi all'ottenimento della SCIA (in media 30/45 giorni) e dell'adeguamento al TICA, Testo integrato delle connessioni attive (circa 60/90 giorni)». I tempi di svolgimento delle procedure decorreranno dal 30 settembre 2019 e, a seguire, ogni 4 mesi fino al 30 settembre 2021, per un totale di 7 bandi per i quali le richieste di iscrizione possono essere inviate esclusivamente nei periodi di apertura. La possibilità di dare un taglio netto all'amianto nel nostro Paese sarebbe realmente determinante per la salute pubblica. Tuttavia, tra l'entrata in vigore del testo (10 agosto scorso) e l'effettiva partenza della "macchina smonta amianto" potrebbe esserci la causa impediente all'effettiva funzionalità del decreto, calcolata sul fattore tempo e relativi termini. «In conclusione, non è corretto dire che gli incentivi siano destinati a chiunque decida di rimuovere il tetto in eternit o coperture varie- chiosa Pucci-. Lo sarebbe se l'appello al nuovo Governo, di semplificazione dei tempi, dei requisiti e delle procedure fosse accolto».



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Normativa: AMIANTO, LE INSIDIE CHE SI NASCONDONO NEL NUOVISSIMO DECRETO FER1


DECRETO FER1, È DAVVERO UN ADDIO ALL'AMIANTO?

Appello alla semplificazione. Ecco le insidie che si nascondono nel Regolamento Operativo del GSE per l'iscrizione ai Registri e alle Aste

Il benvenuto al Decreto Fer1 rischia di durare pochissimo all'indomani della pubblicazione del provvedimento sulle fonti rinnovabili che prevede anche l'incentivazione alla realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici con agevolazioni per quelli installati in sostituzione delle coperture in amianto o eternit che hanno diritto, in aggiunta agli incentivi sull'energia elettrica, a un premio pari a 12 €/MWh su tutta l'energia prodotta. Ma è davvero così semplice l'accesso alle agevolazioni per chiunque decida di sostituire un tetto o una copertura in eternit? «In realtà no- spiega uno dei massimi esperti italiani in materia di fotovoltaico e presidente di Enerqos Energy Solutions Giorgio Pucci-. Purtroppo i tempi necessari all'ottenimento dei titoli autorizzativi sono molto più lunghi rispetto alle scadenze previste dal decreto per avere accesso agli incentivi attraverso le due modalità indicate: l'iscrizione ai registri e la partecipazione alle procedure d'asta che sono subordinate alla richiesta dei requisiti generali». Occorre ricordare che per l'accesso agli incentivi i bandi sono organizzati in quattro gruppi. Il gruppo A comprende impianti eolici e fotovoltaici di nuova costruzione; il gruppo A-2 impianti fotovoltaici i cui moduli siano installati in sostituzione di coperture di edifici e fabbricati rurali su cui è operata la rimozione dell'eternit o dell'amianto: in questo caso, la superficie dei moduli non può essere superiore a quella della copertura rimossa. Il gruppo B include impianti idroelettrici, impianti a gas residuati dei processi di depurazione di nuova costruzione, riattivazione o potenziamento; il gruppo C impianti oggetto di rifacimento totale o parziale. Sono, inoltre, potenziali beneficiari gli impianti di nuova costruzione, integralmente ricostruiti e riattivati, di potenza inferiore a 1MW; quelli oggetto di interventi di potenziamento, qualora la differenza tra la potenza post e pre intervento sia inferiore a 1 MW e, infine, gli impianti oggetto di rifacimento di potenza inferiore a 1MW. In riferimento, dunque, al gruppo A-2 spiga ancora Pucci: «Il Decreto Fer1 da una parte ha messo un po' di ordine all'interno del sistema dei registri, che prima non è mai stato sufficientemente funzionale agli obiettivi. Dall'altra, c'è tuttavia da rilevare, in riferimento agli impianti di potenza inferiore a 1MW, che la procedura per la partecipazione alla selezione dei progetti inserita nel Regolamento del GSE è insidiosa se non si dispongono già i requisiti, soprattutto quelli relativi all'ottenimento della SCIA (in media 30/45 giorni) e dell'adeguamento al TICA, Testo integrato delle connessioni attive (circa 60/90 giorni)». I tempi di svolgimento delle procedure decorreranno dal 30 settembre 2019 e, a seguire, ogni 4 mesi fino al 30 settembre 2021, per un totale di 7 bandi per i quali le richieste di iscrizione possono essere inviate esclusivamente nei periodi di apertura. La possibilità di dare un taglio netto all'amianto nel nostro Paese sarebbe realmente determinante per la salute pubblica. Tuttavia, tra l'entrata in vigore del testo (10 agosto scorso) e l'effettiva partenza della "macchina smonta amianto" potrebbe esserci la causa impediente all'effettiva funzionalità del decreto, calcolata sul fattore tempo e relativi termini. «In conclusione, non è corretto dire che gli incentivi siano destinati a chiunque decida di rimuovere il tetto in eternit o coperture varie- chiosa Pucci-. Lo sarebbe se l'appello al nuovo Governo, di semplificazione dei tempi, dei requisiti e delle procedure fosse accolto».



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martedì 27 agosto 2019

La Corte dei conti europea esamina nuove tecnologie di produzione/ trattamento delle immagini ai fini del monitoraggio della PAC



Lussemburgo, 27 agosto 2019

La Corte dei conti europea esamina nuove tecnologie di produzione/ trattamento delle immagini ai fini del monitoraggio della PAC

La Corte dei conti europea sta svolgendo un audit per valutare l'uso da parte dell'UE delle nuove tecnologie di produzione/trattamento delle immagini ai fini del monitoraggio della politica agricola comune (PAC). In particolare, esaminerà il sostegno fornito dalla Commissione europea e le pratiche in uso negli Stati membri e analizzerà le problematiche che ostacolano un'applicazione più rapida e diffusa di queste nuove tecnologie.

Ogni anno, gli Stati membri effettuano circa 900 000 controlli in loco sugli aiuti dell'UE nel settore agricolo. Tali controlli coprono tuttavia solo il 5 % dei richiedenti. Le nuove tecnologie di produzione/trattamento delle immagini, invece, possono fornire prove più complete delle attività agricole realmente svolte dagli agricoltori e della loro conformità alle norme della PAC.

La Corte ha pubblicato una rassegna preliminare all'audit sulle nuove tecnologie di produzione/trattamento delle immagini ai fini del monitoraggio agricolo. Questo tipo di documento fornisce ragguagli su un compito di audit in corso e intende costituire una fonte di informazione per tutti coloro che sono interessati alla politica o ai programmi oggetto dell'audit.

L'uso delle nuove tecnologie per il monitoraggio dovrebbe anche accrescere l'efficacia delle future misure climatiche e ambientali della PAC. Potenzialmente, può anche ridurre i costi dei controlli negli Stati membri, esaminando al contempo un numero maggiore di beneficiari.

Da circa due anni, il programma dell'UE che si avvale del satellite Sentinel di Copernicus fornisce immagini ad alta risoluzione disponibili gratuitamente. I dati forniti dal satellite possono facilitare i controlli concernenti, ad esempio, l'attività agricola svolta sulle parcelle, la classificazione delle colture o talune aree di interesse ecologico. La Commissione e gli Stati membri stanno promuovendo anche altri progetti, che prevedono l'uso di foto geo-referenziate e di droni e soluzioni per il monitoraggio dei terreni. Tutti offrono opportunità per monitorare la PAC in un modo più completo, efficace ed efficiente sotto il profilo dei costi.

L'audit della Corte valuterà se la Commissione europea e gli Stati membri abbiano preso provvedimenti per sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie in materia di immagini per il monitoraggio della PAC. In particolare, analizzerà se:

  • la Commissione abbia incoraggiato l'impiego diffuso delle tecnologie in questione;
  • gli Stati membri abbiano preso provvedimenti per porle in atto.

L'audit prevede anche visite informative in quattro Stati membri che hanno iniziato a utilizzare le immagini satellitari per il monitoraggio della PAC, ossia Belgio, Danimarca, Italia e Spagna.

 

Nota agli editori

La pubblicazione della relazione di audit è prevista per l'inizio del 2020.



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martedì 20 agosto 2019

Donazione organi, firmato il regolamento sul Sistema informativo trapianti (Sit). Giulia Grillo: “Dopo 20 anni passaggio fondamentale per l’applicazione della legge sul silenzio-assenso”

Donazione organi, firmato il regolamento sul Sistema informativo trapianti (Sit).

Giulia Grillo: "Dopo 20 anni passaggio fondamentale per l'applicazione della legge sul silenzio-assenso"

 

 

Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha firmato il decreto ministeriale che contiene le norme del regolamento sul Sistema Informativo Trapianti (Sit), previsto dalla legge n. 91 del 1° aprile 1999, che regola il principio del silenzio-assenso sulla donazione di organi.

 

"Abbiamo finalmente sbloccato dopo vent'anni un passaggio fondamentale per l'applicazione del silenzio-assenso previsto dalla legge sulla donazione degli organi approvata nel 1999, ma rimasto lettera morta. Due decenni sono troppi per attuare una legge di civiltà di cui il Paese ha bisogno. Potranno così essere salvate molte più vite, ma per farlo i cittadini  devono essere adeguatamente informati e consapevoli e per questo lanceremo una nuova campagna informativa" dichiara il ministro Grillo.

 

Il Sit regolamenta la tracciabilità e la trasparenza dell'intero processo di donazione-prelievo-trapianto di organi. Il decreto ministeriale contiene anche disposizioni relative al Registro nazionale dei donatori di cellule per la procreazione medicalmente assistita eterologa, prevista dalla legge 190 del 2014.

 

Nei prossimi mesi inoltre saranno attuate le altre prescrizione della legge 91/1999, cioè l'adeguamento dell'Anagrafe nazionale degli assistiti (Ana) in tutte le aziende sanitarie.

giovedì 15 agosto 2019

VIOLENZE: UECOOP, 300MILA ANZIANI IN CASE RIPOSO, BENE CONTROLLI

VIOLENZE: UECOOP, 300MILA ANZIANI IN CASE RIPOSO, BENE CONTROLLI

Con aumento longevità cresce bisogno cure e assistenza qualificata per la terza età

 

Con 300 mila anziani in casa di riposo in Italia bene i controlli delle forze dell'ordine per evitare abusi e illegalità. E' quanto afferma Uecoop, l'Unione europea delle cooperative, su dati Sistan in relazione all'indagine della polizia che ha portato all'arresto 9 operatori di una struttura assistenziale di Rovigo accusati di maltrattamenti agli anziani ospiti. L'aumento della speranza di vita con l'invecchiamento della popolazione fa crescere il ruolo delle residenze per la terza età – sottolinea Uecoop – a fronte di una disponibilità di posti letto che in Italia è la metà di quella della Francia ed appena 1/3 rispetto alla Germania evidenzia Uecoop su dati Isimm. E' quindi sempre più importante da un lato garantire una risposta alla maggiore richiesta di assistenza e dall'altro – rileva Uecoop - puntare sulla formazione di personale altamente qualificato sia per le conoscenze tecniche che per l'approccio psicologico e la consapevolezza di un ruolo che va aldilà della semplice figura infermieristica. 

 

Anche perché con oltre 4,3milioni di persone over 80 nel 2019, +3% rispetto all'anno prima – evidenzia Uecoop – lo scenario è quello di una società con una componente anziana importante che ha bisogno di cure e servizi a fronte di network familiari con minori capacità di assistenza rispetto ai parenti più avanti negli anni e con maggiori problemi di autosufficienza. In base agli ultimi dati disponibili – spiega Uecoop –1 anziano su 3 ha gravi difficoltà a prepararsi da mangiare, fare la spesa, prendere le medicine, pulire la casa, mentre addirittura più dell'11% ha problemi a prendersi cura di se stesso: dal fare il bagno o la doccia a sdraiarsi o sedersi sul letto fino a indossare abiti o svestirsi. Una situazione – afferma Uecoop – che impone di organizzare un sistema di welfare in grado di soddisfare la domanda di assistenza e servizi delle famiglie italiane potenziando la collaborazione fra il settore pubblico e quello privato.

 

Una crescita della domanda di assistenza che ha già portato a un aumento del 40% dei posti letto nelle case di riposo private nel decennio compreso fra il 2006 e il 2016 con rette che vanno in media dai 1.500 ai 3.000 euro al mese – rileva Uecoop – mentre 500 milioni di euro sono state investititi negli ultimi anni da parte di società italiane e straniere per comprare strutture fra Lombardia, Piemonte, Lazio e Toscana. Le dinamiche demografiche in corso impongono una riorganizzazione complessiva del sistema di welfare a livello nazionale considerando che – conclude Uecoop – gli anziani non autosufficienti diventeranno 5 milioni nel prossimo decennio.



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