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venerdì 31 gennaio 2020

Nuova normativa sul bollo auto nel caos: maggiori oneri per oltre 1 milione di veicoli, minori introiti per l'Erario e rischio boom evasione - COMUNICATO STAMPA

Chiediamo al Governo di porre rimedio, posticipando l'entrata in vigore della norma fino a quando non saranno disponibili procedure adeguate che consentano di adempiere all'obbligo.

Nuova normativa sul bollo auto nel caos: maggiori oneri per oltre 1 milione di veicoli, minori introiti per l'Erario e rischio boom evasione

ANIASA: "l'ennesimo esempio di cattiva gestione che riporta indietro di 30 anni il pagamento del bollo auto per le auto aziendali. Il Governo deve intervenire subito!"


Roma, gennaio 2020 – Una norma che aumenta la burocrazia e i costi per chi usa l'auto aziendale (150mila clienti tra aziende, privati e PA), che produrrà minori introiti per l'Erario, con il rischio concreto di una forte crescita dell'evasione della tassa automobilistica e di un boom di contenziosi connessi al mancato o non corretto pagamento del bollo. A distanza di due giorni dalla scadenzadopo un mese di attesa, è praticamente impossibile procedere al pagamento per le flotte e si è costretti a seguire procedure antiquate, di oltre 30 anni fa. Chiediamo al Governo di intervenire urgentemente, posticipando l'entrata in vigore della norma fino a quando non saranno operative procedure che consentano di adempiere all'obbligo.

 

E' questa la denuncia e la richiesta di immediato intervento indirizzata da ANIASAl'Associazione che all'interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilitàin una lettera aperta ai Ministri dell'Economia e dei Trasporti.

 

Tutto nasce dalla norma (fortemente criticata dagli operatori) inserita nel DL Fiscale, approvato a fine anno, che prevede a partire dal 1° gennaio 2020 un cambiamento epocale per il pagamento del bollo auto, cui ora è tenuto non più il proprietario del veicolo, bensì il suo utilizzatore, in base alla Regione di residenza.

Per quasi 150.000 clienti (85.000 aziende, 3.200 PA e 60.000 soggetti privati) che utilizzano oltre 1 milione di veicoli a noleggio residenti in venti regioni con altrettante specifiche regolamentazioni, si tratta di un assurdo passo indietro, l'esatto contrario del concetto di smart mobility; soprattutto in quanto lmisura è di complessa applicazione e rischia di produrre pericolosi effetti inattesi. Per il 2020 sono stimate 3.500.000 operazioni di pagamento.

 

Ad oggi risulta impossibile anche per i proprietari dei veicoli effettuare in via informatica i pagamenti per i quasi 700.000 veicoli le cui targhe risultano all'Archivio Nazionale dei Veicoli. Per questi occorre seguire una procedura totalmente avversa alla digital economy: è necessario quindi recarsi fisicamente presso gli uffici preposti, presentando carta di circolazione e copia del contratto per ogni singola targa.

 

La norma, così come è strutturata:

• farà nascere un forte contenzioso tributario a livello locale e nazionale (oggi inesistente), dovuto al mancato o al non corretto pagamento del bollo auto;
• pone inattesi problemi di gestione e di bilancio per 3.200 Pubbliche Amministrazioni, che utilizzano i servizi delle flotte a noleggio lungo termine, in relazione agli importi complessivi ed ai maggiori costi amministrativi;
• annulla il positivo ruolo di correttezza fiscale del settoredel noleggio per puntualità e completezza nei pagamenti, con un prevedibile sensibile incremento dei ritardi, dell'evasione e dei costi per il recupero delle somme non pagate; 
• genera minor gettito di IVA in considerazione del fatto, che con la precedente normativa, il pagamento del bollo era conteggiato nella formulazione del canone di noleggio;
• grava le imprese di noleggio veicoli di nuovi oneri operativi,stravolgendone l'offerta di servizi;
• complica le attività inerenti il pagamento del superbollo.

 

"Un provvedimento nato male e gestito peggio, in totale antitesi con la tanto declamata semplificazione amministrativa, checomplica la vita del contribuenteChiediamo al Governo", evidenzia Massimiliano Archiapatti – Presidente di ANIASA, "di correggere repentinamente il tiro per gestire questa transizione nel pagamento della tassa automobilistica e scongiurare il black-out tra amministrazioni locali, garantendo maggiore chiarezza sulle procedure da seguire. Intanto, riteniamo necessario posticipare l'applicazione della disposizione. Siamo a disposizione dei Ministeri, dell'ACI e della Conferenza Stato-Regioni per risolvere un problema che riguarda una realtà sempre più significativa e in costante sviluppo nell'ambito della mobilità nazionale".



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martedì 28 gennaio 2020

Data Privacy Day 2020 – Siamo solo all’inizio della conformità. Il commento di Proofpoint

Data Privacy Day 2020 – Siamo solo all'inizio della conformità

Qui di seguito il commento di Adenike Cosgrove, cybersecurity strategist, international di Proofpoint:

 

"Il Data Privacy Day offre alle organizzazioni un momento importante per riflettere se stanno facendo davvero abbastanza per proteggere i dati dei loro clienti dalle minacce IT. Anche se le normative sulla sicurezza delle informazioni, come il GDPR, hanno favorito l'avvio di dibattiti e conversazioni e portato le aziende a pensare in modo diverso alla protezione, siamo solo al punto di partenza. Il fatto che un'azienda sia conforme a un regolamento non significa necessariamente che stia facendo tutto il possibile per proteggere i dati dei propri clienti. Ad esempio, secondo il GDPR, il principio di integrità e riservatezza stabilisce che le organizzazioni debbano attuare "adeguati controlli di sicurezza" per salvaguardare i dati personali. Tuttavia, il regolamento non definisce cosa significhi realmente "adeguato". Un'organizzazione potrebbe sostenere che l'implementazione di un antivirus di base e di corsi di formazione annuali sulla sicurezza dei dati per il personale siano "adeguati". Questo può essere tecnicamente conforme alle normative, ma è davvero sufficiente a mantenere i dati al sicuro da attacchi dolosi e violazioni? Il panorama attuale delle minacce informatiche è cambiato radicalmente, con aggressori malintenzionati che privilegiano attacchi sofisticati e mirati perpetrati utilizzando tecniche di ingegneria sociale per capitalizzare le vulnerabilità umane. In breve, una sicurezza "adeguata" non è sufficiente. Proteggere dalle minacce richiede una strategia altrettanto sofisticata che salvaguardi persone, processi e tecnologia in modo costante. La compliance è spesso vista come un esercizio di check-box e può essere aperta a interpretazioni, quindi diventare conforme a normative come il GDPR non dovrebbe essere uno dei driver primari di sicurezza. La conformità è un passo importante del processo in quanto può aiutare un'azienda a scoprire i gap di protezione, ma deve essere vista solo come un punto di partenza nel cammino verso la vera protezione dei dati e la sicurezza delle informazioni. Al di là di "flaggare" la casella relativa alla compliance, le organizzazioni devono adottare le best practice del settore, comprendere il loro profilo di rischio individuale e implementare strategie di sicurezza focalizzate sulle persone". 



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venerdì 24 gennaio 2020

Gambling: Bologna, il Tar Emilia promuove il distanziometro: "La tutela della salute rende necessaria una riduzione dei punti di gioco"

Bologna, il Tar Emilia promuove il distanziometro: "La tutela della salute rende necessaria una riduzione dei punti di gioco"

 

Via libera al "distanziometro" previsto dal regolamento del Comune di Bologna per la sale da gioco. 

Il Tar Emilia Romagna ha bocciato in blocco il ricorso presentato dai gestori di sette sale scommesse contro la norma che prevede almeno 500 metri di distanza tra attività legate al gioco e luoghi sensibili come scuole e chiese, riferisce Agipronews. 

Netta la posizione del tribunale amministrativo, per il quale il proliferare delle sale - soprattutto dopo la sanatoria del 2015 - ha imposto l'intervento dell'Amministrazione: «La sostanziale liberalizzazione, che forse troverà una moderazione in occasione della prossima gara nel 2020, ha richiesto una reazione sul piano sanitario che non può non comportare una tendenziale riduzione dei punti in cui è possibile svolgere quelle attività a rischio di ludopatia», si legge nei provvedimenti. I giudici ricordano che la delibera comunale prevedeva anche una proroga da sei mesi a un anno per le sale che avrebbero deciso di delocalizzare l'attività e spostarsi in una nuova sede. 

Una possibilità economicamente poco vantaggiosa per i gestori, a cui però il Tar non fa sconti: «È evidente che delocalizzare comporta oneri aggiuntivi che si giustificano in relazione ai benefici per la collettività che ne potranno derivare - si legge ancora - ma bisogna dimostrare di aver almeno tentato di trovare un'alternativa, cosa che potrebbe consentire al Comune di prorogare il momento della chiusura del punto che non rispetta le distanze». D'altra parte, se fosse troppo difficile cambiare sede delle sale scommesse, «tutti i punti vendita dovrebbero essere costretti a spostarsi senza trovare una valida alternativa, ma non risulta che ciò sia accaduto». Per questo motivo i giudici sono scettici anche sul presunto "effetto espulsivo" della norma nei confronti delle attività di gioco: «Questo effetto, ammesso che la tesi esposta sia corretta - cosa che richiederebbe un'approfondita verificazione o consulenza - non è il frutto di atti illegittimi, ma di una disciplina che avrebbe favorito eccessivamente la tutela della salute pubblica rispetto all'iniziativa economica» e non è dunque contestabile. «Il diritto alla libertà di iniziativa economica privata non è assoluto - conclude il Collegio - poiché può esercitarsi nel rispetto dell'utilità sociale, della sicurezza, della libertà e della dignità umana». 

LL/Agipro



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Unione Naz. Consumatori su Facebook e Antitrust: bene, è una nostra vittoria

Antitrust: avviato procedimento di inottemperanza per Facebook  

UNC: bene, ottima notizia, era nostro l'esposto

 

L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un procedimento di inottemperanza nei confronti di Facebook per non aver attuato quanto prescritto nel proprio provvedimento del 29 novembre 2018.

"Bene. Ottima notizia. Era una nostra vittoria la segnalazione all'Antitrust che produsse la sanzione per quella pratica commerciale scorretta" afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

"Oggi, quindi, non possiamo che esprimere soddisfazione per l'avvio del procedimento. Anche se il Tar aveva dimezzato la sanzione, ha confermato la nostra tesi rispetto alla fase cruciale che riguarda la registrazione dell'utente, al quale, fin dal suo primo accesso, va data un'informazione chiara e completa, che dia evidente richiamo ad eventuali usi per fini commerciali dei dati forniti. Insomma, i nostri dati contano e la loro cessione deve essere consapevole" conclude Dona.



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giovedì 23 gennaio 2020

ADUC - Associazione Diritti Utenti e Consumatori: Targhe estere, divieto di circolazione per residenti in Italia viola diritto europeo e internazionale

Targhe estere, divieto di circolazione per residenti in Italia viola diritto europeo e internazionale

Firenze, 23 Gennaio 2020. Da gennaio 2019 i residenti in Italia da più di 60 giorni, alla guida di un'auto con targa estera, rischiano di subire pesanti sanzioni. La multa può arrivare a 2.848 Euro e il veicolo è sottoposto a sequestro: la carta di circolazione viene trattenuta dagli agenti accertatori e l'auto deve essere condotta dal luogo di accertamento fino a un luogo privato di deposito. Da quel momento in poi l'auto non potrà più circolare fino a che non sarà immatricolata in Italia o si decida di condurla fuori dal territorio nazionale, previa regolare autorizzazione (foglio di via) rilasciata dalla motorizzazione.

Il divieto è stato inserito nell'art. 93 del codice della strada dal primo decreto sicurezza del Governo Giallo-Verde e prevede solo poche eccezioni. A nostro avviso, tale divieto è incompatibile con una serie di normative internazionali, applicabili in materia, che lo rendono illegittimo e incostituzionale.

In particolare, la direttiva europea n. CEE 83/182, vieta agli Stati membri di imporre imposte sulla circolazione (il bollo) di auto immatricolate all'estero che circolano per un massimo di 6 mesi nel corso di un anno sul territorio italiano. Per godere di questa franchigia è, inoltre, necessario che il conducente abbia la "residenza normale" all'estero. Il concetto di residenza normale prescinde dalla residenza anagrafica e si determina, ai sensi dell'art. 7 della stessa direttiva: "si intende per «residenza normale» il luogo in cui una persona dimora abitualmente, ossia durante almeno 185 giorni all'anno (...)Tuttavia, nel caso di una persona i cui legami professionali siano situati in un luogo diverso da quello dei suoi legami personali e che pertanto sia indotta a soggiornare alternativamente in luoghi diversi situati in due o più Stati membri, si presume che la residenza normale sia quella del luogo dei legami personali, purché tale persona vi ritorni
regolarmente. (…) La frequenza di un'università o di una scuola non implica il trasferimento della residenza normale."

Da quanto sopra deriva che ci si può opporre al verbale se, al momento dell'accertamento,
A) si ha la residenza anagrafica in Italia da più di 60 giorni ma non si ha la residenza normale, cioè che si abiti in Italia da meno di 6 mesi,
oppure se,
B) a prescindere dal tempo di residenza in Italia, si è studenti stranieri in Italia o si lavora in Italia ma il centro della propria vita personale (legami familiari) è in un altro Paese.

Per fare ricorso contro la multa è però essenziale non aver pagato la sanzione pecuniaria in misura ridotta al momento dell'accertamento su strada. Infatti, il pagamento in misura ridotta implica la rinuncia al ricorso in opposizione. Purtroppo, l'automobilista sarà spesso indotto a pagare la sanzione in misura ridotta direttamente all'agente accertatore perché, avendo il veicolo targa estera, sarà minacciato di fermo amministrativo immediato (art. 207 , comma 3, Codice della strada), che comporta la rimozione del veicolo con carro attrezzi e deposito presso un custode, ovviamente, con ulteriori costi.

C'è però un modo per salvare capra e cavoli: si deve chiedere di pagare una cauzione, assicurandosi che di ciò sia fatta espressa menzione nel verbale di accertamento, che, nel caso di auto con targa europea, corrisponde all'ammontare della sanzione in misura ridotta (art. 207, comma 2 e 2 bis). In questo modo si può evitare il fermo immediato e proporre opposizione entro il termine di 30 giorni al giudice di pace.

Se però si paga la multa in misura ridotta, e quindi non è più possibile impugnare il verbale di accertamento, crediamo che ci sia comunque un rimedio. Riteniamo infatti che nelle circostanze A) e B) sopra descritte, la sanzione emessa sia comunque illegittima, perché la norma a monte è in contrasto con il diritto europeo. Si potrebbe, dunque, tentare una domanda di risarcimento del danno patrimoniale (importo della sanzione e danno da fermo del veicolo) contro la Repubblica Italiana per violazione del diritto europeo.

Se si è stati colpiti da un verbale che si crede illegittimo e non ci si rassegna non esitate a contattarci (3) per valutare insieme le possibili azioni.



Aaron Jorgos Lau, legale, consulente Aduc


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Buy and share. Antitrust blocca siti web, che continuano ad imperversare anche grazie alle illusioni dei consumatori

Buy and share. Antitrust blocca siti web, che continuano ad imperversare anche grazie alle illusioni dei consumatori

Firenze, 23 Gennaio 2020. L'Antitrust ha deciso la sospensione di alcuni siti web legati alle vendite cosiddette "buy and share": prezzo mozzafiato, paghi un anticipo, di metti in lista e speri che altri si iscrivano a questa lista sì da arrivare in cima, e solo allora potrai acquistare il tuo prodotto (in genere elettronica da consumo) al prezzo mozzafiato. Questo quanto viene promesso. La realtà: le liste sono eterne, non possono essere abbandonate (pena la perdita dell'anticipo) se non acquistando il prodotto ad un prezzo molto più alto del mercato. Il meccanismo è tra l'illegalità e la legalità, visto che assomiglia al "sistema piramidale" che è fuorilegge. Alcune di queste società, più di ogni tanto, spariscono col bottino. L'Antitrust interviene con blocchi, chiusure e multe (quasi mai pagate ché mediamente sono società più o meno farlocche), e il consumatore rimane col cerino in mano.
Aduc è da anni in prima fila a denunciare, con risultati, questo meccanismo. Antitrust interviene spesso. Ma le erbacce, si sa, se il terreno non viene tenuto bene, crescono a dismisura. Nel nostro caso il terreno tenuto male si manifesta in due modi:
- l'informazione sul web che, nonostante ci siano molti allerta contro questo tipo di transazioni, imperversa, con molte "fake";
- l'acquirente è sempre in agguato, come lo sconto e l'occasione di acquisto sono all'ordine del giorno… e, tra un "black fryday", un "cyber monday", un "single day" e un "Saldi", si prende l'abitudine che il mercato non può che essere sempre e comunque super scontato… e perché non provare da acquistare un telefonino ad un terzo del prezzo di mercato?
Morale:
Ci sono i delinquenti in circolazione, grazie ad una libertà di commercio che per alcuni sembra che sia solo occasione per meglio delinquere, e grazie agli insufficienti controlli da parte delle autorità. Ma continuano anche ad esseri in giro i cosiddetti allocchi. Quelli a cui, anche se gli dici in continuazione che un telefonino che costa 1000, se si trova sul mercato a 400, è molto probabile che ci possano essere problemi… ma che di fronte alla "occasione" è come se non tu gli avessi parlato in aramaico, anche se magari provano a "prendere" l'occasione da un web con sede in una isoletta dell'oceano Pacifico dove nessuna legge di nessun mondo potrà mai arrivare, o l'occasione di un web della cui proprietà non sanno nulla, e che se cercano qualcosa in web continuano a non sapere nulla oppure raccolgono "tuoni e fulmini"… ma tanto vale provare. E magari poi vanno alla Polizia postale, o all'Aduc a reclamare i propri diritti.
In questo contesto oggi arriva la benefica iniziativa dell'Antitrust. Speriamo che in tanti ci si possa dare una mano.



Vincenzo Donvito, presidente Aduc


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Unione Naz. Consumatori su Antitrust: basta catene di Sant'Antonio

Antitrust: sospesi siti con meccanismo vendita buy and share

UNC: bene, vittoria dei consumatori

 

L'Antitrust ha sospeso alcuni siti che vendevano prodotti secondo il meccanismo di buy and share.

"Bene, vittoria dei consumatori!" afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

"Basta con la versione moderna delle vecchie catene di Sant'Antonio, ossia con offerte commerciali vantaggiose, ma condizionate in realtà dall'adesione di altri consumatori. Peggio ancora se poi i prodotti non sono realmente disponibili e non vengono nemmeno consegnati" prosegue Dona.

"L'E-commerce rappresenta l'unica forma distributiva del commercio in crescita, con incrementi delle vendite spesso a due cifre. Ma lo sviluppo delle vendite on line in Italia non ha ancora raggiunto i livelli di diffusione dei principali Paesi europei e questo anche perché, troppo spesso, viene tradita la fiducia del consumatore con pratiche scorrette. Da qui l'importanza dell'intervento di oggi dell'Authority" conclude Dona.



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sabato 18 gennaio 2020

Riders, a Napoli arriva la “Carta” dei diritti fondamentali

Riderà, a Napoli arriva la "Carta" dei diritti fondamentali

In Italia il 12 percento dei lavoratori è a "rischio povertà": lo dice l'Istat nel suo ultimo, drammatico rapporto che introduce alcuni termini che purtroppo stanno diventando familiari e che raccontano storie che non possono passare sottotraccia. Come quello dei Riders e degli altri lavoratori della "gig economy" ("economia dei lavoretti"): facchini, fattorini, badanti a chiamata e tanti altri che, per conseguire uno stipendio dignitoso sotto la promessa di un lavoro autonomo e indipendente sacrificano in realtà gran parte delle ore della loro giornata senza alcun tipo di tutela.

Magistrale, in tal senso, l'esempio splendido portato da Ken Loach in questi giorni nelle sale con "Sorry we missed you" che può essere interpretato come il manifesto di una nuova generazione di lavoratori sfruttati, sottopagati, un proletariato che combatte un nemico invisibile, che troppo spesso è messo all'angolo da un sistema che non prevede per loro alcuna garanzia.

Ed è per questo che, rivelandosi attenta ai diritti delle fasce sociali a maggior rischio esclusione, l'Amministrazione cittadina napoletana ha presentato questa mattina, alla presenza del Sindaco Luigi de Magistris, degli Assessori Monica Buonanno (Politiche Sociali e Lavoro) e Alessandra Clemente (Giovani) e i segretari napoletani della CGIL Walter Schiavella, della CISL Giampiero Tripaldi e della UIL Giovanni Sgambati, la "Carta dei diritti fondamentali dei ridersi e dei lavoratori della Gig Economy".

"Il Comune di Napoli - spiega l'Assessore al Lavoro Monica Buonanno - si pone, nel solco del dettato costituzionale, come Ente Locale che svolge a pieno il suo ruolo nel favorire il dialogo. Si tratta – continua- di un momento importante per un dibattito che rischia da troppo tempo di passare sotto traccia, e Napoli in questo senso ancora una volta è in prima fila per la tutela dei diritti delle persone, non chiudendo gli occhi davanti ai working poors".

Il documento è il risultato di un percorso che si è sviluppato lungo diversi mesi di lavoro, incontri e riflessioni in piena sintonia con le OO.SS e con le rivendicazioni dei Riders, e rappresenta un formale riconoscimento della necessità, rivendicata dall'Amministrazione, di stimolare una discussione pubblica sulla cultura del lavoro e promuovere la crescita dell'economia digitale, senza arretrare sui diritti e sulle tutele dei lavoratori ma favorendo anche il consumo responsabile.

"Il principio su cui si fonda la Carta – riassume la Buonanno - è quello di stabilire degli standard minimi di tutela al di là della qualificazione del rapporto giuridico, come l'obbligo di assicurazione nei confronti dei lavoratori e dei terzi, il diritto ad un compenso equo e dignitoso, una maggiorazione nei casi di impiego nei giorni festivi o notturni, la sospensione del rating e del servizio in caso di condizioni metereologiche sfavorevoli tali da mettere a repentaglio la sicurezza e la salute dei lavoratori, gli obblighi di informazione, il diritto di disconnessione. Garantire in sintesi i minimi diritti sindacali, quelli per cui i nostri nonni e i nostri genitori hanno lottato, per non trattare i riders e gli altri lavoratori della gig economy come lavoratori di serie B".

L'obiettivo condiviso, dunque, è quello di puntare al riconoscimento formale dei diritti dei lavoratori della Gig Economy ("economia dei lavoretti") di cui fanno parte i riders e tutti coloro che, su piattaforme digitali, si candidano per lavori "a chiamata". 



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mercoledì 8 gennaio 2020

MediocreditoCentrale: audizione in Commissione Finanze della Camera dei Deputati su conversione in legge del decreto legge 142/2019


Mediocredito Centrale: audizione in Commissione Finanze della Camera dei Deputati su conversione in legge del decreto legge 142/2019


Sintesi dell'intervento di Bernardo Mattarella

AD Mediocredito Centrale

 

 

"ll nuovo intervento normativo e la scelta di MCC quale cardine e volano della strategia di intervento alla base del Decreto Legge, appare perfettamente coerente con le linee di sviluppo di MCC, il modello di funzionamento e value proposition, mirate al raggiungimento di una modalità efficiente e sostenibile per iniettare linfa creditizia al tessuto delle PMI meridionali, che il sistema bancario tradizionale non alimenta a sufficienza. È quanto ha detto l'Amministratore Delegato di Mediocredito Centrale, Bernardo Mattarella, intervenendo oggi in audizione alla Commissione Finanze della Camera dei Deputati, insieme al presidente di MCC, Massimiliano Cesare, nell'ambito dell'esame della conversione in legge del decreto legge n.142 del 2019, recante misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento.

Il ruolo di MCC – ha continuato Mattarella - nel sostegno alla crescita economica è stato da ultimo riconosciuto dagli operatori del mercato dei capitali, che hanno sottoscritto per 300 milioni il Social Bond emesso a ottobre, il cui use of proceeds prevede per l'appunto il finanziamento di iniziative in quei territori.

Lo scenario sopra descritto potrà vedere il primo passo concretizzarsi attraverso il rafforzamento patrimoniale di Banca Popolare di Bari Società cooperativa per azioni ("Banca Popolare di Bari"), il più grande istituto creditizio del Mezzogiorno. La conclamata situazione di difficoltà della Banca Popolare di Bari, se da un lato rappresenta una situazione cui certamente porre rimedio per evitare ancora più dure conseguenze sul territorio, dall'altro rappresenta l'opportunità di creare un soggetto che, una volta adeguatamente risanato e ristrutturato, potrà svolgere la sua funzione creditizia anche aprendosi ad altre realtà che vogliano aderire.

Nell'architettura delineata in un accordo quadro ("Accordo Quadro") perfezionato il 31 dicembre 2019, il FITD è intervenuto mediante un'iniezione di capitale di 310 milioni di Euro e interverrà ulteriormente nel capitale della banca fino a un ammontare massimo complessivo di 700 milioni di Euro; MCC potrà intervenire sottoscrivendo un aumento di capitale per un importo che sarà determinato in funzione di un rendimento di mercato del capitale investito.

Gli interventi del FITD e di MCC saranno basati su un piano industriale prodotto dalla banca e condiviso con le altre parti, da cui risulti un fabbisogno patrimoniale effettivo, necessario al rilancio concreto della banca, determinato all'esito di un processo di due diligence a cui parteciperanno tutte le parti, con i rispettivi consulenti, anche con riferimento alle risultanze rivenienti dalle passate gestioni.

La Banca Popolari di Bari – ha concluso l'AD di Mediocredito - a seguito del processo di rafforzamento patrimoniale e di ristrutturazione, rappresenterebbe per le imprese del Mezzogiorno una controparte seria e capace di finanziare le politiche di espansione e crescita e si candiderebbe a essere l'interlocutore ideale per tutte quelle realtà finanziarie che vorranno fare riferimento ad un gruppo solido e che possa affiancare i campioni nazionali nella crescita delle erogazioni nel Mezzogiorno e del relativo tessuto imprenditoriale ed economico. Il coinvolgimento da parte di MCC nell'operazione può, quindi, rappresentare il primo passo verso la creazione di un polo bancario radicato nelle regioni meridionali, in cui si valorizzi la sua vocazione di motore dello sviluppo economico.

 

Roma, 8 gennaio 2020




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