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venerdì 23 maggio 2014

Negli Stati Uniti d'America pena di morte verso la fine?

La Corte Suprema ha nuovamente fermato il boia rinviando l'iniezione letale per un condannato in Missouri

Gli Stati Uniti hanno un legame strettissimo con la pena capitale fin dalla loro nascita, ma questa pratica ha ricevuto sempre maggiori consensi dall'inizio degli anni Ottanta del Novecento fino ad oggi. Ma da oggi sembrerebbe che la pena di morte in America forse è davvero in ritirata. Ieri notte è la terza volta dopo il fiasco del boia in Ohio e in Oklahoma che, una condanna a morte con un'iniezione letale, questa volta in programma in Missouri, viene rinviata. A fine aprile la notizia della lunga agonia di Clayton Lockett, l'uomo morto in Oklahoma in seguito a una lunga agonia per l'inefficacia dell'iniezione letale,. aveva provocato shock nel mondo.

Un segnale importante.Questa volta il caso del detenuto Russell Bucklew, condannato per l'uccisione nel 1996 del suo rivale in amore, è molto specifico: soffre di una malattia congenita che gli provoca frequenti emorragie e rischia di morire "soffocato nel suo stesso sangue" nel lettino dell'iniezione: una punizione "eccezionalmente crudele, e dunque incostituzionale", hanno sostenuto i suoi avvocati. I togati di Washington, nelle cui mani era stato messo il destino di Bucklew dal collega italo-americano conservatore e cattolico Sam Alito, hanno deciso di non intromettersi nella polemica girando la patata bollente all'Ottavo Circuito delle Corti d'Appello che 48 ore prima aveva bloccato l'esecuzione a collegio ristretto per poi dare luce verde in sessione plenaria.

Per Bucklew le speranze di non venire giustiziato sono in realtà davvero molto esili.E tuttavia, la decisione della Corte, è una inversione di rotta rispetto alla pratica di respingere i ricorsi in extremis dei condannati a morte. Potrebbe essere un segnale che i massimi giudici degli Stati Uniti, dopo aver visto Lockett morire di infarto 43 minuti dopo l'inizio dell'iniezione letale in Oklahoma, siano anche loro preoccupati che la carenza di farmaci da impiegare nelle iniezioni letali hanno costretto gli Stati a far uso di laboratori non ufficiali per procurarsi le sostanze delle iniezioni letali e che queste sostanze possano non essere regolamentari. Sino ad oggi i metodi di esecuzione sono stati molteplici e sono cambiati nel corso del tempo.

La sedia elettrica, l'impiccagione e la camera a gas, a seguito di una lunga fase di contestazioni da parte dell'opinione pubblica, sono state analizzate dalla Corte Suprema degli Stati Uniti che, malgrado non le abbia definite incostituzionali, le ha sospese in quanto potrebbero essere considerate punizioni crudeli e inusuali in alcuni casi. Anche l'iniezione letale è stata portata sul tavolo della Corte Suprema - che l'ha definita, con voto quasi unanime, costituzionale. In alcuni Stati dove la pena di morte è in vigore al condannato viene concesso di scegliere il metodo; in Florida la sedia elettrica è tra le opzioni, in Utah può essere applicata la condanna, su richiesta del condannato, tramite un metodo ormai fuori uso in tutti gli altri stati, la fucilazione.

Un'altra violazione dei diritti umani e civili tutto americano è il criterio razzista nelle decisioni delle giurie. Per esempio in Georgia la pena di morte è ancora oggi presente e utilizzata come punizione per i crimini più gravi. In questo Stato, in tutta la sua storia, un omicida bianco, accusato di aver assassinato un nero, non è mai stato giustiziato.

Negli Stati Uniti d'America gli studi scientifici e le ricerche condotte dalle università per capire se l'esistenza e l'applicazione della pena di morte influiscono sull'aumento o la diminuzione della criminalità, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", sono state centinaia nel corso del tempo, e sono arrivate alla stessa conclusione di una ricerca fatta nel 1988 dalle Nazioni Unite: non esistono prove che confermino che l'essere a conoscenza della pena capitale possa avere un effetto deterrente sui criminali.

Gli Stati Uniti d'America sono attualmente uno dei 76 stati del mondo in cui è prevista l'applicazione della pena capitale, mentre in 120 altri stati tale pena è stata abolita.Amnesty International si oppone incondizionatamente alla pena di morte, ritenendola una punizione crudele, disumana e degradante ormai superata, abolita nella legge o nella pratica (de facto), da più della metà dei paesi nel mondo. La pena di morte viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti. Non ha effetto deterrente e il suo uso sproporzionato contro poveri ed emarginati è sinonimo di discriminazione e repressione.

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