"La questione del rinvio alla Corte Costituzionale della legge Merlin nella parte in cui punisce lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione vorrei fosse considerata al di là del concetto di disporre della sessualità in termini, come si è detto, contrattualistici e di lavoro autonomo.
A me pare un approccio molto tecnico, che guarda da fuori e da lontano alla condizione delle donne. Mi chiedo, anche in questa circostanza, se le donne che liberamente scelgono questa strada sono state altrettanto libere di crescere protette, di studiare, di essere trattate come individui con pieno diritto ad una vita dignitosa, di essere salvaguardate dalla violenza e dall'abuso, di ottenere un lavoro, un reddito adeguato e disporre di una casa, di poter esprimere compiutamente la propria personalità e cercare di raggiungere se non la felicità almeno la sicurezza e la serenità."
Lo dichiara la parlamentare Serena Pellegrino ( LEU – Sinistra Italiana) che aggiunge: "L'iniziativa della Corte d'Appello di Bari è certamente importante perché apre la valutazione sulla corrispondenza ed efficacia delle norme vigenti con l'evoluzione sociale e culturale del Paese.
Ma spero susciti anche un dibattito parallelo, ugualmente necessario: ammettiamo che il diritto ad esprimersi liberamente attraverso la sessualità è stato troppo spesso rappresentato in contesti di assoluto disvalore culturale, svilendolo da componente fondamentale della personalità e dell'esperienza di vita a luogo comune del marketing che trasforma ogni cosa in oggetti da vendere e comperare, incluso il corpo delle donne."
Conclude Pellegrino: "Diamo alle donne quelle tutele e garanzie che ancora non hanno, cioè la possibilità di scegliersi effettivamente la vita che vogliono avere e non essere costrette a fare di se stesse un prodotto commerciale: solo allora avremo una visione meno maschile e una comprensione più profonda della questione del reclutamento e intermediazione per le sex workers."
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