Ebbene, la disperata sete di giustizia che esprime l'opinione pubblica è perfettamente in linea con una norma seria ed efficace sulla responsabilità civile dei magistrati.
Contrariamente a qualsiasi altro dipendente pubblico o professionista privato, il magistrato non risponde mai dei danni provocati ai cittadini dai propri errori anche quando sono gravissimi e manifestamente in violazione di legge.
Anche la magistratura, come qualsiasi altra categoria, è formata di persone fisiche, di esseri umani, alcuni bravissimi e scrupolosi, altri poco preparati.
La responsabilità civile dei magistrati, come quella già esistente per i medici, dipendenti pubblici, professionisti, poliziotti, etc., non punisce una categoria, ma responsabilizza l'enorme potere che pubblici ministeri e giudici hanno sui cittadini.
Dare a migliaia di persone fisiche, anche se in partenza tutte oneste e specchiatissime, un potere così ampio come quello di privare un cittadino della libertà personale o di decidere le sorti della sua attività commerciale, senza che ne rispondano civilmente neanche di fronte a gravissime violazioni di legge e di principi costituzionali, è una ricetta che porta dritti dritti a situazioni di abuso e ingiustizia.
Molto probabilmente, anche questa volta tutto finirà in caciara politica tra berlusconiani e anti-berlusconiani, tra politici "onesti" e politici "corrotti". Ma chiunque abbia avuto modo di vivere sulla propria pelle lo stato pessimo della giustizia italiana e l'arroganza di taluni magistrati che si sentono intoccabili e onnipotenti anche quando violano la legge che dovrebbero applicare, non potrà che concordare con la necessità di responsabilizzare tutte le categorie. Nessuna esclusa.
Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc
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