Il presidente della Cia Scanavino: impossibile aspettare i tempi lunghi della politica, il settore ha bisogno di risposte urgenti. Per aiutare gli allevatori servono: ritiri dal mercato di prodotti caseari da assegnare agli aiuti agli indigenti; ristrutturazione dei debiti delle aziende colpite dalla crisi; attività di promozione per il consumo di latte e carni italiane; sgravi fiscali. Avanti in Europa sulla revisione e modernizzazione degli strumenti anticrisi.
Mentre si festeggia l'approvazione definitiva della legge sull'agricoltura sociale, che mette l'azienda agricola al centro di un nuovo welfare, resta alta la preoccupazione per la crisi del settore zootecnico. Che non può aspettare tempi lunghi, ma richiede risposte urgenti. E' quanto afferma Dino Scanavino, presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori.
La legge sull'agricoltura sociale rappresenta un'importante novità nel panorama giuridico agricolo che apre nuovi spazi di valorizzazione per le imprese e consolida il rapporto tra le nuove funzioni pubbliche e sociali svolte dall'agricoltura e i cittadini -spiega Scanavino-. La possibilità di svolgere in azienda attività terapeutiche e di riabilitazione, di fornire servizi e attività sociali alle comunità locali attraverso le risorse agricole, di svolgere funzioni didattiche, di valorizzare le produzioni tipiche all'interno delle mense; sono tutti elementi che esaltano il ruolo e i nuovi compiti assegnati all'attività agricola dalla società moderna. Obiettivi importanti rispetto ai quali la Cia ha deciso di investire impegno ed energie all'interno di un percorso che ci ha portato alla definizione del documento "Il territorio come destino". Obiettivi condivisi quindi e che, adesso, trovano una collocazione organica all'interno della legge approvata dalla Camera.
Ma se si chiude, finalmente, un processo lungo che ha visto la Confederazione impegnata in prima linea da subito -continua Scanavino- resta aperta la questione della crisi della zootecnia nazionale, tornata alla ribalta mediatica anche per effetto della protesta degli allevatori francesi, e che richiede risposte immediate.
Secondo il presidente della Cia, i tavoli sul latte e sulla carne che si sono riuniti nell'ultima settimana, pur rappresentando un primo segnale di risposta, devono lasciarsi alle spalle la fase interlocutoria e passare a quella operativa.
Latte e carne, seppur con diverse sfumature, sono entrambi comparti al centro di una lunga fase di difficoltà (talvolta strutturale) che richiede rapidità d'intervento. Non resta molto tempo per salvare la zootecnia Made in Italy. Ritiri dal mercato di prodotti caseari da assegnare agli aiuti agli indigenti; la ristrutturazione dei debiti delle aziende colpite dalla crisi; attività di promozione per il consumo di latte e carni italiane; sgravi fiscali: sono questi alcuni possibili interventi da adottare con urgenza per invertire la rotta e per calmierare gli effetti della congiuntura negativa che stanno vivendo gli allevatori -osserva Scanavino-. Accanto a ciò, c'è bisogno di avviare una concreta fase di riflessione in sede europea per revisionare e modernizzare gli strumenti anticrisi. L'attuale quadro di interventi ha mostrato negli anni tutti i suoi limiti. La rete di sicurezza che l'Unione mette a disposizione degli agricoltori nei momenti di difficoltà non può essere sufficiente e gli effetti, spesso drammatici, delle varie crisi dell'ultimo decennio ne sono la testimonianza diretta. Gli obiettivi ambiziosi che erano alla base dell'ultima riforma della Pac per modernizzare il set di strumenti di prevenzione e gestione delle crisi, si sono affievoliti durante il negoziato.
Adesso -conclude il presidente della Cia- è il momento di guardare oltre e, in tal senso, il prossimo Consiglio agricolo del 7 settembre rappresenta la prima occasione da non perdere assolutamente.
Nessun commento:
Posta un commento