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venerdì 26 gennaio 2018

Rapporto Censis 2017: è tutto oro quello che luccica?


Finalmente ci siamo!
Dopo anni caratterizzati da recessioni, crisi e paure di ogni tipo, l'economia italiana sembra essere giunta a un punto di svolta.
No, a dircelo non è il discorso di qualche politico di discutibile successo, ma il 51° rapporto Censis sulla situazione attuale del Paese. Dal rapporto, presentato a Roma il 1 dicembre presso la sede del CNEL, emerge un quadro abbastanza rassicurante, con consumi che aumentano e un'apparente stato di nuovo benessere. Tuttavia, come confermato dal professor Guido Crainz, l'Italia sembra quasi essersi "avvitata" su se stessa, alzando muri sociali ed economici davvero insormontabili, rifiutando tutto quello che viene percepito come "altro" rispetto al comune senso religioso o culturale.

Manca condivisione sociale, manca un progetto per il futuro e manca la percezione che tale ripresa possa realmente interessare anche gli anni a venire.
Ma alla luce di quanto detto finora, cosa resta effettivamente dell'idea di Welfare in un contesto che sembra essersi scollegato dalla realtà sociale?
A dire la verità, e contrariamente a quanto si possa pensare, sembrerebbe essersi affermato un persistente consenso sociale sul decisivo ruolo del Welfare per economia e coesione comunitaria.

Il welfare aziendale, e non solo, ha assunto una configurazione articolata in cui coesistono azioni e soggetti diversificati, investendo ambiti che fino a poco tempo fa venivano considerati alieni (uno tra tutti il mondo digitale come abbiamo già parlato in un precedente articolo).

Parliamo di pluralismo di soggetti, il welfare plurale è già tra noi, anche se il rapporto Censis non evidenzia quanto avvenuto nelle ultime leggi di stabilità che mutano, sia pure gradualmente, il panorama dei vari protagonisti del sistema welfare che generano nuove potenzialità occupazionali. (Fonte, Portale di Welfare Aziendale | Jointly: https://www.jointly.pro/2017/12/19/51-rapporto-censis-rapporto-sulla-situazione-sociale-del-paese-2017/)

A questo punto, una domanda: fino a quando il sistema italiano continuerà a considerare come "accessoria" l'idea di una politica di welfare più diffusa? Anche e soprattutto alla luce di una sempre maggiore caduta del concetto di condivisione sociale? Siamo davvero tanto miopi da non capire che una ripresa, con queste condizioni, è semplicemente una bomba ad orologeria pronta a esplodere alla minima scintilla?



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