LA RIFORMA DELLA SECONDA PARTE DELLA COSTITUZIONE
Marilisa D'Amico: "Un parere certamente positivo sull'impianto del progetto di legge anche se permangono alcuni interrogativi"
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Da oltre vent'anni, la Costituzione italiana è al centro di disegni di legge e progetti di modifica che mirano a modificarne la seconda parte, ovvero quella che disciplina i ruoli e i rapporti delle istituzioni come il Parlamento, il Governo e il Presidente della Repubblica. Il tema, di scottante attualità, è stato oggetto del convegno, organizzato dalla costituzionalista Marilisa D'Amico, "L'impianto della riforma della seconda parte della Costituzione", che si è tenuto all'Università degli Studi di Milano. E' seguito il festeggiamento del primo compleanno di Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, l'associazione di cui la stessa D'Amico è cofondatrice.
Al convegno hanno preso parte i Professori Vittorio Angiolini (Università degli Studi di Milano), Enzo Balboni (Università cattolica del Sacro Cuore), Francesco Clementi (Università degli Studi di Perugia), Marilisa D'Amico (Università degli Studi di Milano, Vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa), Lorenza Violini (Università degli Studi di Milano). I lavori si sono aperti coi saluti dell'Assessore del Comune di Milano Filippo Del Corno e si sono conclusi con un intervento del Prof. Valerio Onida (Presidente emerito della Corte costituzionale).
Oggetto di riflessione è stato il progetto di legge di revisione costituzionale attualmente all'esame del Parlamento, il cui principale obiettivo è riformare il Senato rendendolo camera delle autonomie territoriali sganciata dal rapporto di fiducia col Governo, nonché ridefinire la ripartizione delle competenze statali e regionali.
Pur nella differenza delle letture e nonostante siano state evidenziate talune problematiche presenti nel testo approvato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato il 10 luglio, i relatori intervenuti al convegno hanno nel complesso espresso un sostanziale apprezzamento per il lavoro che il Parlamento sta svolgendo.
Secondo D'Amico, che riassume i punti forti del dibattito, "occorre interrogarsi a fondo sulle ragioni e sulle finalità di questa riforma. Da una parte, essa si propone un miglioramento del regionalismo italiano, dall'altra un "dimagrimento" dei luoghi di potere. Si tratta però di capire se i due obiettivi siano tra loro compatibili e se la riforma vada nel senso del solo "dimagrimento" delle istituzioni o di una vera e propria trasformazione.
Entrando più specificamente nel merito della disciplina proposta, certamente positive le modifiche da ultimo apportate al testo sulla composizione del Senato, che risulterà rappresentativo delle autonomie territoriali, soprattutto delle Regioni.
Ci si chiede invece se, alla luce della nuova configurazione del Senato, il sistema della conferenza Stato-Regioni non rischi di indebolirlo, e se non sia quindi opportuno, in questo ambito, un ripensamento o un intervento di raccordo che renda il sistema più funzionale. Inoltre, come messo in luce anche da altri relatori, la nuova formulazione dell'art. 117 Cost., che mira a una riduzione delle competenze legislative regionali, presenta qualche ambiguità, che rischia di creare problemi sul piano interpretativo. Anche su questo aspetto, dunque, occorrerà un'ulteriore riflessione.
Nel complesso, però, si può esprimere un parere certamente positivo sull'impianto della riforma, e un apprezzamento per i miglioramenti che sono stati apportati al testo originario grazie alle modifiche intervenute al termine dell'esame svolto dalla Commissione Affari costituzionali del Senato.
Su altro versante rispetto agli obiettivi principali della riforma, condivisibile anche la scelta di delimitare il ricorso alla decretazione d'urgenza, soprattutto prevedendo in Costituzione il requisito della omogeneità del contenuto normativo del decreto legge, così come positiva è la novità consistente nella possibilità di richiedere alla Corte costituzionale di espletare uno scrutinio preventivo sui disegni di legge elettorale, in modo da individuare eventualmente subito profili di illegittimità di una disciplina così importante e delicata.
Ad ogni modo, va chiarito come nonostante la buona disciplina alla quale si sta lavorando, né questa modifica costituzionale, né l'elaborazione di una nuova legge elettorale, saranno di per sé sole in grado di risolvere tutte le criticità del nostro sistema e, in particolare, le problematiche proprie del sistema dei partiti italiani. Ciò non toglie che si tratti di un intervento importante e condivisibile, che potrà peraltro costituire un punto di partenza per eventuali ulteriori riforme".
Onida, nelle sue conclusioni, si è espresso in termini favorevoli anche sul "metodo" della riforma. In particolare, apprezzabile è la scelta di essersi limitati ad un'opera di manutenzione della Costituzione. In un contesto politico-economico come quello in cui ci si muove, sarebbe stato invece inopportuno spingere per un intervento di riforma più ampio ma non politicamente condiviso, e quindi inevitabilmente " di rottura".
Condivisibile, poi, con riferimento ai procedimenti di produzione delle fonti del diritto, la scelta di aver modificato in senso più restrittivo la disciplina sul decreto legge e di aver previsto che il governo possa chiedere una corsia di accelerazione per l'esame in Parlamento dei disegni di legge considerati essenziali per il proprio programma politico.
Come altri relatori, invece, Onida ha constatato come il nuovo articolo art. 117 Cost. rischi di rendere poco chiara la stessa logica della modifica.

Foto : Marilisa d'Amico, Valerio Onida con il pres. dell'Istituto Europa Asia Achille Colombo Clerici!
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Redazione del CorrieredelWeb.it
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