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lunedì 27 luglio 2015

Scuole paritarie I privilegi da abolire senza far danni agli ultimi

Firenze, 27 Luglio 2015. La sentenza di Cassazione che ha dato ragione al Comune di Livorno costringendo le scuole paritarie cattoliche a pagare l'imposta sulla casa che negli anni passati avevano tranquillamente eluso, apre uno scenario che puo' creare problemi solo a chi ha l'abitudine a fare le proprie cose coi soldi degli altri. Infatti, la reazione piu' diffusa e' quella  "non abbiamo soldi, cosi' chiuderemo".

E chi cosi' reagisce crede che, siccome loro sono un importante supporto/supplenza ad alcune carenze dello Stato in merito, deve per questo continuare ad esistere il privilegio. Giustamente, tra famiglie che pagano Imu con notevoli sacrifici e commercianti che pagano varie tasse e che spesso chiudono proprio per questo, lo scenario non sembra il massimo della futuribile legalita'.

E quindi? Le scuole religiose hanno piu' diritti degli altri? Entrambi fanno business e, piu' d'uno, potrebbe sostenere che avere il macellaio sotto cosa abbia una certa valenza cosi' come avere l'asilo nido sempre sotto casa. Un ginepraio che e' meglio scongiurare in partenza, ovviamente se stiamo parlando di una struttura statale a-confessionale. Un ginepraio da cui se ne esce, a nostro avviso, coi metodi della liberta', uguale per tutti E senza far male agli ultimi, che in questo caso sono chi potrebbe avere difficolta' da alcune scuole paritarie che potrebbero sparire.

Quindi, invece di una struttura statale con le sue carenze che danno l'alibi per la violazione delle paritarie, perche' non passare il testimone all'utente finale? Cioe' che siano le famiglie a scegliere verso chi indirizzare i propri pargoli? E che, a differenza di quanto avviene oggi (chi sceglie le paritarie paga di piu' di chi si 'limita' alla scuola dell'obbligo) siano premiate le strutture piu' scelte?

Siamo parlando di una scuola dell'obbligo basata sul cosiddetto buono-scuola, un forfait a disposizione delle famiglie che decidano dove mandare i figli a studiare Garantito comunque l'obbligo dell'istruzione, che siano gli utenti a decidere. Nella nostra societa' c'e' un mondo di globalita' culturale e di identita' diffuse, con territori sempre piu' relativi, dove le gabbie della cultura di Stato rappresentano un grosso limite alla crescita di individui in grado di governarsi e governare il futuribile.
Quello che scriviamo non e' di immediata realizzazione. Ci vuole tempo e, soprattutto, dibattito e confronti fra tutti gli attori.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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