Legge 107/2015, la buona scuola, ad oggi praticamente smantellata nei sui punti cardine, poneva 35 milioni di euro a carico del fun della dirigenza scolastica per riequilibrare la posizione fortemente vessata dei dirigenti scolastici sul piano economico.
In bilancio sono stati stanziati 37 mln per il 2018, 41 mln per il 2019, 96 mln dal 2020.
L'Aran durante la fase di discussione ha proposto un approccio legato esclusivamente alle risorse contrattuali, escludendo quindi qualsiasi possibilità di ampliamento delle risorse presenti per una corretta e vera ridistribuzione del significato economico della professione del DS rispetto ai suoi meglio pagati colleghi della dirigenza pubblica.
Suddetto approccio si rifà alla legge madia che propone una serie di percentuali di aumento, 0,36% – 2016 1,09%-2017 3,48%-2018, peraltro applicabili alle retribuzioni medie (erogate), che ovviamente penalizza ancora una volta chi prende di meno, ovvero i dirigenti scolastici.
Infatti, l'aumento medio previsto è di 125 euro mese, mentre ai dirigenti scolastici andrebbero circa 10 euro mese, lasciando il rimanente nella retribuzione di risultato, che normalmente viene erogata con ritardi biblici.
Altra cosa molto significativa è che l'attuale contratto ha valenza fino al 2108, per cui una parte delle somme stanziate ancora non sono definibili nella parte di distribuzione.
Ci si chiede alla fine di questo breve excursus perché per i dirigenti scolastici non si opera alla radice del problema, equiparando le voci stipendiali alla media delle voci stipendiali della dirigenza pubblica soprattutto, ma non vogliamo ripeterci, calcolando che i dirigenti scolastici sono quelli con un maggior carico operativo e di responsabilità.
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