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giovedì 26 febbraio 2015

Corruzione. Serve l'aumento delle pene?

Roma, 26 Febbraio 2015. Nel saggio "Dei delitti e delle pene", pubblicato nel 1764, a cura di Cesare Beccaria, si affermava che "non e' l'entita' della pena che ha funzione deterrente ma la certezza della pena stessa". Sono passati 251 anni ma i nostri legislatori non hanno appreso la lezione. Infatti, la commissione Giustizia del Senato, ha deliberato l'aumento della  pena per la corruzione fino a 10 anni. Ovviamente, siamo tutti contrari alla corruzione, ma serve aumentare le pene?

Il pubblico ministero, Carlo Nordio, che si e' occupato dell'inchiesta sul Mose a Venezia, ha dichiarato: "La madre della corruzione, 20 anni fa come oggi, e' la complessità delle leggi. Se devi bussare a cento porte invocando cento leggi diverse per ottenere un provvedimento, e' quasi inevitabile che qualcuna resti chiusa e qualcuno ti venga a dire che devi imparare a oliarla". Dunque non rimane che semplificare le norme esistenti e questo e' compito proprio dei nostri legislatori e amministratori.

Approvare maggiori pene, non riflettendo sul fatto che l'inasprimento non serve e che, semmai, occorre agire sulle procedure per rendere semplice e trasparente cio' che oggi e' complesso.
Dunque? Diffidare dal polverone che e' sollevato da chi propone nuove norme o l'inasprimento di quelle esistenti. Vero e' che sono in vista le elezioni amministrative e mostrare i muscoli porta consenso visto  che il fumo annebbia la vista, e la mano, degli elettori. Facile fare il fumo, piu' difficile fare l'arrosto, cioe' agire sulle cause della corruzione. Quando i nostri legislatori cominceranno a lavorare in questo senso?

Primo Mastrantoni, segretario Aduc


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