Gli agricoltori scelgono la linea della coerenza. Burocrazia, bicameralismo perfetto, Enti, strutture e sovrastrutture e un modello di rappresentanza da rivedere hanno da sempre caratterizzato quel "mostro" da sconfiggere. Provvedimenti importanti per lo sviluppo del settore impantanati, per anni, nel "ping pong" tra Camera e Senato, miliardi di euro liquefatti nella gestione di apparati, e poi tra lacci e lacciuoli invece di essere investiti per le imprese.
Tutto ciò, accompagnato dal numero eccessivo di livelli istituzionali, che rendono faticoso e macchinoso il funzionamento dell'Amministrazione pubblica, spingono gli agricoltori verso un cambio di rotta: al referendum voteranno "SI". Questa posizione si è confermata nel seminario promosso a Roma dalla Cia-Agricoltori Italiani che ha chiamato a raccolta i vertici dirigenziali dell'organizzazione, territoriali e nazionali, per una riflessione a 360 gradi sul futuro assetto istituzionale del Paese. Un evento che ha potuto contare sulla presenza del Ministro delle Riforme Istituzionali e dei rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi oltre che della Vice presidente della Camera, Marina Sereni.
Sono serviti due anni -hanno evidenziato i vertici di Cia- ad oggi senza un approdo finale, per varare il "Collegato agricolo" alla Legge di stabilità, questo è solo un esempio di come le cose non possano più andare avanti così. Ma nel conto -hanno detto i dirigenti della Cia- mettiamo anche il persistere di una miriade di Enti, strutture e uffici nati per semplificare la vita dell'imprenditore agricolo, che invece non ne ha tratto alcun beneficio. Il saldo negativo, a spanne, ammonta a 10 miliardi l'anno che potevano e dovevano essere spesi in altro modo.
All'orizzonte vediamo -ha puntualizzato nel suo intervento il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino- un cambiamento profondo dell'assetto statale, comprensivo anche delle funzioni e del ruolo della rappresentanza. Finalmente possibile e auspicabile grazie al combinato disposto tra riforma della Costituzione, legge elettorale e legge di riforma della Pubblica amministrazione (legge Madia).
Crediamo -ha spiegato Scanavino- in un nuovo modello di rappresentanza per gli agricoltori, che abbandonando quell'approccio generalista, già bocciato dalla storia, possa interfacciarsi meglio verso i reali problemi e trovare soluzioni concrete e vicine ai fabbisogni reali. Valutiamo nel concreto alcuni esempi interessanti come l'esperienza europea dei "Gruppi di dialogo civile" che per l'agricoltura hanno dimostrato di essere un esempio vincente nella concertazione. Al tempo stesso, è necessario individuare una nuova collocazione dove le parti sociali possano confrontarsi e contribuire attivamente alle scelte da intraprendere. In questa fase -ha concluso il presidente della Cia- siamo pronti responsabilmente a metterci in gioco, però chiediamo chiarezza e risposte puntuali al Governo rispetto al ruolo e le competenze future che ci investiranno come forza sociale.
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