"Non ci possono essere limiti all'esercizio della vendita diretta nel territorio della Repubblica, su aree private all'aperto ovunque esse siano situate (quindi diverse anche da quelle ubicate nella sede principale dell'azienda agricola), delle quali l'imprenditore agricolo abbia, comunque, la disponibilità sulla base di un titolo legittimo. Fermo restando, naturalmente, l'osservanza delle norme vigenti in materia igienico–sanitaria." Lo rendono noto la Cia-Confederazione italiana agricoltori e l'associazione per l'agriturismo "Turismo Verde", evidenziando i chiarimenti sulle norme che regolano la "vendita diretta", contenuti in una lettera che il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha inviato il 7 agosto scorso al Ministero dello Sviluppo economico (Mise) e all'Anci affinché sia resa disponibile alle Amministrazioni comunali. Pertanto -sostengono Cia e Turismo Verde- non possiamo che esprimere piena soddisfazione constatando che il Mipaaf ha accolto tutte le osservazioni segnalate nella nostra nota del 22 luglio. Infatti -spiegano Cia e Turismo Verde- con la risoluzione n. 47941 del 3 aprile 2015 il Mise, dava ad intendere che doveva considerarsi vietata la vendita diretta su aree private, esterne all'azienda, anche se di queste l'imprenditore aveva la disponibilità. Risultava così vietata anche la possibilità di un imprenditore agricolo di mettere a disposizione una piccola area della sua azienda agricola per qualche evento ad altri imprenditori agricoli per la vendita dei loro rispettivi prodotti, dando luogo, in sostanza ad una sorta di mercato agricolo. Anche con il nostro intervento -concludono Cia e Turismo Verde- abbiamo scongiurato un'interpretazione legislativa da parte del Ministero dello Sviluppo Economico che rischiava di limitare le possibilità di relazionarsi col mercato da parte delle nostre imprese agricole che fanno vendita diretta.
Roma 15 ottobre 2015
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