"La caccia in Umbria va di male in peggio: tanto chi dovrebbe gestire, gli ATC, quanto chi deve vigilare e guidare, la Regione, tramite atti e indirizzi prioritariamente rivolti alla tutela della fauna, patrimonio da preservare per le attuali e future generazioni (sigh!), manifesta una piega di crescente e preoccupante illegalità." Questa la dichiarazione di Legambiente Umbria.
La Regione ripete il ridicolo "teatrino" già visto lo scorso anno (quindi situazione nota e facilmente prevedibile da mesi da parte di tutti, cacciatori compresi): l'Assessore fa "liscia il pelo" ai cacciatori umbri mostrando i muscoli contro il Governo che doverosamente il 23 dicembre scorso ha intimato di chiudere la caccia entro il 19 gennaio a (soltanto) tre specie, beccaccia, tordo bottaccio e cesena, nel rispetto delle norme comunitarie e nazionali. Inoltre l'assessore, per dire de visu ai cacciatori quanto li "aiuti", convoca d'urgenza (neanche fosse avvenuta una calamità!) la consulta venatoria regionale per rassicurare che "resisterà" nel vano tentativo di strappare 5 o 6 giorni di caccia in più.... in barba alle leggi, alla scienza, alla conservazione della natura e al Consiglio dei Ministri di ieri (15 gennaio 2016) che ha deliberato l'uso dei poteri sostituivi disponendo la chiusura della caccia a queste tre specie al 20 gennaio prossimo.
"L'Assessore e le Associazioni venatorie - dichiara Legambiente Umbria – sanno bene e da tempo che la Direttiva comunitaria e la legge nazionale obbliga gli Stati membri ad adottare il divieto assoluto di caccia agli uccelli migratori durante i periodi di migrazione prenuziale, come accade per beccaccia e tordi. Stiamo assistendo in Umbria ad uno dei pessimi comportamenti su cui ironizza Checco Zalone nel film "Quo Vado" (che guarda caso sceglie gli uffici caccia e pesca…), sentendo dire ai cittadini umbri di essere paladini della salvaguardia della biodiversità e della legalità e, in barba agli stessi principi, inventarsi deroghe e quant'altro per tornaconti di parte".
"Chiediamo alla Regione Umbria, ente vigilante, - conclude Legambiente Umbria – l'avvio urgente di una rigorosa, dettagliata e trasparente azione di vigilanza e rendicontazione pubblica su spese e bilanci degli ATC umbri negli ultimi dieci anni e di verificare quanto i soldi, in larga parte pubblici, spesi da tali enti lo siano stati per azioni finalizzate alla corretta gestione della fauna e degli habitat o, invece, siano finiti ad alimentare interessi fuori dalla legalità, come emerso con le 13 condanne della Corte dei Conti ad esponenti venatori dell'Ambito Territoriale di Caccia di Terni e Orvieto."
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