Con l'ultima legge di stabilità approvata il 28 dicembre scorso, infatti, il governo azzera tutte le deliberazioni che prevedono per l'anno 2016 l'istituzione o l'aumento dei tributi, al fine di contenere il livello complessivo della pressione tributaria.
Il Ministero dell'Economia e delle Finanze con una nota comunica la non applicabilità dell'imposta di soggiorno per l'anno 2016, in quanto non applicata negli anni precedenti. La nota precisa che anche l'istituzione ex novo di un tributo deve essere equiparata ad un aumento dello stesso. La tesi del Ministero sembra essere confortata dal parere favorevole sia della Corte dei Conti Lombardia (delibera n. 74 del 2008) che nella fattispecie aveva analizzato l'addizionale comunale, sia della Corte dei Conti della Regione Abruzzo con parere n. 35 del 2016, che risponde ad un quesito del sindaco di Giulianova, in cui rileva come l'imposta di soggiorno "… trova applicazione nei confronti di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive e non è dovuta da coloro che sono residenti nel comune …". La Corte invece sentenzia che l'art. 1 comma 26 della legge di stabilità " … deve necessariamente essere letto in via estensiva …" e "… Conseguentemente, il blocco degli aumenti dei tributi e delle addizionali per il 2016 investe tutte le imposte, dirette e indirette, e tutte le forme di maggiorazione …".
Per i giudici contabili appare irrilevante la circostanza che l'imposta di soggiorno, gravando su coloro che alloggiano nelle strutture ricettive, non incide sui residenti del Comune;
"… l'obiettivo di contenimento della pressione fiscale risulta infatti indifferente rispetto al principio della residenza …".
C'è invece un aspetto diverso che viene messo in evidenza nella nota a firma del Sindaco di Atrani Luciano de Rosa Laderchi e dell'Assessore al bilancio Michele Siravo, inviata direttamente al Premier Matteo Renzi, al Ministro del Turismo Dario Franceschini e a tutti i parlamentari: l'imposta di soggiorno, a differenza di altri tributi come l'addizionale comunale che grava di regola direttamente sul cittadino residente (domicilio fiscale), ricade indistintamente sia sui cittadini che hanno domicilio fiscale in Italia che sui cittadini che non hanno domicilio fiscale in Italia. Alla luce di ciò, il Comune di Atrani chiede esplicitamente se sia lecito istituire l'imposta di soggiorno con la relativa misura e renderla esente ai cittadini Italiani (che hanno domicilio fiscale in Italia) e quindi poter introitare l'imposta a carico del cittadino "straniero". In sostanza: perché far perdere alle casse comunali l'introito di denaro che proviene dall'Estero, considerando il danno che ciò arrecherebbe? ?
L'imposta di soggiorno, se ben speso il gettito ricavato, oltre ai benefici per gli operatori e fruitori del turismo, può indurne anche, di riflesso, alla popolazione sia per la possibilità di deviare le risorse finanziarie prima destinate al turismo ad altri servizi di interesse collettivo, sia per interventi in riduzione sulle addizionali IRPEF, sulle aliquote IMU o della COSAP, con conseguente riduzione della pressione fiscale.
Il venir meno di un'entrata destinata esclusivamente al miglioramento dei servizi turistici, e quindi alla valorizzazione del territorio, creerebbe non pochi disagi. La sospensione dell'imposta potrebbe produrre un'evidente sperequazione rispetto ai comuni limitrofi e non (già applicano l'imposta di soggiorno e continueranno ad applicarla) che hanno potuto migliorare e continueranno a migliorare la propria offerta in campo turistico e garantire i servizi alle strutture ricettive e ai turisti: quindi o si aboliva per tutti o per nessuno.
La nota continua evidenziando come i comuni colpiti dalla moratoria dovranno affrontare una drastica rivisitazione del miglioramento dell'accoglienza turistica, delle azioni di promozione della destinazione e delle azioni di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali.
L'Amministrazione comunale di Atrani lancia perciò una proposta al Governo: stanziare dei finanziamenti per il turismo ai comuni "colpiti" dalla cosiddetta "moratoria" sulla tassa di soggiorno; balzello che, considerato il vincolo di destinazione, può essere qualificato come tributo di scopo.
Essere Patrimonio Mondiale dell'Umanità è un vanto per l'Italia intera, ma a volte questo ha un "prezzo", un caro "prezzo", che come sempre rimane a carico del cittadino locale.
Che sia questo il preludio alla riduzione indiscriminata del numero dei comuni tanto auspicata da più parti (per salvare l'Italia!?), incuranti della millenaria storia e del patrimonio intrinseco di cultura e tradizioni che essi custodiscono? Si rischia così di smarrire l'identità territoriale e nazionale, svalutando preziosi gioielli che tutto il mondo ci invidia.
Il comune più piccolo di Italia per estensione ha retto, seppur con notevoli difficoltà, ai continui tagli imposti dallo Stato centrale agli enti locali negli ultimi cinque anni, segnalandosi per impegno e determinazione. Ciò anche a dispetto di una endemica "lentezza" che caratterizza l'approccio dello Stato rispetto alla valorizzazione del patrimonio e che, in alcuni casi, sembra voglia anche "addormentare" i processi di sviluppo messi in moto dalle amministrazioni locali, nonostante mille ostacoli.
La riflessione che Atrani vuole stimolare, lungi dal somigliare a mero esercizio di ragioneria, va in direzione di un impegno comune che, se ben indirizzato, potrà portare a gestire meglio le tante risorse… senza mortificare l'entusiasmo e gli sforzi di chi lavora quotidianamente per valorizzare il territorio e garantire un'accoglienza all'altezza della fama internazionale che esso vanta.
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